L’otto marzo è la festa della donna, una doverosa commemorazione che però da sempre è stata strattonata, fin dall’inizio, allo scopo di agguantare i favori di questa o quella fetta di persone. La sua origine è stata resa fumosa nel tempo, a volte indicata come commemorazione di tragedie, altre come compleanno di vittorie sociali sul maschilismo, comunque troppo spesso strumentalizzata a fini molto meno nobili.
A Montevarchi (Arezzo), l’ultima festa della donna è servita da paravento ad una serie di eventi squisitamente politici, con l’unico scopo di distribuire i semi dell’indottrinamento nelle future generazioni di elettori, ovviamente di elettori del PD.
La nostra zona, il Valdarno aretino, è da sempre un bacino di elettori di sinistra. Ci sono comuni che da quando sono nati non hanno mai visto le destre superare il 20/30% del consenso elettorale.
E’ normale quindi che le amministrazioni, grazie a stratificazioni di funzionari conniventi, si sentano libere di compiere dei veri e propri atti di violenza istituzionale nei confronti della popolazione che dicono di rappresentare.
E’ così successo che in coincidenza dell’otto marzo si sia deciso di celebrare la prima unione civile tra due uomini e, immagino per par condicio, venisse pubblicizzata e promossa, la proiezione di un film che parla del matrimonio, all’estero, tra due donne.
Già qui, ad esclusione del film che ovviamente è lecito proiettare come ogni altro film (anche se fa sempre bene ricordare che sono soldi dei contribuenti quelli con i quali di solito si pagano queste kermesse), sarebbe sufficiente dire che il registro delle unioni civili è una cosa contro la legge, per delegittimare l’iniziativa. Istituirlo è stata una presa di posizione ideologica di una amministrazione che si mette in contrapposizione con il governo centrale, dal quale già nel 2014 si è avuto l’indicazione di destituirlo, tramite una circolare del ministero dell’interno.
Ma le cose non si sono fermate a questo. La cerimonia, pubblica come ogni altra cerimonia che viene celebrata dalle autorità, è stata promossa nelle scuole, invitando gli studenti delle superiori, anche minorenni, a presenziare. Sembra che le cose siano state fatte un po’ in fretta e furia, spinti un po’ da quell’energia propulsiva che solo in un ambiente autocelebrativo come questo, può esserci.
Amministratori gasati, giovani e meno giovani; dirigenti scolastici e insegnanti forse un po’ distratti (o comunque convinti che una cosa patrocinata dal comune non dovesse essere soggetta all’attenta analisi né tanto meno sottoposta al giudizio dei genitori, che sarebbe insindacabile e con diritto di veto); funzionari che magari possono cercare di godere di visibilità con personaggi di spicco del governo, magari in Senato.
Questo calderone, condito con un bel po’ d’ignoranza delle leggi, di mancanza di rispetto per le famiglie e superficialità (che tanto siamo tutti amici) ha combinato un bel guaio.
Infatti non sono mancati i dissensi, sia da parte dei genitori che da parte degli insegnanti. Solo che da una parte e dall’altra la paura della vendetta e della ritorsione, di cui molti genitori ritengono capaci questi ambienti, ha fatto sì che molto fosse taciuto.
Fino a che qualcuno un po’ più coraggioso ha preso carta e penna ed ha scritto al ministero e a tutte le parti in causa, richiamando l’attenzione sul fatto che la richiesta di autorizzazione da parte della scuola era stata fatta telefonicamente e in modo fumoso, frettoloso, come se fosse una pura formalità che è quasi di disturbo ottemperare.
Vergognoso e incredibile, che il rapporto fra genitori e scuola sia considerato una scocciatura, ma andiamo avanti.
