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Partenza

Oggi abbiamo avuto il passaporto vistato di Samuèl Fiani Debolini, con il permesso di ingresso permanente in Italia, siamo andati subito in AirEuropa e abbiamo cambiato il volo; domani mattina alle 11:15 voliamo via da Lima per atterrare a Roma giovedì mattina alle 9:30.

In questo momento mi sento profondamente stordita, non mi aspettavo di riuscire a partire prima di quello che avevamo fissato, sto girando per casa cercando di incastrare tutto nelle valigie, con Maria Pilar felice che facciamo un giorno di pausa dai compiti, Samuèl che sente il nervosismo del momento e si agita un po’, Filippo che fa le ultime commissioni prima di partire.

Mi sembra di non essere riuscita a fare un sacco di cose, non ho avuto tempo di fare una passeggiata all’olivares, non sono riuscita ad andare da Wong in ovalo Gutierrez a salutare il pianista, non ho fatto un numero sufficiente di colazioni da Starbucks con quei litri di caffè e i dolcetti superindustriali, non sono riuscita a mangiare da KFC (per la gioia di mio marito!), sono stata troppo presa dai compiti che in quanto a tempo me ne hanno risucchiato davvero tanto e tutto il rimanente l’ho occupato a spupazzarmi il pargolo che aveva tutto il diritto di giocare con babbo, mamma e sorella senza tanti altri impegni nel mezzo.

In realtà, ovviamente, se ci penso bene, siamo stati benissimo; ci siamo potuti concedere diversi momenti di svago “turistico” e il tempo ai giardini e giochi vari è stato fondamentale per i neo-fratelli, per conoscersi e “misurarsi” a vicenda.

Adesso non ci resta che salutare questa città e il suo oceano, il suo clima così strano con questo cielo sempre coperto e la garua che passa sopra i grattacieli, l’umidità che bagna i vestiti anche se sono dentro l’armadio, il rumore assordante delle strade, le bancarelle alle quali ci siamo tanto affezionati e i taxi con i quali abbiamo fatto esperienze mitiche.

Il pensiero va a quando potremo tornare, con i figli grandi, per raccontare loro della Terra dove sono nati e della quale portano dentro dei segni indelebili … e a quando, finalmente, mio marito potrà andare a Machu Picchu senza che sua moglie gli rovini i piani!!!

Adesso un po’ di ringraziamenti: a Filippo, Maria Pilar, Jo, Chiara, Silvia e Maria Alejandra, babbi e mamme, nonna, amici, GRAZIE!

Partenza

Giornata al mare

Domenica scorsa alla Messa, abbiamo conosciuto un’altra famiglia adottiva, sono originari di Milano e hanno 3 figli venuti anche loro dalla montagna (Huaraz per la precisione); abbiamo fatto subito amicizia e insieme abbiamo pensato di noleggiare un taxi per passare una giornata al mare.

Sì perché qui a Lima siamo sull’oceano, ma di bagnarsi non se ne parla proprio, tra l’acqua fredda, la corrente troppo forte (almeno per gli standard del Tirreno tra Marina di Grosseto e Follonica) e la spiaggia fatta a ciottoli, questo è posto adatto solo ai surfisti.

Quindi taxi a noleggio per una giornata, amici, e via, verso playa Santa Maria, qualche decina di km a sud rispetto a Lima; una volta risolto il problema della spiaggia adatta però, ci siamo trovati a dover risolvere una serie di problemi del tipo: ho fame, mi scappa la cacca, la sabbia brucia, l’acqua è fredda, io qui non ci voglio stare! Più o meno questa è stata la sequenza di commenti che Samuèl ha fatto riguardo alla nostra “splendida” idea di passare una giornata al mare … tutto questo ovviamente mentre Maria chiedeva di fare il bagno, fare il bagno, fare il bagno.

L’altra famiglia invece ha passato la mattinata a rincorrere figli vari da una parte all’altra della spiaggia per i motivi più disparati.

