Siamo troppi?

La popolazione mondiale è stata interessata da una crescita continua sin dalla fine della piaga della peste nera, nel corso del XIV secolo; la soglia dei 7 miliardi è stata superata alla fine del 2011 e l’Onu stima che nell’anno 2040 sul nostro pianeta ci saranno circa 9 miliardi di abitanti. La maggior parte dei demografi, però, prevede che a partire da quella data la popolazione mondiale comincerà a diminuire e che potrebbe tornare a 7,5 miliardi entro il 2100 a causa della diminuzione dei tassi di natalità: infatti il tasso di crescita della popolazione mondiale ha raggiunto un picco del 2,19% nel 1963, ma nel 2008 si è quasi dimezzato.

Nel 2015 la popolazione mondiale ammonta a circa 7,3 miliardi.

L’aumento demografico rappresenta il tema principale nel dibattito relativo al futuro della nostra civiltà. Anche quando non se ne parla direttamente, si intuisce che questo fenomeno è la base su cui si innestano le innumerevoli dinamiche socioeconomiche che animano le politiche dei paesi più industrializzati. Un dato che appare condiviso pressoché da tutte le letture della situazione è che, considerati gli standard di vita del mondo occidentale, non è possibile che essi vengano estesi all’intera popolazione mondiale, senza depauperare le risorse del pianeta in modo irreversibile.

In parole povere se tutti consumassero quanto consumiamo noi, le risorse della terra non sarebbero sufficienti.

Ma diamo un’occhiata ai numeri, nel dettaglio per continente:

Popolazione mondiale storica e stime future (in milioni)

Risulta evidentissimo come il Nord America e l’Europa in termini demografici contano poco assai, mentre in termini economici dettano legge, cioè gli standard di consumo che vorremmo preservare sono quelli di una ridottissima minoranza rispetto alla globalità della popolazione mondiale.

E come si può risolvere dunque questo problema? Sembrano esistere tre sole possibilità:

1) Ridurre i consumi procapite dell’intera popolazione mondiale, a partire dai paesi più spreconi

2) Ridurre la popolazione

3) Mantenere basso il tenore di vita della maggioranza della popolazione, in modo che la minoranza possa continuare con il proprio stile dispendioso

Ovviamente la risposta giusta sarebbe la uno, ma per ottenere risultati consistenti il sistema della produzione dei consumi si dovrebbe auto-ristrutturare venendo meno al suo assunto costitutivo, che è quello di portare il singolo individuo verso consumi sempre maggiori di beni e servizi di ogni genere, al fine di massimizzare il profitto del sistema stesso, molla che permette all’intero meccanismo di proseguire la corsa del suo sviluppo. In parole povere, si tratterebbe di rottamare il capitalismo dalle fondamenta e smettere di vedere nella crescita l’unica soluzione ai problemi di bilancio degli stati.

Invece se riducessimo la popolazione mondiale, potrebbe rimanere intatta la struttura economica capitalistica, e la riduzione della base di consumatori, che teoricamente dovrebbe produrre una diminuzione dei profitti, potrebbe in parte essere tamponata con meccanismi finanziari studiati per lo scenario globale, in parte compensata dall’innalzamento esponenziale del livello economico dei soggetti superstiti alla riduzione della popolazione. Il sistema vedrebbe così garantita la sua sopravvivenza nella forma e struttura attuali.

Da qui si capiscono gli sforzi con cui l’Europa e gli Stati Uniti stanno portando avanti campagne per il contenimento delle nascite o addirittura alla sterilizazione rivolte soprattutto ai paesi in via di sviluppo, e, in attesa di vedere i risultati di queste operazioni cosiddette umanitarie, si sta mettendo in atto la soluzione tre, cioè si cerca di mantere distanti da noi i poveri, chiudendo le frontiere.

Dice Bertrand Russell, ne “L’Impatto della Scienza sulla Società” (1953):

“Non pretendo di dire che il controllo delle nascite sia il solo mezzo per impedire ad una popolazione di aumentare. Ce ne sono altri… la guerra è piuttosto deludente a riguardo, ma una guerra batteriologica potrebbe rivelarsi efficace. Se una peste potesse propagarsi nel mondo ad ogni generazione, i sopravvissuti potrebbero procreare liberamente senza riempire troppo il mondo. Lo stato delle cose potrebbe essere un pò sgradevole, ma che importa? Le persone veramente nobili sono indifferenti alla felicità, soprattutto a quella di altre persone. Ci sono tre modi di garantire una società che voglia essere stabile per quanto riguarda la popolazione. Il primo è quello del controllo delle nascite, il secondo quello dell’infanticidio o con guerre realmente distruttive, e il terzo attraverso una povertà generale, fatta eccezione per una potente minoranza.”

A rileggere ora questo brano di 68 anni fa vengono i brividi, soprattutto se guardiamo alle attuali guerre civili che stanno decimando la popolazione del Medio Oriente con la benedizione  degli Stati Uniti e l’indifferenza dell’Europa, o la recente epidemia di ebola che in Africa ha fatto diecimila vittime (e poi si scopre che il brevetto del virus ebola dal 2010 è di proprietà dall’ente americano CDC, Centers for Disease Control), o se leggiamo le intenzioni programmatiche della candidata alla presidenza USA Hillary Clinton sulle campagne obbligatorie di controllo delle nascite e le sterilizzazioni forzate.

Eppure le possibilità di produrre energia da forme rinnovabili a costi bassi sono sempre maggiori e si stanno diffondendo a grande velocità, le tecnologie alimentari stanno continuando ad aumentare i tassi di produttività dei terreni agricoli, il modello di vita potrebbe trasformarsi offrendoci un’esistenza con meno guadagni, meno consumi, ma anche meno obblighi lavorativi, e più tempo da dedicare a noi stessi, per coltivare le nostre relazioni di amicizia, la nostra crescita personale, i nostri interessi.

Per capire quanto margine abbiamo ancora nella riduzione degli sprechi, basta guardare la mole di rifiuti pro-capite che produciamo, soprattutto umido: esportare il nostro modello di sviluppo (e di consumo) non può essere una strada praticabile e nemmeno auspicabile, ma certamente possiamo avere garantiti cibo, casa, protezione e istruzione con uno stile molto più parsimonioso e umano, rispettoso del pianeta e dell’uomo che lo abita. Affermare che per garantire la sopravvivenza dell’umanità bisogna uccidere gli uomini è una contraddizione in sè, che nasconde la vera motivazione dietro logiche spietate e inumane: pochi potenti che difendono se stessi e i propri privilegi, a discapito di tutti gli altri.

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

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