Questo genitore, di coscienza, preoccupato dell’accaduto si chiede dove sia lo scopo educativo nel portare i futuri cittadini ad assistere ad una cerimonia che si basa su un registro illegale. Si domanda come sia possibile chiedere l’autorizzazione telefonica per una attività fuori dalla scuola lo stesso giorno dell’evento e senza avere spiegazioni chiare e veritiere, ma la cosa che più sconvolge di questa lettera è il terrificante finale:
“[…] Non firmo questa lettera non per codardia ma perché voglio risparmiare a mio figlio la gogna che il Comune e la scuola sarebbero capaci di montare contro di lui […]”.
E’ sconvolgente che i cittadini arrivino ad avere questa percezione delle istituzioni. Questa sensazione deve essere stata percepita anche al ministero. Infatti il sottosegretario Toccafondi ha espresso un suo preciso parere sull’accaduto dichiarando pubblicamente che:
“La scuola non può essere luogo di scontro ideologico i ragazzi non sono platea per convegni e ciò che entra a scuola deve essere condiviso con i genitori cui spetta, Costituzione alla mano, il dovere e diritto dell’educazione. Solo in questo anno scolastico il Miur ha emanato ben due circolari a firma del Ministro per ribadire questo concetto. E’ importante che questo percorso sia effettuato da tutte le istituzioni scolastiche.
Alcuni livelli di scuole, come le primarie le secondarie di primo grado, dipendono poi da amministrazioni comunali che decidono molte attività, per questo mi sento in dovere di fare l’ennesimo appello a tutti: lavoriamo per la scuola e per i ragazzi, non usiamo i ragazzi e la scuola. Le emergenze che riguardano i giovani sono tante, concentriamoci su queste e lasciamo stare la scuola per altro.
Questo è quello che dovrebbe succedere in tutte le scuole e sarebbe dovuto accadere anche a Montevarchi, in merito alla decisione di proporre agli studenti del territorio la partecipazione alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune.”
Forte della posizione espressa dal governo, l’associazione Generazione Famiglia Valdarno ha emanato un comunicato con il quale manifesta l’intenzione di raccogliere il dissenso di ogni singolo genitore che vorrà protestare contro questo trattamento degno del peggior regime totalitario, il quale considera le nuove generazioni solo il vivaio di nuovi elettori dei loro partiti, ai quali va inculcata l’ideologia con ogni mezzo, primo fra tutti quello di esautorare e delegittimare le famiglie.
Questo il comunicato:
– GRAVISSIMO CASO DI PROPAGANDA IDEOLOGICA DI STATO, NO AL REGIME –
Sabato scorso si verificato un gravissimo caso di diseducazione civica compiuto a danno degli studenti delle scuole di Montevarchi: obbligare le scuole, insegnati e ragazzi, a partecipare alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune.
Crediamo che proporre in modo insistente alle scuole la partecipazione ad eventi che ruotano intorno ad atti dichiarati nulli dallo stesso Ministro dell’Interno con una circolare del 2014, sia una brutto strappo nel tessuto che dovrebbe vedere le scuole come luogo di educazione e cultura civica nel rispetto della fiducia ricevuta dalle famiglie.
Famiglie che ricordiamo hanno diritto di precedenza sull’educazione dei propri figli e che in questo, come in ogni altro caso, hanno diritto di essere adeguatamente e correttamente informate sulle attività extrascolastiche.
Di fronte a questa realtà, interrogare le istituzioni e sentirsi dire che “la porta era aperta, tutti potevano uscire ed entrare” ci spaventa: ci mette di fronte al fatto che non c’è più comprensione di quello che si sta facendo e di quali valori stiamo trasmettendo agli studenti; distribuisce le responsabilità sugli amministratori e sui docenti e i presidi che non sembrano avere più la percezione di ciò che è lecito o illecito, educativo o diseducativo, legale o illegale.
Da parte nostra metteremo in atto ogni azione possibile volta a sensibilizzare l’opinione pubblica verso il degrado culturale nel quale i nostri figli vengono immersi, strumentalizzando la festa della donna.
Generazione Famiglia – La Manif Italia
Circolo Valdarno
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