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Casa

Dopo un viaggio estenuante e qualche giorno di sbornia per riprendersi dalla stanchezza e dal cambio di fuso orario, adesso siamo in grado di chiudere questo blog.

Il viaggio è finito, adesso si tratta di ritornare alla normalità, che ovviamente non può più essere quella di prima, ci saranno un nuovo equilibrio e nuove abitudini.

Samuel adesso vive dei momenti di estasi quando si rende conto di tutte le attenzioni che riceve da chiunque incontri, ma anche qualche momento di smarrimento, il clima, la differenza di luce, i tempi dei pasti e del dormire sono tutte cose che ancora lo disorientano un po’ e lui si preoccupa di farcelo capire bene con gesti di stizza e pianti disperati (i quali però durano il tempo di un allarme peruviano e finita la sequenza di suoni si interrompe bruscamente, come se niente fosse!).

In tutto questo “ributolio” abbiamo deciso la data del battesimo: 11 gennaio 2015, festa del battesimo di Gesù (esageriamo!).

L’ultimo pensiero lo vogliamo dedicare a tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno pensato: “vorrei adottare, ma….”. Vorremmo consigliare loro di gettare via senza indugio qualunque “ma” gli sia venuto in mente, il percorso a volte è difficile, sicuramente è lungo, ma tutto quello che è passato si dimentica in un attimo guardando gli occhi del bambino che diventa tuo figlio; mi sembra quasi un paradosso ma la Parola che mi viene in mente, pensando ai giorni trascorsi ad Arequipa e poi a Lima, è quella di san Paolo che dice che la donna dimentica tutti i dolori del parto dopo che il figlio è nato, vi possiamo garantire che è così!!! (E vale anche per i dolori del padre). Quanto tempo tempo abbiamo aspettato?! Praticamente niente! Quanto abbiamo sofferto in questo percorso?! Per nulla! Ci sono stati problemi?! Nessuno!

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Questo è il messaggio che vorremmo passare, sperando di contagiare altre coppie. Di convincere qualcuno a dare spazio ad un figlio che venga da lontano. Noi possiamo offrire qualche suggerimento, una buona dose di esperienza, numeri di telefono, indirizzi, orari di apertura degli uffici, preghiera di accompagnamento, sostegno nei momenti di bisogno, amicizia… e figli con cui giocare!

Per chi ha voglia di rivivere il nostro primo viaggio, qui può trovare il blog di MaPi.
Sotto invece, tutto quello che ci è accaduto nel secondo, per Samuèl, dall’inizio, alla fine.

Buona lettura e, visto che oggi è il 24 dicembre 2014, buon Natale di Gesù.

Samuèl a casa

Partenza

Oggi abbiamo avuto il passaporto vistato di Samuèl Fiani Debolini, con il permesso di ingresso permanente in Italia, siamo andati subito in AirEuropa e abbiamo cambiato il volo; domani mattina alle 11:15 voliamo via da Lima per atterrare a Roma giovedì mattina alle 9:30.

In questo momento mi sento profondamente stordita, non mi aspettavo di riuscire a partire prima di quello che avevamo fissato, sto girando per casa cercando di incastrare tutto nelle valigie, con Maria Pilar felice che facciamo un giorno di pausa dai compiti, Samuèl che sente il nervosismo del momento e si agita un po’, Filippo che fa le ultime commissioni prima di partire.

Mi sembra di non essere riuscita a fare un sacco di cose, non ho avuto tempo di fare una passeggiata all’olivares, non sono riuscita ad andare da Wong in ovalo Gutierrez a salutare il pianista, non ho fatto un numero sufficiente di colazioni da Starbucks con quei litri di caffè e i dolcetti superindustriali, non sono riuscita a mangiare da KFC (per la gioia di mio marito!), sono stata troppo presa dai compiti che in quanto a tempo me ne hanno risucchiato davvero tanto e tutto il rimanente l’ho occupato a spupazzarmi il pargolo che aveva tutto il diritto di giocare con babbo, mamma e sorella senza tanti altri impegni nel mezzo.

In realtà, ovviamente, se ci penso bene, siamo stati benissimo; ci siamo potuti concedere diversi momenti di svago “turistico” e il tempo ai giardini e giochi vari è stato fondamentale per i neo-fratelli, per conoscersi e “misurarsi” a vicenda.

Adesso non ci resta che salutare questa città e il suo oceano, il suo clima così strano con questo cielo sempre coperto e la garua che passa sopra i grattacieli, l’umidità che bagna i vestiti anche se sono dentro l’armadio, il rumore assordante delle strade, le bancarelle alle quali ci siamo tanto affezionati e i taxi con i quali abbiamo fatto esperienze mitiche.

