SurroMamma Rai

Sarebbe reato, ma ormai la consuetudine di fare pubblicità alla “surrogazione di maternità”, come è chiamata nell’articolo 12 di quello che resta della legge 40, non fa più neanche storcere il naso o drizzare le orecchie della magistratura. Mi domando a cosa sia servito prevedere anni di carcere di pena e multe milionarie a chi promuove questa attività di sfruttamento della donna e di traffico di esseri umani, se poi anche il Tg2, nella sua edizione più seguita, quella serale (al minuto 18:00), propone servizi a senso unico che, mascherati da falsa informazione, trasformano un crimine contro l’umanità in una auspicabile soluzione di “progresso” sociale.
Sequenziando in modo intenzionale tre servizi che gravitano intorno alla sensibile questione della filiazione e dell’abbandono dei minori, ponendo il focus solo su alcuni aspetti accattivanti di qualcosa e solo su quelli negativi di un’altra, utilizzando una tecnica che ogni genitore che ha un figlio all’asilo conosce, la televisione di stato ha voluto far credere all’Italia che l’utero in affitto è ormai la nuova frontiera della procreazione assistita, che in realtà questa frontiera è già una consuetudine per le coppie sterili, anche perché l’adozione va spesso incontro al fallimento e se adotti un figlio poi dovrai sempre vedertela con gruppi di mutuo aiuto e avrai sempre il dubbio che possa fuggire via verso le sue origini.

La stessa introduzione della speaker del Tg2, Maria Concetta Mattei, sottolinea come ci sia chi ha un grande desiderio di maternità e lo fa coincidere con il dono alle famiglie che non possono avere figli. Certo esistono brutti e cattivi che lo fanno per soldi, ma qui si parla di persone generose. Ovviamente non è stato fatto nessun riferimento alla riduzione in schiavitù che migliaia di donne subiscono in India e in altri paesi dove la fame e non le psicosi, inducono le donne a vendersi. Comunque sottolineiamo che è stato introdotto come “utero in affitto”.

Il primo servizio, cordiale e affettuoso, si è svolto in un clima familiare e caloroso. Nonostante fosse un intervista fatta tramite un collegamento video con gli Stati Uniti, si percepiva l’abbraccio che idealmente la giornalista Giovanna Botteri dava alla donna dall’altra parte dell’oceano. Dalle risposte alle ovvie domande di rito si percepisce lo stato di alienazione in cui questa donna, Mandy dell’Oregon, vive. La principale motivazione per cui lei affitterebbe l’utero è che a lei piace essere incinta. Lei vorrebbe vivere una vita sempre con il pancione.
Non c’è bisogno di essere psicologi per capire che ci troviamo di fronte ad una persona disturbata. Solitamente nei colloqui preadottivi, in assenza di diagnosi di infertilità, ci si preoccupa di verificare che la donna non stia scegliendo la strada dell’adozione solo per paura della gravidanza, cosa che potrebbe individuare disturbi della personalità che possono bloccare il rilascio del decreto.
È facile intuire che anche desiderare l’opposto, cioè essere costantemente gravida, è sintomo di qualcosa che non va.
Anche le successive risposte sono significative a stabilire che stiamo parlando con qualcuno che non ha la corretta percezione della realtà che lo circonda.
Considerare la gravidanza un abbraccio al figlio di un amico è una riduzione inaccettabile della maternità. Un abbraccio non ti cambia la chimica, non cambia il tuo fisico in modo indelebile. Inoltre le persone per cui cresci un figlio non sono amici, ma clienti che ti pagano e che ti vincolano ad un contratto.
La dichiarazione di essere una persona religiosa, verosimilmente protestante, la spaventosa ammissione di sentirsi in missione per donare la vita, senza rispettarne la sacralità, sigilla il tutto e mostra come il lavaggio del cervello, generazione dopo generazione, abbia creato dei mostri invasati, incapaci di considerare persone anche i bambini.
Dei bambini infatti non si parla, o meglio, se ne parla come di pacchetti da infiocchettare e mettere sotto l’albero come un regalo di Natale.
Oppure se ne parla in termini di “scelte”.
È atroce venire a conoscenza del fatto che queste donne hanno famiglia e figli ai quali spiegano cosa stanno facendo.
Ai figli propri, magari ancora piccoli, magari ancora incapaci di fare un distinguo tra inseminazione omologa ed eterologa, magari non coscienti del fatto che due uomini non possono fare un figlio, viene spiegato che quello lì, in pancia, non è un fratellino.
Perché? Perché lei voleva due figli. Due figli ha, e adesso basta. Via. Adesso vuole la pancia ma non i bambini.
Loro hanno avuto la fortuna (o la sfortuna) di nascere prima e li ha tenuti.
Viene da domandarsi malignamente cosa accadrebbe se una disgrazia le portasse via un figlio. Probabilmente lo rimpiazzerebbe.
Crescendo, un figlio potrebbe domandarsi se la sua venuta al mondo e la sua permanenza in quella famiglia non sia riconducibile ad una semplice equazione matematica. A una statistica. La sindrome del sopravvissuto può prendere forma anche in questo modo.

Il servizio successivo è introdotto laconicamente come doveroso, d’altronde la maternità surrogata (già il nome è cambiato n.d.r.), questo gesto così altruista che dà tanta felicità alle persone che non possono avere dei figli da soli, non è sempre ben visto da tutti e quindi ci dobbiamo sorbire il parere contrario di una persona contro, questa volta sì, l’utero in affitto.