Meno male che abbiamo cominciato a vedere sulla spiaggia un sacco di meduse (grosse e coloratissime) morte e quindi MaPi non ha più avuto tanta voglia di tuffarsi verso il largo, nel frattempo il nostro coraggiosissimo nostromo ha cominciato a prendere confidenza con la sabbia, è riuscito persino a togliersi i sandali e a stare a giocare un po’ con il secchiello (seduto, sul secchiello).

Dopo pranzo abbiamo cambiato spiaggia, san Bartòlo, più sassosa ma anche più riparata, Samuèl è riuscito a sedersi nel bagnasciuga per fare una buca con babbo, solo che poi un’onda birichina lo ha bagnato fino alla pancia, grossa tragedia, gelato di consolazione, ricca dormita in taxi fino a casa e grossa pizza per concludere una “bellissima giornata” (almeno Maria dice che è stata così!), i genitori hanno bisogno di un paio di giorni di vacanza per riprendersi da tutto questo riposo!

I mille volti del Perù

A noi possono sembrare buffi, talvolta dismorfici, ma sono l’anima di un paese che cresce e si sviluppa ad un ritmo cinque volte superiore al nostro. I peruviani sono un popolo che nasce multietnico, la sua storia non è costellata di guerre come quella europea (anche se a ben vedere con Cile ed Equador c’è sempre la scusa buona per guardarsi storto) e la sua capacità di sviluppo proviene da una autorità centrale che in spesso interviene e gestisce molti piccoli aspetti della vita quotidiana.
Ad esempio il numero di poliziotti sembra fuori misura, poi ci si rende conto che in realtà sembrano più custodi dei luoghi, che veri e propri “avvoltoi”, come a volte possono sembrare i nostri vigili urbani (ciao vigili  😉 ) .
Ogni categoria di lavoratore ci tiene ad avere un codice identificativo nell’abbigliamento e nel modo di svolgere il suo compito. Dai lustrascarpe (preziosissimi in luoghi polverosi come questo), agli addetti degli uffici pubblici, ai venditori di gelato tutti hanno una divisa. Impeccabile.
Nonostante, come ho detto, che sembri che ci sia un intervento pesante dello stato a qualunque livello di ogni attività, non mi è sembrato di individuare un assistenzialismo sfrenato e neppure mi è parso di vedere una ingerenza eccessiva.

Certo il Perù deve fare ancora molto, soprattutto a livello di welfare : la sanità pubblica lascia piuttosto a desiderare, la sicurezza sul lavoro è al livello dei nostri anni 60 e le infrastrutture per i trasporti … beh, menomale che c’è l’aereo.
Però sono cose sulle quali stanno lavorando, non dimentichiamoci che il Perù ha una supeficie che è 4 volte l’Italia e la metà della popolazione.
Inoltre tale popolazione è per metà nelle prime 5 città, il resto è sparso tra i deserti e la cordigliera delle Ande.
Con un sistema di collegamenti decisamente insufficiente, è ovvio che girandolo si incontrano tutte le realtà possibili.
Da quella dove ci ritroviamo a vivere, qui a Miraflores, nel centro ricco e moderno di Lima, fino alle situazione dei villaggi nella valle del Colca, esplorata solo nel secolo scorso, dove esistono tuttora sacche di analfabetismo.

Quello che promette bene è il fermento, è la libera iniziativa che viene premiata, qui si vedono cantieri ovunque, lavori in corso ad ogni angolo.
Da cinque anni fa a oggi ci sono zone del centro della città che non si riconoscono, grattacieli nati ovunque, centri commerciali, aree verdi, nuove strade e nuove ferrovie.
Mentre ad esempio il sistema dei trasporti pubblici è rimasto fermo al palo. Il caos del traffico è aumentato (anche grazie alla convinzione di ogni buon autista peruviano, secondo la quale, la precedenza ce l’ha LUI).
Non esiste , ancora, il concetto di trasporto metropolitano se non quello espresso dai piccoli padroncini che, in possesso di piccoli e grandi autobus, ogni giorno attraversano la città, fermandosi a richiesta (pochi millesimi di secondo) ovunque e gridando la loro destinazione da un finestrino.
Sono mezzi di trasporto dotati di “assistenza alla salita e alla discesa”, il che significa che, moneta alla mano, qualcuno ti tira dentro, se l’autista non ti schiaccia, e la stessa persona ti spinge fuori quando chiedi di scendere. Las combis … li chiamano.
La nostra referente qui in Perù ci ha dato il permesso di fare praticamente tutto, tranne cercare di prendere uno di quelli 😀