Il pensiero va a quando potremo tornare, con i figli grandi, per raccontare loro della Terra dove sono nati e della quale portano dentro dei segni indelebili … e a quando, finalmente, mio marito potrà andare a Machu Picchu senza che sua moglie gli rovini i piani!!!

Adesso un po’ di ringraziamenti: a Filippo, Maria Pilar, Jo, Chiara, Silvia e Maria Alejandra, babbi e mamme, nonna, amici, GRAZIE!

Partenza

Conosciamo meglio il protagonista

Visto che pare che presto avrete a che fare con il protagonista di questa bella storia, cerchiamo di presentarvelo un po’ meglio, eccovi qualche dettaglio sul soggetto  che abbiamo la grazia di chiamare nostro figlio.

 – prima di tutto il ragazzo è un pochino sotto la sua altezza forma, diciamo che mancano circa 5/6cm all’altezza ideale per l’età, in compenso il peso c’è tutto, ma questo avete avuto modo di apprezzarlo con le foto del mare (altri dicono semplicemente che è di gambe corte);

-usa ancora il pannolone per problemi legati all’arrivo improvviso di mamma e babbo (certa gente non ha neanche la buona educazione di fare una telefonata prima!), in realtà lo aveva smesso, ma questa serie di novità lo hanno scombussolato un po’, in realtà stiamo recuperando, oggi per esempio ha chiesto di andare in bagno per la cacca ed è rimasto  molto soddisfatto di quanto ha lasciato nel water;

– non ama che gli si dica di NO, normalmente reagisce urlando, e visto che ha capito che ci irrita quando urla, adesso lo fa mettendoci il suo massimo impegno, specialmente se questo interrompe uno dei suoi giochi preferiti;

– ama la musica, cantare e ballare, lo fa appena sente un motivetto, anche se è seduto nel passeggino o sdraiato sul letto, muove la testa, tiene il tempo con il piede, gli piacciono tantissimo le filastrocche e tutto quello che assomigli ad una cantilena, quindi vai con le canzoncine dello zecchino, le bans dei campeggi e tutto quello che vi venga in mente, in questo momento nella hit parade ci sono: la galina turuleca, la vaca lechera, cavallino arrì arrò e staccia buratta, senza di quelli non si va a letto;

– di tutti i giochi dei giardintetti preferisce l’altalena (meglio se azzurra), non scenderebbe mai, riesce a creare la fila dei bambini dopo di lui;

– il suo colore preferito è l’azzurro, vuole tutto azzurro: la maglina, i pantaloni, la macchinina, la cannuccia;

– molto spesso fa lo sbruffone, ma poi ha paura di un sacco di cose, specialmente degli animali, l’unico con cui aveva fato amicizia era Mister, il cane di Arequipa, dell’acqua poi non ne parliamo nemmeno;

– gli piace mangiare riso, carne, pasta, dolci, frutta, formaggio, uova, latte … insomma, per adesso una cosa alla quale abbia detto no grazie, non l’abbiamo trovata, è innamorato della chicha morada, quindi organizzatevi;

– il ragazzo non è particolarmente atletico, se trova da sedersi non aspetta neanche un momento, se lo si fa camminare più di 10 passi comincia subito a lamentare dolori agli arti, ginocchia e piedi sono subito affetti da chissà quale strana patologia invalidante, nona caso abbiamo comprato un passeggino;

– ha ancora difficoltà a capire ciò che è suo, ciò che è di un altro, ciò che è di tutti, per esempio questo concetto che la mamma è mia ma è anche di MaPi è un po’ difficile da digerire, ma anche il fatto che le scarpe siano “sue” in certi momenti gli sembra strano, e allora comincia a ripetere le stesse cose ad oltranza, questo è mio, questo è tuo, questo è di Maria Pilar, questo è di babbo… fino allo sfinimento;

-non vuole mai andare a dormire, né il pomeriggio, né la sera, quando si rende conto che è l’ora di avvicinarsi al letto va nel panico, comincia a piangere, e chiede di non andare a letto, allora ci vuole un po’ di pazienza, una dose doppia di carezze, qualche parolina dolce e si mette tranquillo, di lì e dormire passano sì e no 2 nanosecondi!

– è fondamentalmente un giocherellone, come ce lo ha presentato la prima volta la psicologa, ti riempie di faccine, espressioni buffe, versacci, tutto per attirare la tua attenzione e strapparti un sorriso, anche quando magari lo vorresti brontolare e non ti riesce perché ti scappa da ridere… insomma, è una vera faccia di bronzo!

