La donna la donna la donna… o l’omo?!

Scusi… io ho seguito un po’ la questione: le donne incazzate, e via, e via… ma ‘nsomma, la donna la donna la donna… o l’omo?!

Cortesemente, prima leggere questo articolo, prendetevi tre minuti per vedere questo estratto. E’ preso da un vecchio film di Roberto Benigni: “Berlinguer ti voglio bene”. Tranquilli, non ci sono troppe parolacce, almeno per un toscano medio.

Ecco, avete appena visto il concentrato di un’epoca che tutt’oggi resiste e proietta le sue propaggini da un rivoluzionario passato ad un rivoltante presente nei centri sociali, nei circoli arci, nei sindacati, nei kibbutz e negli alberi-casa Na’vi.

Il contrasto tra la lotta femminista e la soverchiante ignoranza stereotipata dell’omo (che è la contrazione toscana di uomo e non c’entra niente con gli omosessuali), in questa disarmante gag, fa da incudine al martello dei diritti della donna che ultimamente batte incessantemente e sempre più forte, arrivando in molti casi a danneggiare gravemente colei che invece dovrebbe essere tutelata.

Non tengo infatti segreto il mio pensiero, secondo il quale alcuni diritti acquisiti dalla donna, nel mondo occidentale sono un vero e proprio boomerang che torna indietro, traditore, a colpire e ferire le mamme che scelgono l’aborto o le donne che sacrificano tutto per la carriera lavorativa. Però non è di questo che voglio parlare.

Vorrei concentrare la riflessione su una questione particolare, apparentemente laterale, poco evidente, anche se presente alla Marcia per la Vita alla quale ho pochi giorni fa partecipato. Il ruolo dell’uomo quando una donna prende in considerazione l’ipotesi di abortire è una parte del problema. Indubbiamente meno incidente, ma comunque, siccome ogni dolore ha un valore assoluto, non si può dire che si possano tralasciare o trascurare.

Il movimento femminista e la legislazione, gruppi pro-life e pro-choice, ma anche la letteratura e in generale i mass media, se parlano di aborto lo mettono sempre in relazione alla figura della donna. Non è facile trovare qualcuno che si preoccupi dell’altra metà del cielo e questo è grave.

Se è vero che la donna ha sempre una parte, attiva o passiva, nell’atto dell’interruzione di gravidanza, è anche vero che precedentemente una parte è spettata anche all’uomo (sempre che non si parli di donne che si autoingravidano e poi cambiano idea) e questa parte sembra non contare niente.

Prima di tutto parliamo dei casi di cui non c’è da parlare. A volte, soprattutto nelle baby gravidanze, il maschio neanche è a conoscenza del fatto. La donna si trova (o pensa di trovarsi) incinta, nasconde sotto il tappeto della coscienza ogni istinto materno e conservativo nei confronti dei propri figli, e cancella l’atto sessuale con la distruzione di ogni prova. Il maschio continuerà a fare la propria vita, la relazione, magari occasionale, magari troppo precoce, verrà presto archiviata, i numeri di telefono cancellati dalla rubrica e per lui tutto tornerà come prima. Anzi tutto resterà come prima.
L’altro caso di cui non intendo parlare è il caso dell’aborto richiesto a seguito di un caso di stupro: siamo nella fascia dei casi limite (per altro grande bandiera del movimento pro-choice) che alla fine dei salmi interessa solo l’1% delle donne che, a seguito di violenza, restano incinta.
Sì avete letto bene, 99 donne su 100 che subiscono una violenza, 99 donne su 100 che portano in grembo il figlio di un violento sconosciuto, 99 donne su 100 libere e legalmente in diritto di liberarsi di qualcuno che ricorderà loro, per sempre, qualcosa di cui tutti vorrebbero dimenticarsi, NON abortiscono.

Esclusi questi due casi, come mai, quando l’uomo è presente nel rapporto di coppia, non è coinvolto in quello che accade? Come mai gli è permesso di alzare le mani e chiamarsi fuori? Come mai non viene speso del denaro pubblico per educare i nostri figli maschi a fare gli uomini e a prendersi carico delle proprie responsabilità? E se l’uomo e la donna sono uguali e gli stereotipi di genere sono così sbagliati da dover essere aboliti per legge, come mai la parola e la decisione spetta solo alla mamma?

Siamo davvero sicuri che un uomo che perde un figlio che desidera, per volontà di una donna che invece non lo vuole, non subirà parte delle conseguenze che solitamente capitano alla donna? C’è giustizia in questo?

Anche lo stereotipo secondo il quale l’uomo non soffre di un aborto è sbagliato! L’uomo ne soffre eccome, solo che è abituato a vedersi messo da parte e a non avere voce in capitolo solo perché fisicamente è la donna ad essere interessata dalla maternità. Ma come si può pensare, che se davvero l’uomo e la donna sono uguali, un uomo non sogni di cullare i suoi bambini in braccio, o non senta il desiderio di vederli crescere, o non si immagini di stringerli al petto e prenderli per mano?

Portare davvero sullo stesso piano l’uomo e la donna significa dare davvero libertà di scegliere a entrambi! Perché non dare la possibilità ad un padre di crescere un figlio che una madre scarterebbe? Dove sta scritto che il figlio è solo della donna? Lì ci sono due gameti, uno è maschile, il figlio è di entrambi, perché la donna deve avere diritto di interrompere lo sviluppo di un bambino che non è generato solo da lei?

In tempi in cui per legge si fa tutto ed il contrario di tutto, in nome di volontà e desideri appaganti e irrinunciabili che devono diventare diritti, io dico che sarebbe giusto che, se l’uomo volesse tenere il figlio, la donna dovrebbe portare a termine la gravidanza e darglielo. D’altronde come sindacare la volontà di autodeterminazione di un genitore? Non è per questo imprescindibile diritto umano di autodeterminazione, che si sono stralciate leggi come quella sul divieto di fecondazione eterologa? E allora? Una coppia ha più diritto di autodeterminarsi di un singolo?

Va tanto di moda l’utero in affitto, è perfino previsto il divieto di interruzione di gravidanza per le donne che si fanno pagare per partorire figli per altri, allora perché non parlare di utero temporaneamente espropriato?

O sbaglio?

Pubblicato su La Croce del 16 maggio 2015

Marvin Written by:

Marvin è un androide a bordo della nave spaziale Cuore d'Oro. Costruito dalla Società Cibernetica Sirio come un prototipo di robot CPV (Caratteristiche da Persona Vera), è costantemente depresso. La sua mente "è troppo vasta per essere riempita da qualsiasi occupazione" e passa il tempo a lamentarsi della vita irritando tutti i membri dell'equipaggio o costringendo al suicidio i computer delle navi spaziali. Memorabile "tagline": Ho il cervello grande come un pianeta e mi fanno unicamente raccogliere un pezzo di carta.

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