L’intervista ad Assuntina Morresi è indegna. Fredda, tagliata, incompleta, è priva anche di una stilla di tutto quel miele che grondava dal collegamento con l’America. Eppure lei è precisa, puntuale: “L’utero in affitto è un contratto che impegna una donna a cedere a terzi un bimbo appena partorito, è intollerabile che queste due persone, donna e bambino, diventino oggetti di scambio”. Poi però l’intervista di Doriana Laraia cambia strada, da contraltare al servizio precedente diventa un altro spot all’utero in affitto andando a sottolineare come, nonostante il parere contrario del Comitato Nazionale per la Bioetica, sia permesso a tantissime coppie di andare all’estero ed usufruire, in modo assolutamente libero, di ciò che in Italia è persino vietato pubblicizzare. Mentendo sulla realtà, non informando che meta di tante coppie con meno soldi è anche l’Asia, con tutti i problemi legati allo sfruttamento delle donne che in quei paesi non sono libere di dire “no” ai loro mariti, quando questi le spingono a questa pratica per guadagnare soldi per sopravvivere.

Per passare da questo argomento alla promozione delle coppie omosessuali con figli grazie alla stepchild adoption, il passo è breve. A cosa serve ricordare che la Ex-Presidente del tribunale dei minori del Lazio, Melita Cavallo (al secolo Carmela) si è prodigata in questi ultimi anni a produrre giurisprudenza creativa solo ai fini di permetterle la promulgazione di sentenze sempre più in contrasto con le leggi vigenti? Solo a desensibilizzare ulteriormente sull’argomento utero in affitto.

Come si può, d’altronde, oggi, affrontare il tema adozione e utero in affitto, ma in questo caso si parla di maternità surrogata, senza dare un colpo d’occhio pietoso alle coppie omosessuali! Loro per biologia non possono avere figli (maledetta natura omofoba e discriminante!) e questa ingiustizia dobbiamo metterci di buzzo buono per debellarla. Costi quello che costi, per i bambini.

Il colpo di grazia, come se già non ce ne fosse abbastanza per una querela ai sensi della legge 40, arriva con il terzo servizio. Sull’affido e l’adozione. No. Scusate. Sul FALLIMENTO dell’affido e dell’adozione. Un colpo basso, bassissimo, inaccettabile da una televisione di stato pagata con i soldi dei contribuenti.

Il servizio parla di una cosa che purtroppo succede: circa il 3% delle adozioni fallisce. Non tutte con gli stessi tempi, ma 3 ragazzi su 100 non riescono ad accettare la nuova condizione o la famiglia scoppia e non viene mantenuto il patto di assistenza del minore, per questo si genera un nuovo abbandono.
Le drammatiche ripercussioni non sono definibili, ogni situazione fa storia a sé e si devono tenere in conto una miriade di variabili, ovviamente ignorate da un servizio come quello proposto in una manciata di minuti all’interno di una rubrica di un notiziario, che ha evidentemente un solo scopo: fare un lavaggio del cervello che niente ha a che vedere con l’informazione.

Quello a cui abbiamo assistito ieri sera non si può chiamare altro che propaganda. Schifosa propaganda di regime. Fatta a spese dei contribuenti, fatta sulle spalle dei genitori adottivi, fatta sulla testa dei bambini che si vorrebbero far nascere su commissione e con l’utero in affitto anche in Italia. Orientare l’opinione pubblica con informazioni parziali, omettendo il dramma raccontato da decine di figli scambiati, come figurine di un album: due ce li ho già, il terzo te lo dono, è follia!
L’ignominioso pilotaggio dell’intervista ad Assuntina Morresi, usato solo come scusa per pagare il dazio televisivo quotidiano alle lobby LGBT è una vergogna! La presentazione dell’aspetto peggiore dell’adozione, come se fosse normale amministrazione e le famiglie adottive prendessero certe complicazioni a cuor leggero, è ingiustificabile.

Qui si vuole far passare come dono quello che è egoismo mentre si indica come obsoleto, come per metterlo in disuso, l’istituto dell’adozione. Dire che sempre più coppie fanno l’utero in affitto e contemporaneamente dire che l’adozione è problematica significa destinare al limbo degli istituti sempre più bambini abbandonati.
Significa iniziare a percorrere la strada del figlio “se, quando e come lo vogliamo” dimenticandoci che sono doni che la vita ci fa, che sono persone, che sono ALTRE persone.

Curioso che poco dopo alla trasmissione delle Iene fosse di scena la Commissione Adozioni Internazionali (CAI) che si occupa di gestire il complicato percorso dei bambini che dall’estero arrivano a ritrovare una nuova famiglia in Italia. Pur parlando di casi particolari, cioè delle adozioni nominali, un’altra sfaccettatura di questo poliedrico mondo, il leitmotiv è sempre lo stesso: “Cosa sta succedendo alla CAI?”. Da quando Renzi ha posto alla guida di questo istituto la sua amica Senatrice (ex Pretore di Pontassieve) Silvia Della Monica, le adozioni internazionali sono crollate sia numericamente, sia amministrativamente. Tempi dilatati, attese insensate, liste di bambini che impiegano semestri a passare da una scrivania all’altra, riunioni vietate, domande eluse. Quando viene intercettata, Silvia Della Monica si nasconde nelle portinerie … che sta succedendo? Ci sono dei motivi particolari per cui in Italia, contestualmente a questa pubblicità della RAI all’utero in affitto (che ricordiamo: è reato), si stanno sabotando le istituzioni a tutela dei minori?

Perdere di vista i diritti dei bambini è il primo passo per togliere loro la dignità. Iniziare a considerarli cose. Cose delle quali ci si può stancare, cose delle quali si può abusare. Cose che si possono collezionare o dare via, come fa Mandy dell’Oregon.

Pensiero Profondo Written by:

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