Giornata al mare

Domenica scorsa alla Messa, abbiamo conosciuto un’altra famiglia adottiva, sono originari di Milano e hanno 3 figli venuti anche loro dalla montagna (Huaraz per la precisione); abbiamo fatto subito amicizia e insieme abbiamo pensato di noleggiare un taxi per passare una giornata al mare.

Sì perché qui a Lima siamo sull’oceano, ma di bagnarsi non se ne parla proprio, tra l’acqua fredda, la corrente troppo forte (almeno per gli standard del Tirreno tra Marina di Grosseto e Follonica) e la spiaggia fatta a ciottoli, questo è posto adatto solo ai surfisti.

Quindi taxi a noleggio per una giornata, amici, e via, verso playa Santa Maria, qualche decina di km a sud rispetto a Lima; una volta risolto il problema della spiaggia adatta però, ci siamo trovati a dover risolvere una serie di problemi del tipo: ho fame, mi scappa la cacca, la sabbia brucia, l’acqua è fredda, io qui non ci voglio stare! Più o meno questa è stata la sequenza di commenti che Samuèl ha fatto riguardo alla nostra “splendida” idea di passare una giornata al mare … tutto questo ovviamente mentre Maria chiedeva di fare il bagno, fare il bagno, fare il bagno.

L’altra famiglia invece ha passato la mattinata a rincorrere figli vari da una parte all’altra della spiaggia per i motivi più disparati.

Meno male che abbiamo cominciato a vedere sulla spiaggia un sacco di meduse (grosse e coloratissime) morte e quindi MaPi non ha più avuto tanta voglia di tuffarsi verso il largo, nel frattempo il nostro coraggiosissimo nostromo ha cominciato a prendere confidenza con la sabbia, è riuscito persino a togliersi i sandali e a stare a giocare un po’ con il secchiello (seduto, sul secchiello).

Dopo pranzo abbiamo cambiato spiaggia, san Bartòlo, più sassosa ma anche più riparata, Samuèl è riuscito a sedersi nel bagnasciuga per fare una buca con babbo, solo che poi un’onda birichina lo ha bagnato fino alla pancia, grossa tragedia, gelato di consolazione, ricca dormita in taxi fino a casa e grossa pizza per concludere una “bellissima giornata” (almeno Maria dice che è stata così!), i genitori hanno bisogno di un paio di giorni di vacanza per riprendersi da tutto questo riposo!

Paure

Affrontando un viaggio di questo tipo le paure che si incontrano sono tante: dalla banale apprensione riguardo a documenti e borselli, ho perso il conto di quante volte ho controllato di avere i passaporti in borsa specialmente i primi giorni, a cose ben più serie, tipo la paura di un rifiuto da parte di Samuèl o di altri problemi affinché l’adozione andasse a buon fine.

Ma le paure che abbiamo provato, a stiamo provando noi in qualche momento, passano subito in secondo piano quando ti rendi conto che tuo figlio (o tua figlia) stanno provando paura, lo leggi nei loro occhi, leggermente aperti più del normale, fissi verso qualcosa che non capisci, mentre cercano la tua mano per essere rassicurati.

Le paure di Maria Pilar sono semplici da interpretare, sono ovviamente legate al fatto che non è più sempre al centro dell’attenzione, ha bisogno di essere confermata nel suo ruolo e potendo parlare con lei tutto diventa più semplice da capire e spiegare; anche se non sempre la reazione è immediata.

Con Samuèl tutto si complica, talvolta manifesta sentimenti di timore in momenti del tutto illogici (per noi), ma che per lui sono legati a precedenti abitudini o situazioni passate che noi non siamo in grado di interpretare e allora lo devi soltanto coccolare sperando che passi o tentare di distrarlo con un gioco in modo che si rassereni. Queste situazioni sono tutto sommato rare, ma quando sopraggiunge la stanchezza o la malinconia nei confronti di qualcosa della sua vita passata che lo rendeva felice, tipo i momenti di balli e canti con i suoi amici, allora ha bisogno di un abbraccio forte e di un po’ finta lotta, d’altronde sempre masculo è! Quando vuole fare la lotta e ti guarda fisso negli occhi mentre ti fa una serie di boccacce sembra proprio ti voglia dire: ma dov’eri te fino a ora?!

