Nuova APP per curare l’ansia

La Northwestern University di Chicago ha messo a disposizione per i dispositivi Android una nuova app che serve per far fronte a problemi psicologici molto diffusi, come l’ansia, la depressione o gli attacchi di panico. Questa applicazione dovrebbe suggerire delle attività studiate dagli psicologi dell’università per alleviare il sentimento di isolamento del soggetto e il suo stato di ansia.

Dal momento che esiste un’app per ogni cosa, non c’è davvero da stupirsi di questa nuova invenzione, tanto più se si pensa che i disturbi psicologici sono ormai diffusissimi tra la popolazione del mondo industrializzato.

Esiste una fiorente economia che si sostiene sulle nuove fragilità emotive che ci affliggono, e non mi riferisco solo ai professionisti del settore, come psicologi e psichiatri, ma anche a quelle numerose figure che in teoria si occupano di tutt’altro, come omeopati, osteopati, dietologi, pranoterapeuti, financo gli insegnanti di yoga e pilates. Ogni malanno collaterale va sempre a sfociare in una confessione di un disagio psicologico, che ciascuno si propone di curare con tecniche all’avanguardia ed esclusive soluzioni. Più che altro quello che fa presa istantanea è la disponibilità all’ascolto, più o meno interessata, che è davvero ciò di cui ciascuno è disperatamente assetato.

Esistono gruppi di ascolto e di mutuo sostegno, nei quali ci si può sfogare e trovare un riscontro nelle altrui esperienze, anche se questa attività di rovesciamento all’esterno dell’acqua sporca che ciascuno ha dentro non significa necessariamente fare anche una corretta opera di pulizia interiore.
La cosa più preoccupante del fenomeno rimane la sua vastità: almeno la metà delle persone che conosco ammette di soffrire o di avere sofferto di ansia o depressione, suppongo che anche una buona fetta di quelle che non lo ammettono, ne siano comunque afflitti. Anche io mi aggiungo nel novero della folta schiera, quindi parlo con cognizione di causa.

Siamo tutti alla ricerca di una diagnosi prima e di una soluzione poi, per poterci riappropriare della nostra vita con lo spirito spavaldo e avventato della gioventù.
Purtroppo le esperienze vissute, e ciascuno ha le sue, ci hanno cambiato in modo irreversibile, non necessariamente in peggio, ma sicuramente ci hanno reso più fragili e inadatti a questo mondo frenetico e ostentatamente felice.
Possiamo fare tutto, abbiamo tutto, nessuna legge è sopra di noi (in Italia nemmeno quella dello stato), nessuna morale ci viene imposta. Eppure ci assale improvvisa quella stretta al petto, quel tremore incontrollato, quello smarrimento spaurito, come fossimo piccoli cuccioli indifesi dispersi nel bosco e non baldanzosi lupi, padroni della foresta.
La verità sull’uomo supera l’uomo stesso che la nega con forza e ostinazione, come il cielo non smette di piovere solo perché un bambino capriccioso piange e urla perché vuole giocare in cortile.

Un’umanità senza punti di riferimento e regole chiare si smarrisce nella deriva della propria psiche. Dentro il nostro cuore si nasconde il peccato originale, cioè la pretesa mai esaurita di farci noi stessi da Dio, di decidere da soli cosa è bene e cosa è male, lasciandoci così schiacciare da emozioni inconsce molto più che da illuminati ragionamenti.
E sopra ogni cosa l’uomo moderno senza fede, quando guarda se stesso, non può vedere altro che un grumo di cellule parlanti, niente più di un animale qualunque, anzi, meno simpatico e morbido. La soddisfazione di ogni proprio istantaneo capriccio copre solo fino ad un certo punto la domanda di senso che ci impregna dal profondo, solo fino al punto in cui la realtà ci grida in faccia inequivocabile che le cose non stanno come vorremmo.

Ecco allora che esplode lo stress, cioè la distanza tra gli obiettivi che ci siamo prefissi, o che qualcuno ci ha imposto, e la possibilità effettiva di raggiungerli diventa incolmabile: l’agognata felicità a basso costo non esiste, non la troveremo nelle relazioni vissute con superficialità, dove si prende e non si dà, e nemmeno nella solitudine egoista di chi decide di non giocarsi la vita in nessun impegno serio e duraturo.

Siamo tutti impegnati a fuggire quella croce quotidiana che ci è stata promessa, non come minaccia, ma come lettura realistica della situazione di fatto: se avrai la fortuna di campare un po’ oltre l’immediata giovinezza, è sicuro che soffrirai, tanto o poco, ma ti capiterà. Come risponde questa mondanità laica e laicista alla sofferenza dell’uomo? Solo palliativi, fughe e negazionismo oltre ogni buon senso: la pillola della felicità, le gocce per dormire, la pastiglia per svegliarti, l’alimentazione vegana per nutrire il tuo bisogno di bontà, l’esaltazione della libertà sessuale per placare i tuoi sensi di colpa, la pillola dei cinque giorni dopo e il divorzio veloce per fuggire alle responsabilità, l’eutanasia per illuderti di poter decidere della tua morte.

Mi viene in mente un’immagine biblica: la costruzione della torre di Babele, metafora della inutilità della presunzione umana. Anche oggi gli operai ben allineati e compaginati come una legione guerriera, un po’ alla volta si sfilano, non perché non si capiscano più, ma perché si arrotolano su se stessi nella propria depressione. Non ha senso fare neanche un passo al di fuori di un progetto vero, che abbia una valenza globale umana e divina. L’ansia ci stringe alla gola e vorremmo solo un abbraccio, uno sguardo amante: siamo carne e ossa senza dignità e senza significato se Dio non ci guarda, c’è poco da illudersi.

Pubblicato su La Croce del 23 aprile 2015

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

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