Il valore dell’obbedienza

Viviamo in un’epoca in cui la libertà personale sembra l’unico valore riconosciuto: voglio essere libero di fare e di pensare come mi pare, il mio sentire non ha meno valore del tuo, la mia opinione ha la stessa dignità di quella di un premio nobel, qualunque sia l’argomento, pertinente o non pertinente alle mie conoscenze personali, qualunque sia il contesto, opportuno o non opportuno alla manifestazione di pareri popolari.

Essere presi per pecore che seguono il gregge è il peggior insulto concepibile, essere considerati dei conformisti retrogradi condizionati dal passato è un affronto senza pari; ci si dà grande contegno a criticare le altrui opinioni, meglio se sono state espresse da qualche autorità. E anche se ci si trova in linea di massima d’accordo con qualcuno, comunque non ci si sottrae alla tentazione dei distinguo, dei puntigliosi ma, delle specificazioni personali, tanto per non rinunciare a marcare una differenza, a sottolineare una distanza, che serve poi solo ad affermare la mia identità rispetto a quella di qualcun altro e a giustificare come assolutamente vere e inderogabilmente corrette le mie scelte rispetto a quelle di tutti gli altri.

Riassumendo: sei libero di pensare e fare come vuoi, ma anche io e comunque io ho ragione e tu torto.

Da questa non-logica è difficile sfuggire, perché è istintiva e radicata nel bisogno di ciascuno di essere confermato, di sentirsi dire: bravo, fai bene. Non è vero che vogliamo essere liberi di fare come ci pare: vogliamo molto di più, vogliamo fare la cosa giusta. Ma qual è la cosa giusta? Davvero io da solo sono sempre in grado di capirlo? Siamo sicuri che ho le capacità/conoscenze/intuizioni/condizioni migliori per discernere sempre e comunque cosa è meglio fare?

La risposta ovvia, ma non scontata, è no: io ho spesso torto. Sbaglio nelle valutazioni, nelle opinioni, nelle analisi macro e microscopiche, nelle scelte quotidiane, nelle parole da dire, nei momenti in cui dirle. Però continuo drammaticamente a cercare di fare bene, a cercare di fare IL bene. Come posso uscire da questo vicolo cieco della mia limitatezza, per aspirare a camminare per il luminoso (e spesso impervio) viale della giustizia?

Santa Teresina di Lisieux era una piccola suorina paziente e assai invisa alla madre superiora, che considerava la sua mitezza un atteggiamento di facciata più che una vera santità. Allora la superiora, un po’ perfida ma, in fondo, anche illuminata, decise di darle un compito quotidiano curioso: piantò per terra un bastone e comandò a Teresina di annaffiarlo tutti i giorni. Questa mansione non aveva uno scopo, nessuna conseguenza visibile. Ma la piccola suora lo fece, per obbedienza all’autorità che considerava protettrice e custode del giusto cammino, e ogni giorno mantenne fede al suo inutile compito. Finchè il bastone fiorì.

L’obbedienza ha un valore in sè. Questa frase non si può dire, non si può nemmeno pensare al giorno d’oggi, ma rimane profondamente vera. Nel momento in cui ho individuato una guida di cui mi fido, non perché sia sempre infallibile, ma perché ha a cuore il mio bene, allora l’obbedire alle sue indicazioni è sempre giusto, anche nel caso in cui mi indichi di fare qualcosa che non capisco, che non ha senso, che forse è anche sbagliato nel contingente immediato. La prima guida che scegliamo sono ovviamente i nostri genitori: sono perfetti? No, certo. Di sicuro ci avranno dispensato anche qualche consiglio sbagliato, ma essere fedeli nella nostra giovinezza alla loro autorità, permette al nostro carattere di formarsi anche nella sopportazione di eventuali ingiustizie, e sicuramente ci tutela da tantissimi errori che da soli faremmo.

I cattolici sono abbracciati dalla Chiesa, che a partire dal Papa, arriva fino a ciascuno di noi attraverso i vescovi e i preti. Siamo sempre pronti a criticare i nostri pastori, a veder i loro difetti e a suggerire comportamenti migliori e più efficaci, dimenticandoci spesso che loro sono le guide e noi il gregge. Invece di cercare di capire meglio le motivazioni, attraverso il confronto e il dialogo con la nostra guida, spesso facciamo sì con la testa e no con il cuore, alziamo le spalle con aria di compatimento e andiamo dritti per la nostra strada.

Questa riflessione sull’obbedienza però mi è sorta spontanea osservando la reazione di tanti amici appartenenti alla comunità di CL di fronte alle dure critiche in merito al famoso comunicato sull’adesione alla manifestazione del 20 giugno a Roma. Essi amano la propria comunità, come ciascuno di noi dovrebbe amare la Chiesa, e di essa si fidano, in essa hanno riposto la loro fiducia per la scelta della via giusta da seguire. E obbediscono, senza discutere. Può essere che nel merito specifico della questione ci siano gli estremi per porre obiezioni? Non importa: annaffio il bastone secco piantato nel giardino comunque.

Gli è stato detto di tutto: setta, pecoroni, autoreferenziali, ripiegati sull’intimismo, incapaci di spirito critico. Ironie a non finire, discredito gettato sui vertici del movimento, invito a prendere le distanze. Ma una pecora è del suo pastore, con amore e fiducia. Per capire la durezza di questi attacchi, pensate se qualcuno avesse detto che vostro padre è un cretino e che voi siete degli allocchi a seguirne le indicazioni.

Ciascuno compie il proprio cammino sulla via del bene, io cerco di fare il mio con discrezione e impegno. Nel volto vivo e profondo dei fratelli imparo la complessità della realtà e intuisco appena, come un riflesso fugace, il significato di alcune cose grosse grosse, vere vere, che cerco di afferrare e tenermi care. Agli amici ciellini sono debitrice di questa piccola luce intravista nel marasma dell’individualismo imperante e da oggi amerò di più la mia Chiesa e le obbedirò anche e soprattutto nelle parole che non capisco.

 

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

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