Paure

Comunque, la paura più grande di tutto questo mese, sicuramente l’abbiamo provata stasera io e Filippo, quando dopo un nanosecondo di distrazione ci siamo resi conto che Samuèl era sceso dal passeggino e stava cominciando a piroettare (nel vero senso della parola) verso la strada (trafficatissima dei soliti combis, taxi e quant’altro nell’ora di punta) e  ci si è gelato il sangue mentre chiamava la nostra attenzione per farci vedere quanto era bravo!!! Meno male che è affetto da manie di protagonismo il ballerino… così che ci siamo potuti tuffare su di lui e riacciuffarlo prima che venisse portato in cima a via Arequipa dal primo taxi di passaggio, anche se bisogna ammettere che prima che lui fosse in reale pericolo, un agente di sicurezza (uno di quelli presenti ad ogni angolo, negozio, ingresso, palazzo) lo aveva già raggiunto e riacciuffato.

Paure

Anniversario

Per chi non lo sapesse, l’8 dicembre, non è solo l’anniversario della morte di John Lennon (come dice un mio amico : in un mondo perfetto Mark Chapman avrebbe sparato a Yoko Ono), ma è anche il nostro anniversario di matrimonio ed un mese che siamo qua.

Il  nostro tredicesimo anniversario è arrivato durante questa bellissima “vacanza adottiva” e, pur soffrendo della mancanza della nostra adorata Jo, abbiamo approfittato del clima, della location, del panorama … e del cambio vantaggioso con la moneta locale  😀 .

Dopo la solita mattinata limena, avvolta dalla coltre di garua, umida e grigia, usciti di chiesa, nella quale abbiamo tentato di comprendere una Messa in castigliano-incaico, ci siamo ritrovati immersi nel sole tropicale!

Che bella giornata stava uscendo fuori! Pur non avendo in programma chissà quali gite, avevamo pensato di andare a fare un pranzo di lusso … e visto la piega che aveva preso il tempo, perché non andare in riva all’oceano … anzi … nel bel mezzo delle onde?

Siamo partiti con un mezzo passo  falso … abbiamo preso un taxi che non era proprio un taxi … sembrava più una macchina dove l’autista applicasse e togliesse la scritta taxi dal parabrezza solo alla bisogna.

E un paio di gringos con figli cholos, passeggino sottodimensionato e zaino stracolmo posso garantire che è una bella bisogna … comunque 10 soles sono sempre solo 10 soles, un prezzo più o meno standard … tra la festa e il fatto che la “Rosa Nautica” non è facilmente raggiungibile a piedi, va bene così.

La “Rosa Nautica” è un ristorante piuttosto famoso, visibile praticamente da ogni punto della costa. E’ anche l’unico locale presente lungo le decine di chilometri di costa limena, ed è sospeso su un pontile che si inoltra per un centinaio di metri sull’acqua.
Tutto intorno si possono osservare surf e parapendio, due sport estremamente di moda e molto praticati.

Il panorama è suggestivo, l’oceano, l’imponenza della costa, lo svettare dei grattacieli e la posizione centrale del ristorante fanno da cornice ad un servizio molto ricercato. Ci sono i camerieri che riportano il pane, quelli che portano l’acqua, quelli che ti fanno scegliere il vino, quelli che ordinano, quelli che accompagnano ai tavoli e (eccessivo) quelli che ti aprono la porta del bagno (e ti aspettano fuori dell’uscio per darti la carta per asciugarti le mani).

I nostri pargoli hanno affrontato il ristorante “di lusso” con uno stile tutto loro, Maria che si atteggiava a signorina, senza riuscirci molto, tentando di magiare il suo pesce senza farlo toccare con le patate e le verdure che aveva nel piatto; Samuèl che voleva lavarsi le mani nel bicchiere e che è riuscito a tirarsi il riso ovunque, l’ho ritrovato anche dentro il pannolino! Siamo comunque riusciti a goderci il pranzo, nonostante i diversivi offerti dal nostro staff privato di animazione.

Terminato il pranzo, ci siamo spostati al centro commerciale Larcomar, dove è possibile trovare giochi per bambini e una chicha morada fresca … oppure un buon caffè  😯

E’ stata una bella giornata, rilassante e distensiva, certo 13 anni fa neanche ci sognavamo di passare un anniversario così! Credo che un’avventura del genere non fosse prevista nemmeno nei nostri sogni più rosei … e invece … il Signore ha fatto meraviglie!

I prossimi giorni saranno decisamente più intensi e frenetici, ricominceranno le code e le corse agli uffici, per vedere se le prossime ricorrenze le passeremo a casa; ma certo li affronteremo con il sorriso sulle labbra e il cuore pieno di gioia pensando alla nostra “piccina” che a fine giornata, nascosta in vasca con Samuèl, gli canta Cavallino arrì arrò e lui che ride a crepapelle al momento di fare la boccaccia!!!

Juego de agua – bis

Finalmente ieri, dopo due tentativi falliti con altrettanti allucinanti viaggi attraverso la città, siamo riusciti ad entrare al parco de la reserva per vedere los juego de agua.