Il Perù ha mille volti, quelli dei deserti, quelli delle città, quelli dei giovani e quelli degli anziani, in ognuno però, e vi giuro che non li ho selezionati, ho potuto leggere tante cose, ma non sconforto o rassegnazione, piuttosto determinazione e fierezza.

10 mila chilometri e sentirsi a casa

Come promesso, eccoci qua : a Lima … e su queste pagine  😉  .
Stamani mattina, prima delle 6, ora locale, siamo atterrati. Il viaggio è stato piuttosto confortevole, anche se inevitabilmente lungo.
Siamo arrivati pure con un’ora di anticipo in un sonnacchioso e deserto aeroporto che sembrava aspettare il nostro sbarco per svegliarsi.
La nostra referente ci ha raggiunti appena siamo usciti dalla dogana e, subito dopo aver comprato i biglietti per raggiungere (domani) Arequipa, abbiamo rivisto la città che ha dato i natali a MaPi.

20141109_075612Già ad una prima occhiata si nota che 5 anni, da un punto di vista atmosferico, non hanno sortito cambiamenti. La garua fa sempre da padrona mangiandosi ogni tipo di orizzonte, anche se poi, nella mattinata, il tempo è migliorato, offrendoci i panorami che conoscevamo.

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Ma non sono questi i luoghi che abbiamo avuto fretta di visitare : fin da poco prima di atterrare, l’alba che ha “inseguito” il nostro aereo ed ha illuminato il nostro atterraggio, dopo un viaggio completamente notturno, ci ha emozionato e commosso.
Abbiamo subito realizzato che avremmo avuto davanti una giornata intera per fare quattro passi in alcuni luoghi speciali. Così, dopo aver fatto una bella doccia in albergo, siamo scesi a contrattare passaggi con i tassisti per raggiungere parco Kennedy a Miraflores, il parco dove abbiamo passato tantissimo tempo con MaPi.

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E visto che è pure domenica, come possiamo rinunciare alla messa nella Chiesa di Nostra Signora dalle Mani di Forbice? (passatemi la battuta, conoscete la mia devozione alla Madonna, ma questa statua, non si può guardare …)

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Abbiamo pranzato in un ristorante sulla passeggiata di Miraflores dove avevamo mangiato anche con Eugenia nel 2009 e poi mi sono fatto affascinare di nuovo dai ragazzi del parapendio :

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Solo che stavolta, quello che non mi ha affascinato è stato il prezzo : 240 soles (80 dollari) per 10 minuti … quando non era legale e si contrattava ero riuscito a fare quasi mezz’ora con 30 dollari … vabbè.

E’ incredibile come ci siamo sentiti a casa così lontani da casa, come ogni angolo ci procurasse un ricordo vivido, un negozio, un palazzo, tutto è come era con MaPi. Ad ogni incrocio, tornando in albergo con un taxi (dopo aver tirato sul prezzo perché secondo il tassista il tratto era lungo, secondo me era breve) era possibile rammentare con Laura un episodio.
Ci sentiamo così a casa tanto che ad un certo punto del tragitto, per non allungare troppo la strada, mi sono permesso di dare indicazioni al tassista, che prima mi ha guardato come un alieno, colpito dal mio idioma tosco-ispanico, poi mi ha assecondato … ma forse solo perché anche in Perù, ai matti, dicono sempre di sì.

