Liberi pensieri obbligati

Negli ultimi giorni mi sono ritrovato a pensare a come mi sono sentito etichettare ogni volta che ho affrontato qualche argomento spinoso, o ho risposto a qualche provocazione, argomentando secondo i princìpi di Santa Romana Chiesa.

Tali princìpi, che hanno origine nella Bibbia e nel Vangelo, che prendono spunto dalla tradizione, che si traducono nel diritto canonico e che vengono diffusi con il catechismo e il magistero della Chiesa, secondo il Concilio Vaticano I devono essere moralmente accolti da ogni cattolico che voglia continuare a fregiarsi di questo aggettivo.

Siccome tra i miei obiettivi nella vita, oltre che costruire una stampante 3D, avere un’altra figlia femmina e diventare comunista in punto di morte (così muore uno di loro) ho intenzione anche di restare cattolico, spesso attingo ai suggerimenti papali e li uso.

Non li commento, non li osanno, denigro, condivido, piacio o retwitto. Li uso. Tipo che se uno mi domanda cosa ne penso della Comunione presa con le mani dico che è una cosa permessa, ma il Papa in San Pietro ha deciso che non è cosa da farsi, quindi non lo faccio nemmeno io.

In questi casi mi sento dire:

«Pecorone» Perché io non ragionerei con la mia testa. Il fatto che mi fidi di quello che altri  affermano la dice lunga su quali siano le mie capacità cognitive e razionali. Marionetta – come se per fidarsi del cartello “alta tensione” fosse necessario sempre prima toccare i cavi.

«Medievale» Perché siccome la Chiesa tende a non modificare il proprio pensiero ad ogni nuovo numero di Vogue, allora il mio pensiero è vecchio, superato. Obsoleto – come se: siccome ormai è troppo tempo che due più due fa quattro, allora basta con questo matematica tradizionalista.

«Bigotto» Perché nonostante i miei sforzi non sono perfetto. Interessante come il termine abbia cambiato significato. Oggi bigotto è chiunque non sia disposto a barattare le sue convinzioni religiose con il relativismo – come se fosse giusto esprimere solo idee adeguate ai propri limiti: la morte dell’aspirazione. Nessuna possibilità di redenzione.

«Fascista» Perché quando uno non conosce il significato delle parole le usa a casaccio. Prende quello che gli sembra il peggiore insulto e lo scaglia convinto che faccia sempre effetto. In realtà io non sono fascista e se me lo dici non mi indigno perché so che lo usi a sproposito. Sì, comunista dei miei stivali, parlo con te. Tu sei quello con la maglietta di Che Guevara e la bandana arcobaleno, ignaro di essere stereotipo di un coacervo di luoghi comuni e di controsensi. Ingorante – come se la trasformazione del P.C.I. ne “La Quercia”, poi ne “l’Ulivo” e ora nel P.D. sia stata catartica anche per i pogrom e le purghe sovietiche.

Ma chi è che mi rivolge questo tipo di accuse? Solitamente sono coloro che hanno abbracciato la moderna linea di pensiero che stimola a non pensare o quantomeno invita a fare una ragionamento estremamente superficiale. Sono le persone che hanno paura del silenzio, perché nel silenzio sale forte il rumore dei pensieri. Per loro è normale che il semplice atto di libera volontà implichi anche il diritto a finalizzare e raggiungere gli obiettivi che si prefissano, qualunque essi siano.

A volte sono mediamente colti e allora azzardano pure qualche citazione biblica, tentano personalissime esegesi o approfittano di estreme sintesi, riassunti di intere vite di contemplazione, per espandere a dismisura le loro strampalate teorie. E’ il caso dell’inflazionatissimo Sant’Agostino, che con il suo «ama e fa’ ciò che vuoi» ha visto milioni di cattocomunisti frantumarsi la coscienza e convincersi che si traducesse in «volemose’bbene che così possiamo fare quel cazzo che ci pare».

Altre volte sono solo ignoranti, vivono, ma soprattutto vegetano, sulle informazioni che i media passano loro; le notizie più urlate sono quelle che si sentono meglio, quindi è ovvio che siano le informazioni più attendibili. Su di esse si basa il loro termine di paragone: se non è una cosa propugnata dal mainstream, se non è pensiero della maggioranza (o almeno etichettato come tale), se non è riportato dai nostri più importanti quotodiani, allora non è vero. Poco importa che mentre scrivo, per l’Italia venga rilevata la 73esima posizione al mondo quando trattiamo di libertà di informazione.

Molto più spesso in loro si rileva la vera, tangibile, mancanza di ignoranza. Sono così insulsi e vuoti che non riescono altro che a balbettare confusi stralci di luoghi comuni e frasi fatte. Si documentano approfonditamente sui libri di Dan Brown, sanno a menadito l’ordine dei priori di Sion e snocciolano cifre inconfutabili riguardo a ICI e IOR (che poi chissà come hanno fatto visto che fino a ieri c’era pure il segreto bancario). Sono quelli che “chi sono io per giudicare”, ma perdono il resto della frase. Quelli che fanno festa per Natale e per Pasqua, ma ignorano il festeggiato. Quelli che “assassino hai ucciso una gatta incinta”, ma tanto fino alla dodicesima settimana è solo un grumo di cellule.

Questi ultimi sono la maggior parte e anche se non ci perdo tempo direttamente, li vedo zombeggiare in rete, aggredire i post di Adinolfi, commentare in modo anonimo gli articolacci di Gayburg. Sono marionette che si scagliano contro chi gli dicono di scagliarsi. Menti deboli, pilotate, che subiscono il movimento intestinale più del dubbio.

In questa epoca sono la massa pericolosa. Sono cervelli con l’account hackerato, menti nelle quali è stata installata la App del pensiero unico. Quando c’è bisogno di distribuire una nuova versione, basta una notifica e i liberi pensieri obbligati si distribuiscono.

Marvin Written by:

Marvin è un androide a bordo della nave spaziale Cuore d'Oro. Costruito dalla Società Cibernetica Sirio come un prototipo di robot CPV (Caratteristiche da Persona Vera), è costantemente depresso. La sua mente "è troppo vasta per essere riempita da qualsiasi occupazione" e passa il tempo a lamentarsi della vita irritando tutti i membri dell'equipaggio o costringendo al suicidio i computer delle navi spaziali. Memorabile "tagline": Ho il cervello grande come un pianeta e mi fanno unicamente raccogliere un pezzo di carta.

One Comment

  1. Cristina
    11 Maggio 2015
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    mannaggia se è vero! siamo tutti lobotomizzati parzialmente, tutti “pecorizzati”, ciò che non è stato toccato sono le terminazioni nervose che legano il cervello, quì usato impropriamente, con l’elaboratore capo, le altre terminazioni come il documentarsi, il ragionare, il riflettere, il porsi domande e cercare di rispondersi, l’avere il coraggio delle proprie idee, ecc… tutto distrutto. Si viaggia con il paraocchi come cavalli, etichettando le persone senza porsi altri quesiti, perchè come prima si diceva che una donna bionda e bella era quasi sicuramente stupida, ora si dice che tutto ciò che è dettame di Chiesa è obsoleto, ridicolo, da cambiare, ad esempio… Siamo una generazione di automi al servizio di “una mente” limitata e neanche troppo brillante purtroppo….

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