Questo parco lo avevamo già visto in occasione del viaggio per Maria Pilar, ci era piaciuto molto e quindi abbiamo deciso di tonarci. In realtà una parte del parco in questo momento è chiuso per mantenimento e anche quello visitabile non ci è sembrato proprio proprio tenuto bene, ce lo ricordavamo in condizioni migliori; ma giocare con l’acqua ha sempre un fascino tutto suo e grandi e piccini si sono lasciati coinvolgere da schizzi, spruzzi e giochi di luce. Le fontane più grandi cambiano i loro giochi di spruzzi, ci si può stare vicino e farsi bagnare dalle goccioline portate dal vento, ma sostanzialmente sono solo da guardare; mentre ce ne sono altre dove ci si può camminare attraverso e sono pensate proprio per far giocare le persone.

MaPi con l’acqua è sempre a suo agio, quindi ha cominciato a giocare appena ha capito che si poteva mettere le mani nell’acqua; invece Samuèl è più sospettoso, spesso dimostra di avere timore di quello che lo circonda, nelle situazioni nuove va rassicurato ancora molto, poi però quando prende il via … e chi lo ferma più!

Alla prima fontana, dopo pochi minuti, i ragazzi erano già fradici, e siccome questa primavera limena non è proprio calda come ce la aspettavamo (considerate che stasera, dopo essersi congelati ad un aperitivo sull’oceano, hanno tutti apprezzato “minestrina calda” per cena!) è stato subito necessario un cambio d’abito per cercare di evitare di pasteggiare ad augmentin per le prossime settimane …

Stavolta niente Marylin Morada, anche se avevamo comprato il vestito adatto c’è mancata la presa dell’aria per farlo volare. Per Chiara e Silvia : credo che la foto di Samuèl tutto bagnato che gioca con l’acqua stia benissimo sulla vostra parete, vicino a quella di MaPi che si fa asciugare il vestito!

Per la cronaca tranquilli, a oggi niente raffreddore per nessuno!!!

Para llevar

Stamani, visto che il sole inspiegabilmente si è fatto vedere piuttosto presto, abbiamo deciso di andare al parco de la reserva in Lima Centro per vedere los juego de agua; posto che avevamo già visitato con Maria e che ci era proprio piaciuto.

Ma dato che in questo viaggio non siamo fortunati con gli orari di apertura dei parchi… indovinate un po’… era chiuso!!! Apre solo di pomeriggio, da mercoledì a domenica (lo dico casomai qualcuno volesse farci una capatina), quindi siamo stati costretti a cambiare programmi.

Visto che eravamo in centro (si fa per dire) Immagineabbiamo preso un altro taxi e siamo andati in Pueblo Libre, la municipalità dove si trovava l’hogar di Maria e l’abbiamo portata a vedere la sua ex-casa, così abbiamo potuto parlare un po’ con lei di cosa sta succedendo adesso con Samuel e di cosa era successo con lei 5 anni fa. Ovviamente lei prima ha dato a vedere che neanche ci stava ascoltano e poi, dopo, a trabocchetto, ha fatto le  sue domande per vedere se eravamo veramente preparati, tranquilli, credo che abbiamo passato l’esame.

Per concludere l’escursione degnamente siamo stati a pranzo nel ristorante dove andavamo nei giorni di visita a Maria, il Bolivarian, dove, chiedendo una porzione intera di chicharron de pollo (bocconcini di pollo ritto con patatine, yucca e salsa n.d.r.) con dos platos para compartir por los niños ti portano due porzioni intere al prezzo di una (chissà forse devo migliorare il mio spagnolo!).

Allora ho dovuto sfoderare la mia frase preferita in un ristorante peruviano: para llevar! Sì perché quello che non consumi te lo porti a casa, qualcuno lo ha cucinato, tu lo hai pagato, perché sprecarlo?! E’ una cosa che abbiamo già fatto altre volte e lo abbiamo visto fare in tutti i tipi di ristoranti, più e meno eleganti e da qualunque tipologia di avventore, è proprio cultura. Le porzioni ai ristoranti sono sempre abbondantissime, non esiste il concetto di antipasto o portata principale, tutto quello che ti portano strabocca dal piatto, quindi per quale motivo buttarlo?

Quindi domani avanzi di pollo fritto e pasta con i broccoli di stasera e una tonnellata di riso di ieri … se qualcuno vuole venire questo è il menù!

