Incesto: abroghiamolo

il 17 settembre ho avuto l’onore di ospitare l’avvocato Gianfranco Amato a casa mia. Era qui perché la sera avrebbe tenuto una conferenza sulla diffusione della teoria gender nei vari ambiti della nostra società.

In un raro momento di riposo, tra una telefonata ed una frenetica ricerca di dati, abbiamo avuto modo di conversare del più e del meno finendo per affrontare l’argomento delle contraddizioni del mondo. Roba tipo “non c’è più la mezza stagione” e “si stava meglio quando si stava peggio”.

Uno spreco di tempo, se il mio interlocutore non fosse stato una mente eccelsa, di grandi capacità e dalla memoria infallibile.

Infatti, mentre gli raccontavo di una banale scaramuccia avvenuta sui social, tra me ed un ex Senatore della Repubblica, lui è saltato sulla sedia snocciolandomi numeri di atti, firmatari di proposte e indicandomi il soggetto in questione come una persona dalla quale guardarmi; dalla quale difficilmente sarei mai riuscito ad avere una risposta onesta.

Più precisamente gli stavo raccontando di quando avevo fatto notare a Marco Perduca [@perdukistan al tempo di Twitter] una particolare incongruenza tra la sua battaglia per la “libertà di tutti i diritti per tutti”, il suo anti-nazismo, il suo anti-fascismo e la vittoria schiacciante del progetto eugenetico di Hitler che stava avvenendo, postuma, grazie alle inseminazioni eterologhe e agli uteri in affitto.

Mi spiego meglio: tempo fa ho scoperto da un articolo di Assunta Morresi, che racconta come le ricche famiglie indiane, sia che pratichino l’inseminazione eterologa, sia che usino l’utero in affitto per procurarsi un figlio, inizino a selezionare gameti di persone con la pelle chiara per avere figlie femmine più facilmente “piazzabili” a un buon marito. Di fronte a questa schifezza eugenetica ho preso il primo radicale dichiarato che avevo sottomano e l’ho interrogato.

Sfortunato lui, il Perduca, mi era ad un fischio di distanza, apro quindi twitter e gli chiedo come si sente a far parte del team di utili idioti del nazismo che sotto la bandiera dell’antiproibizionismo, smantellando la morale, l’etica ed il buon costume, vogliono creare anche nel nostro Paese, le condizioni che permetteranno la selezione della razza umana fatta a catalogo.

Purtroppo devo ammettere che in buona parte ci sono già riusciti. Divorzio, aborto, smantellamento della legge 40. Non sono solo riusciti a rendere l’Italia il primo distruttore delle sue stesse fondamenta, cioè la famiglia, ma sono anche riusciti a far passare tanti messaggi verso gli stessi cattolici, che si sono incominciati ad adeguare alle leggi pensando che essendo leggi dello stato fossero comunque cose giuste. E che se non erano giuste per la loro etica e le loro morale, era comunque giusto che fossero libertà di scelta personali, dimenticandosi che le leggi fanno costume ed il costume fa la normalità.

Tornando alla reazione di Amato, devo dire che sono rimasto affascinato, anche se non stupito, dalla sua capacità di collegare ogni cosa con un filo logico, ricordando con dovizia di particolari ogni faccenda con cui lui sia venuto a contatto. In particolare, di Marco Perduca, ricordava il deposito in Senato dell’atto 1155 nel corso della XVI legislatura. Un atto il cui esame non è ancora iniziato, ma che prevede la “Depenalizzazione dei delitti contro la morale della famiglia” ed in particolare intende abrogare l’articolo 564 (Incesto) e articolo 565 (Attentati alla morale familiare commessi col mezzo della stampa periodica).

Potete capire quanto il sangue mi sia bollito nelle vene, tanto che sono andato a cercare il testo dell’atto per verificarne il contenuto.

Dopo tutta una serie di ragionamenti laico laicisti e liberal libertini per cui si stava a spaccare in quattro il capello delle motivazioni, che sostenevano una norma “clericale”, tacciate di “marchiare il nostro codice penale di un reato contro la morale di cui non si capisce l’utilità, se non per creare confusione tra peccato e reato, tipica di leggi di Stati confessionali e non laici come il nostro”,  ho trovato una perla dei nostri due firmatari.

Già, i firmatari sono più di uno, perché il nostro ex Senatore, per scrivere una serie di strafalcioni di questa entità, ha dovuto pure chiedere un aiutino. In effetti non è facile riuscire da soli a finire in un controsenso così grande che se fosse un buco nero sarebbe capace di inghiottire l’intero universo.

Ad un certo punto infatti, si fa un parallelismo tra le motivazioni sanitarie, addotte a giustificazione della punibilità dell’incesto, e una forma di eugenetica che, per evitare discriminazioni, potrebbe condurre ad impedire la procreazione anche alle persone malate e con rischio di dare vita a bimbi malati.

Il ragionamento è raccapricciante e procede per assurdo: è ingiusto vietare l’incesto per motivi legati alla possibilità di trasmissione di malattie genetiche senza vietare a tutte le persone geneticamente malate di procreare, ma siccome quest’ultima cosa è assurda, perché è una forma di razzismo eugenetico, allora è assurdo anche vietare l’incesto.

Brividi.

Però improvvisamente capisco. Capisco come mai quando lo incalzai sulla selezione della razza umana fatta in India con i metodi che lui ed i radicali come lui, chiamano libertà, ha glissato. Improvvisamente capisco come mai non ha preso bene il mio accostamento delle lotte radicali ai sogni proibiti di Hitler.

Il cortocircuito è evidente: motivare l’abrogazione dell’incesto con la lotta al razzismo eugenetico, ma allo stesso tempo portare avanti le battaglie per l’aborto senza limiti, per la libertà di praticare inseminazioni artificiali eterologhe e uteri in affitto selezionando gli embrioni, promuovere l’eutanasia per tutti soprattutto per le persone malate è una strana forma di coerenza con le proprie idee.

Per questo, dire a gente come questa, che sono dei rimbambiti e che devono fare pace con il cervello, più che un offesa, è un’opera di carità. Noi ogni volta che troviamo uno di questi palloni gonfiati abbiamo il dovere punzecchiarli per far uscire tutta l’aria che hanno dentro, cosicché una volta sgonfiati occupino lo spazio che gli spetta realmente.

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