Adesso buona notte, qui sono solo le dieci, ma avendo ancora addosso il fuso nostrano, mi sento abbastanza a pezzi (visto che in Italia sono le 4 del mattino). Domani alle 8.30 saremo al dipartimento peruviano che si occupa delle adozioni (D.G.A.) e nel tardo pomeriggio decolleremo per Arequipa … cioè per un’altra città che ha tutti i titoli per diventare una nuova casa.

Videobriefing

Sarà tutto pronto? Pianificato? Preparato? Previsto? Entriamo in casa Fiani e sbirciamo un po’ … sembra che non tutti i desideri saranno soddisfatti …

Le complicazioni nascoste

Ogni aspetto di un viaggio di questo tipo presenta la doppia faccia delle “complicazioni nascoste”.
Qualcuno potrebbe pensare che i problemi di una adozione siano finiti, una volta giunti all’ultimo viaggio.

Invece no.

Se fino ad ora la lunga attesa era stata una evidente, evidentissima e dura faccenda da affrontare vis-a-vis, durante quest’ultimo passo ci imbattiamo, dietro ad ogni angolo, nella “complicazione nascosta”.

Prima complicazione nascosta : Jo.
Oramai in casa con noi da anni, splendida 21 enne, libera e indipendente, può venire con noi in Perù? Si! … No! … Ni … insomma è complicato.
Appunto.
Avremmo voluto averla con noi con tutto il cuore, purtroppo la Dirección General de Adopciones in Perù non la conosce, non era presente nella domanda che abbiamo fatto per la seconda adozione, quindi ci dovrà aspettare a casa.

Seconda complicazione nascosta : Partire.
Come sapete, Samuèl ci aspetta dai primi di settembre … e allora che ci facciamo ancora qui? Perché non partiamo?
E dai … è complicato.
C’è un documento che il Perù vuole dal Comitato per le Adozioni Internazionali che è l’autorizzazione a procedere (questo qui). Arrivare all’autorizzazione a procedere è semplicissimo :

   Una volta abbinato Samuèl alla nostra famiglia  si firma un  foglio di accettazione che  viene tradotta e portata al ministero peruviano  che la registra ed entra in contatto con la struttura dove è ospitato il bambino che dice "ok" e quindi il ministero manda  un pacco enorme di documenti e chiede all'associazione "I cinque pani" di  mandare questa autorizzazione ma lo chiede in spagnolo quindi  va tradotto e mandato al C.A.I. (che non è quello delle  passeggiate ma la  commissione che vigila  sulle adozioni internazionali)  la cui risposta  in italiano va anch'essa tradotta senza considerare che diversa roba va legalizzata ed è piena  di bolli  bollini e apostille e  quando il ministero  peruviano la  riceve allora  possiamo partire. In fede.
Noi.

Tutto chiaro? Siete un po’ senza fiato? Beh anche noi, da un mese più o meno. Siamo così allenati alle apnee che con Maiorca ci si gioca il record mondiale testa a testa.

Terza complicazione : Il viaggio.
Siamo ormai più o meno tutti abituati al viaggio “fai da te”, mastichiamo tutti il concetto di last minute e non abbiamo più paura di incorrere in voli fantozziani (quelli delle vergognose corse verso i posti al finestrino). Quindi che ci vuole? Armiamoci di computer, internet e iniziamo a programmare voli e coincidenze.
Solo che la cosa è un po’ più … diciamo … complicata, ecco.
Partiamo in tre, torniamo in quattro, e già qui è una bega che non si risolve on line. Aggiungiamo l’ulteriore quisquilia che del quarto passeggero non abbiamo neppure i documenti e completiamo il mazzo con il fatto che non sappiamo quando potremo tornare …
Per fortuna all’agenzia di viaggi “Le Balze” sono professionisti e alla fine abbiamo fatto presto e bene.

Sappiamo perfettamente che le “complicazioni nascoste” non sono solo queste e, proprio per la loro natura occulta, non sono neppure numerabili, quello che sappiamo e che le affronteremo e le supereremo sempre tutte. Per Samuél.