Giro di boa

Dopo la bella gita al canyon del Colca, che ci ha permesso di distrarci un po’ e vedere una parte affascinante del Perù abbiamo passato due giornate molto concitate.
Ieri eravamo ancora ad Arequipa, avevamo l’appuntamento all’ufficio di stato civile della municipalità di Alto Selva Alegre per fare il nuovo atto di nascita di Samuèl, ma per arrivare a mettere quella firma e relativa impronta digitale (tanto serve per riconoscere un figlio) la nostra referente ha dovuto fare diversi viaggi per la città e questo mi ha dato il tempo di sfruttare al massimo “lavadora” e “secadora” della nostra casa e stipare i bagagli per il viaggio.

Il momento del suo nuovo atto di nascita Samuèl se l’è dormito alla grande visto che era l’ora della siesta, così me lo sono cullato per tutto il tempo che siamo rimasti nell’ufficio, con gli occhi di tutte le impiegate puntati addosso, la psicologa visibilmente commossa, Maria sempre più appiccicosa nei miei confronti, Filippo con lo sguardo perso e Alejandra che gestiva tutte le scartoffie.

Questo momento di emozione è durato tutto sommato pochi istanti, perché poi di nuovo in taxi, un altro ufficio, altre firme, poi di corsa a casa, stipare le valigie ancora di più, partire per l’aeroporto (con due taxi!!!), e via… si torna a Lima…

Primo viaggio in aereo di Samuèl, ad un primo momento di grossa agitazione quano siamo saliti in aereo, è seguito la fase di sonno profondo. Ha dormito quasi tutto il tempo, bravo bambino, fai le prove per il transoceanico che è meglio!

noi

Adesso siamo a Lima, siamo a metà del nostro viaggio? Lo spero proprio, anzi vorrei che fosse anche di più, intanto oggi non abbiamo potuto fare quello che pensavamo perché la persona che doveva firmare il nostro documento non era in ufficio, ci andremo lunedì.

Quindi per adesso cerchiamo di acclimatarci di nuovo all’umido di questa città, Arequipa già mi manca, stamani questo cielo grigio-biancastro, il sole che è arrivato solo a metà pomeriggio, il rumore assordante della strada che arriva fino al sesto piano del nostro appartamento, niente all’orizzonte … no, direi che niente mi aiuta ad avere voglia di restare qui … non ci resta che accelerare il più possibile le pratiche!!! (Forza Alejandra!!!)

fuori

P.S.: Siamo pure senza ADSL (l’unica cosa che riesce a raggiungerci anche in questo momento di “silenzio radio” sono i compiti di Maria Pilar, grrrr), dice che il tecnico sta arrivando, però ha l’orologio peruviano, quindi speriamo che arrivi prima di domani!

P.P.S.: In compenso, nell’appartamento dove siamo (immenso) abbiamo ritrovato un vecchio amico che ci è tanto, tanto mancato … curiosi di sapere chi è?

Juanita

La settimana scorsa, quando abbiamo fatto un giro turistico per la città, credevamo di essere stati nel museo archeologico che ospita Juanita, la mummia di una bambina sacrificata sul vulcano Ampato circa 550 anni fa e rimasta intatta grazie al ghiaccio.

In realtà ci siamo accorti di aver visitato il museo “tarocco”, che ospita altre mummie ed è, diciamo, a conduzione familiare! Suoni il campanello, il guardiano ti fa entrare, fai un giro, lasci l’offerta, esci, arrivederci e grazie!

Oggi, leggendo la guida per la gita al Colca Canyon che faremo domani e dopodomani, mi sono accorta del disguido e allora abbiamo preso un taxi e siamo tornati in centro a vedere il “vero” museo archeologico di Arequipa, il museo Santury.

Tutta la storia intorno a questi sacrifici umani è straordinaria, partivano da Cusco circa 2000 persone, camminando per quasi 600km (sulle Ande) fino alla vetta del vulcano Ampato (altitudine 6310m s.l.m.) e una volta sacrificavano bambini e bambine (anche 5 alla volta) per placare l’ira del vulcano Sabancaya che gli sta di fronte.

Pensare al viaggio mi ha fatto venire i brividi, la fatica di respirare, il freddo, la fame; Pensare che questi adolescienti, quasi adulti per la cultura inca, erano sempre consapevoli del loro destino è terribile. Quando poi  abbiamo visto Juanita (conservata in un sepolcro a -20°C come si era conservata nel ghiacciaio fino all’eruzione del Sabancaya del 1995 che lo ha sciolto e ne ha permesso il ritrovamento assieme a quello di altri bambini) allora sì che mi si è gelato il sangue. I suoi tratti perfettamente riconoscibili e così somiglianti a Maria Pilar mi hanno veramente colpito.

