(non) Credo ai miracoli

«Perché ogni prodigio che qualcuno quaggiù dice di aver ricevuto è come uno schiaffo a me che non l’ho domandato»

Cosa dice la Chiesa sui miracoli? A dire il vero, non mi sono mai seriamente informata. Ogni tanto si sente qualche notizia sensazionale, dalle statue piangenti alle guarigioni improvvise, che fanno un po’ pensare, che generano inquietudine. Gli atei dicono che quel che non è spiegabile oggi, lo sarà un giorno, punto. I credenti più facilmente usano la parola miracolo, alcuni con scetticismo, altri con trasporto; poi magari si perdono nel dibattito su quali siano i veri miracoli: le conversioni, ad esempio, sono prodigi inspiegabili ma invisibili e un miracolo è tale solo se dietro a sè lascia una scia di bene, altrimenti è solo una truffa (l’albero si giudica dai frutti).

Non entro nel merito della disquisizione teologica, per carità!

Giro la frittata e la domanda la faccio a me: io ci credo ai miracoli? La risposta è sorprendentemente incoerente (chi mi conosce, direbbe ahimè che è prevedibilmente incoerente): io credo ai miracoli che capitano agli altri, ma a me no, non può succedere. Anzi, non DEVE succedere. E dentro questo verbo si nasconde una folle paura della verità. Sì, perché se è vero che non si possono invocare aiutini divini ad ogni passo, a sostegno del proprio progetto, trascurando completamente il “sia fatta la tua volontà” che recitiamo nel Padre Nostro (cit. Paolo Belletti), è altresì vero che è piuttosto sospetto l’atteggiamento di chi non chiede mai.
Come recitava la pubblicità di non so più quale profumo: “per l’uomo che non deve chiedere mai!”
Spesso saltiamo emotivamente dal “ce la faccio da me, non ho bisogno di nessuno” al “non ce la farò mai, che ci provo a fare”, nello spazio di un secondo, giusto il tempo per sbattere il muso in una delusione, in un fallimento.
E nel mezzo non c’è proprio niente? Per forza si può essere solo Rambo-MacGyver-BobAggiustaTutto o depressa-sull’orloDiUnaCrisiDiNervi?
Sento già il coro di «nooo» di sottofondo, come nelle trasmissioni tv dove il conduttore fa la domanda retorica al pubblico. Va bene la risposta è no, bravi. Adesso però ditemi come si fa a mettersi nel mezzo, visto che tutti in coro avete detto «nooo».

Silenzio assoluto.

Eggià, perché il difficile sta qui: quando serve, bisogna chiedere aiuto, alla famiglia, agli amici, ai colleghi, anche e soprattutto a Dio. Bisogna chiedere prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, sapienza, scienza, intelletto, cioè una bomba di vitamine dello spirito, per aiutarci a trovare la soluzione pratica del nostro problema “da soli”, diciamo così.
Tutto qui? Già non sarebbe poco, ma non è tutto qui. Perché ci sono ostacoli che noi, con le nostre gambe, non possiamo comunque superare, come una malattia, la morte, il dolore fisico e mentale. Da queste cose non possiamo salvarci da soli: abbiamo bisogno di un miracolo in grande stile, di un effetto scenico di rilevanza, del famoso deus ex-machina.

Provo una sincera invidia verso coloro che intraprendono pellegrinaggi, fanno voti, si affidano a santi di ogni genere per invocare grazie esagerate, in cui sperano moltissimo. Ci contano proprio, per davvero, quasi le danno già per ricevute. Sono persone ingenue? Forse qualcuno, ma non tutti. Sono persone con fede, e non semplicemente fede in Dio (quella ce l’ho anch’io, e pure tanta direi), ma nella possibilità concreta di poter incidere sul proprio destino, di avere voce in capitolo sul progetto che Dio ha su di loro. E hanno anche delle idee in proposito, dei suggerimenti da dare al Padreterno, si mettono in gioco, ci stanno al dialogo e al confronto. Queste persone passano le notti in ginocchio a domandare e poi si rialzano e dicono “ma sia fatta la tua volontà”, perché sentono di valere molto, di essere prese in considerazione nelle loro preghiere, e di essere inserite in un progetto più grande di cui possono fidarsi in toto.

Io sono lontana anni luce da una fede così ed è un problema, perché in fondo in fondo di Dio non mi fido: Lui c’è, ha delle idee che è inutile discutere, io non conto niente. Questo il riassunto, molto sintetico, del mio pancia-pensiero. Ci sono stati momenti difficili della mia vita in cui avrei potuto, anzi, avrei DOVUTO chiedere, e non l’ho fatto, e non passa giorno in cui non ci pensi. Perché ogni miracolo che qualcuno quaggiù dice di aver ricevuto è come uno schiaffo in faccia a me che non l’ho domandato. E se fosse vero che quello che desideriamo conta? E se fosse vero che siamo trattati da Dio come figli? E se fosse vero che, se domandiamo con una fede piccola come un granello di senape, otteniamo? Allora io e tutti gli scettici lamentoni come me di cui è pieno il mondo abbiamo, oltre al fardello dei nostri peccati, anche la colpa di non aver avuto speranza. Ecco, l’ho detta quella parolaccia che mi tormenta: speranza. Il miracolo è la materializzazione della speranza, che si fa carne e sangue e cambia gli eventi.

Speranza anche nel fatto che Dio comunque sa tracciare parole dritte sulle righe storte e continua ad uscire sulla piazza a cercar operai fin quasi al tramonto del sole. Come a dire, finché c’è vita, c’è speranza.

Pubblicato su La Croce del 2 aprile 2015

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

One Comment

  1. Cristina
    10 Aprile 2015
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    Condivido “l’inquietudine e la paura” di questo, anche se forse i termini non sono proprio giusti, comunque spesso il mio pensiero è simile al tuo.. Mi hanno insegnato che niente avviene per niente, anche per i miracoli ci si deve mettere in fiduciosa attesa, rimettersi tra le braccia del Padre e aspettare… il brutto è che molto spesso quando ci aspettiamo qualcosa dagli altri in genere veniamo delusi e quindi, quando ci si scotta con l’acqua calda poi si ha paura anche di quella fredda. Difficilmente anche io riesco a liberare la mente e affidarmi completamente “alla Sua volontà”, è sbagliato, a volte si vive male, però è più forte di me.. Io sono convinta che il nostro essere al presente rispecchi ciò che abbiamo vissuto e questo ci condiziona nel nostro agire e pensare quotidiano, anche se diciamo che non è vero, a livello inconscio, sono sicura che sia così…Anche io in fondo in fondo non mi fido ciecamente di Dio anche se vorrei esserne in grado… Ho avuto una vita dura, fin troppo penso a volte, però se mi fermo a riflettere un attimo su ciò che è stato mi viene da pensare che se sono “sopravvissuta” a tante cose, beh, forse davvero qualche miracolino l’ho avuto anche io, anche solo la forza di vivere giornalmente e di andare avanti nonostante tutto…

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