La cosa più bella di tutta la visita però è quello che è scritto nel foglietto di spiegazione che viene consegnato all’ingresso, guardatevi il museo, i monili, i manufatti, ma quando state davanti a Juanita ricordatevi che è una persona, una bambina …

Sabato al parco

E’ passata un’altra settimana; durante i giorni scorsi abbiamo tentato di fare una vita normale, alternandoci tra i compiti di Maria Pilar (che non sempre filano lisci), il mal di pancino di Samuèl (che non si sa perché arriva sempre nei momenti meno opportuni), la faccende di casa e le visite della psicologa. Stiamo aspettando che arrivi la sentenza di adozione così da poter fare il nuovo atto di nascita, ma la settimana di ambientazione finisce oggi, quindi ci vorranno ancora un po’ di giorni.

Abbiamo avuto tempo di fare qualche piccola escursione, anche se continuiamo a non capire gli orari di apertura dei parchi arequipeñi … sì perché domenica scorsa abbiamo trovato chiuso il parco di ponte Grau, ieri mattina siamo andati al parco di Selva Alegre (enorme e bellissimo, con tanta ombra e giochi per bambini), ma alle 11 era chiuso per manutenzione e i giardinieri ci hanno detto di tornare oggi … noi siamo rimasti un po’ perplessi ma non ci siamo persi d’animo, abbiamo cambiato destinazione: El molino de Sabandia.

Oggi pomeriggio invece, dopo un bel pisolino e relativa merendina, abbiamo preso un taxi (è un’esperienza che raccomando a tutti! una volta nella vita si devono provare questi brividi, per 5S/., circa 1,25€, vi fate scarrozzare da un quartiere all’altro della città, meglio che le giostre del perdono) e siamo tornati al parco di Selva Alegre.

Qui merita inserire un inciso circa la contrattazione con i tassisti; siccome è evidente che siamo stranieri loro tendono a sparare alto (la solita corsa con o senza psicologa peruviana che chiede il prezzo, l’abbiamo pagata il doppio); l’esempio più eclatante è stato proprio per andare al mulino ieri quando il primo tassista ci ha chiesto 45S/. e ci era sembrato caro, il secondo ce ne ha chiesti 25S/. ed abbiamo accettato (convinti di aver fatto un ottimo affare); mentre eravamo in macchina lui ha parlato con un collega che gli ha detto che ne doveva chiedere almeno 20S/. La cosa esilarante è stata il ritorno su un “tico” scarrettatissimo (vale davvero la pena vedere qui il tico tipico), incastrati come non mai, con Samuel e Maria Pilar che non ne volevano sapere di stare fermi… ma abbiamo speso solo 15S/. !!! La contrattazione è tutto!!!

Ci volevano proprio un paio d’ore rilassanti, per tutti, anche perché così Maria e Samuèl hanno potuto giocare insieme all’aperto, e anche i genitori hanno potuto spaparanzarsi su una panchina e godersi i pargoli mangiando un “buon” gelatino.

Le virgolette all’aggettivo del gelato sono d’obbligo perché qui proprio non hanno idea di come si possa preparare una qualsiasi cosa dal gusto dolce … dai pasticcini, alle torte, al gelato … una cosa che non si può descrivere! Meno male che domani è domenica e andremo a Messa, e la cosa bella della nostra parrocchia arequipeña (S.Michele Arcangelo in Cayma) è che fuori della chiesa si assiepano tutta una serie di bancarelle che friggono l’impossibile: papas, camote, churros … e noi assaggiamo tutto!!! Domenica scorsa non avevamo la macchina fotografica, ma domani la porteremo e documenteremo la ricca colazione post-omelia ( … e ci vole attro che le patatine fritte per reggere quell’omelia infinita … in castigliano!!!)

Buona Domenica a tutti, buona festa di Cristo Re dell’Universo.

Prove generali di famiglia

Dopo le forti emozioni delle visite e uscite dall’orfanotrofio, dopo la festa travolgente da più punti di vista, finalmente Samuel è arrivato a casa nostra.

I primi giorni di vita familiare sono stati assolutamente normali e assolutamente straordinari allo stesso tempo: piccole gelosie di Maria Pilar, smarrimenti di Samuel che un po’ sta faticando ad abituarsi ai nuovi ritmi di vita, i compiti di Maria che sono sempre un capitolo poco spassoso della giornata, noi genitori che cerchiamo di dividerci tra questi sermannoli (n.d.r. vandali) che gareggiano per attirare la nostra attenzione… ho detto qualcosa di inaspettato? Non credo proprio!

Quindi le nostre giornate fino ad ora sono state un tranquillo tran-tran durante le quali abbiamo cercato di inserire qualche uscita turistica, rimbalzando il più delle volte su cancelli chiusi! (chiuso il parco giochi, chiuso il museo archeologico)

Una sorpresa ci è stata fatta dai volontari dell’orfanotrofio che ci hanno regalato foto di Samuel quando era più piccolo, adesso finalmente possiamo condividere con tutti voi un po’ di queste immagini:



Domani e dopodomani ci aspettano le visite della psicologa, i lavori, per adesso, procedono secondo il calendario che ci avevano indicato.

Adesso i miei eutrofici figli mi richiamano all’ordine… hanno FAME! Mangiano da soli, ma ancora non cucinano da soli… che dire… tutti il loro babbo!!!

Mobilità urbana

Stasera è l’ultima sera che passeremo senza Samuel. Quello che è successo oggi ve lo racconteremo in un altro momento; adesso per alleggerire un po’ il clima parliamo di mobilità urbana.

Sì perché da martedì a oggi abbiamo fatto diversi viaggi attraverso questa città, che è vastissima e vista dall’interno di un taxi sovraffollato vi garantisco che lo sembra ancora di più! Il tragitto tipico di questi giorni è stato: da casa nostra con anche la referente dell’ente (totale 4 persone) al centro per prelevare la psicologa (totale 5 persone), da lì alla casita hogar per prendere anche Samuel (totale 6 persone) per poi tornare a casa nostra; non vi dimenticate che il taxi normalmente è guidato da un tassista… quindi siamo stati anche in 7.

Il problema è: che tipo di macchina è il taxi usato? Un pulmino 9 posti? Un monovolume 7 posti? Un’ampia berlina 5 posti? Niente di tutto ciò. Nella migliore delle ipotesi abbiamo trovato una macchina omologata per 5 posti, il più delle volte piccole utilitarie modello vecchia fiat uno.

Tutta questa comodità al’interno dell’abitacolo è sempre coadiuvata da una colona sonora gentilmente offerta dal tassista, tipicamente sudamericana, e dall’impossibilità di aprire i finestrini perché l’utilitaria è all’altezza dei tubi di scappamento dei las combis che sbuffano nuvole nerastre per le salite della città. Non voglio addentrarmi nei dettagli di quante volte abbiamo rischiato la vita tra inversioni a U, sorpassi in salita e ingressi in incroci senza guardare segnali o semafori, altrimenti qualche nonno si potrebbe sentire male… infatti non metto alcuna foto di questo piccolo, insignificante dettaglio!!!

L’Incontro

Buongiorno!

So che ieri sera stuoli di navigatori aspettavano impazienti un nostro articolo… ma sapete com’è, la famiglia cresce e gli impegni si moltiplicano!

A parte gli scherzi, ieri è stata una giornata un po’ movimentata, ora cercherò di raccontare i momenti più salienti.

L’incontro con Samuèl è stato ovviamente emozionante, lui sapeva già i nostri nomi, sapeva che arrivavano babbo, mamma e sorella e quando abbracciando il suo babbo lo ha chiamato Filippo, il babbo si è sciolto in un bel pianto liberatorio.

Poi però sono sorte le prime difficoltà, l’orfanotrofio dove è alloggiato non ci può ospitare per l’inserimento per mancanza di spazio, quindi siamo subito usciti al parco lì vicino, ma il caldo, l’emozione, il sole e il vento ci hanno presto stancati, anche Samuèl era a disagio. Quindi il resto del tempo lo abbiamo passato a cercare un posto adatto dove stare bene e conoscersi a vicenda, ma non è stato facile.

Ovviamente il momento peggiore è stato quello dei saluti quando lo abbiamo dovuto lasciare all’orfanotrofio (stillicidio che vivremo ancora per 2 giorni, almeno); gli altri amici anche molto più grandi di lui, sapevano chi eravamo, ci guardavano con un misto di forzata indifferenza e profonda tristezza, quegli occhi che ti dicono: e me? Quando mi succederà? è quello il momento in cui ti si spacca il cuore, lasci tuo figlio che hai appena conosciuto e lasci tanti figli che non sai se conosceranno babbo e mamma… ogni altra parola è superflua perché il senso di colpa nei loro confronti ti fa solo venire voglia di piangere.

Oggi probabilmente sarà più semplice, ci hanno dato il permesso di venire a casa con il bambino e quindi dovremmo essere tutti più rilassati, anche se in casa non abbiamo acqua, o meglio abbiamo acqua razionata per dei lavori all’acquedotto fino a giovedì sera (questo perché il comune di Arequipa  ci voleva mettere a nostro agio e farci sentire a Terranuova!).

Bene, adesso vi siete meritati un po’ di foto:

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