Gnosi contro genesi

Sabato mattina ero al teatro Adriano, al convegno organizzato da La Manif Pour Tous, Generazione Famiglia, ed ho ascoltato con grande attenzione gli interventi di tutti i partecipanti sul palco, alcuni dei quali di inaspettata profondità. A colpirmi più di tutti è stato Ettore Gotti Tedeschi, il quale ha dipinto un quadro universale della battaglia che su diversi fronti si sta combattendo a difesa dell’umanità contro le ideologie antiumane e distruttive. In poche parole, il serpente che nella Genesi invita Adamo ed Eva alla disobbedienza in nome della conoscenza, ancora adesso è in attività e continua a tentare gli uomini promettendo una gnosi globale che li trasformi nel creatore di se stessi.

Nel capitolo I della Genesi è scritto “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».”

Ci sono moderne ideologie che minano a smontare queste frasi fondanti della fede cristiana, attraverso un attacco su più fronti: la genetica e la tecnica in ambito di fecondazione assistita stanno tentando di creare l’uomo, prescindendo dall’atto di unione di un uomo e di una donna, così come la natura lo ha progettato e portato avanti finora; il genderismo cerca di distruggere la differenza tra l’uomo e la donna, uniformando tutte le identità in un indistinto asessuato; il neomalthusianesimo, con l’alleanza di certo femminismo sessantottino,  afferma con prepotenza che siamo troppi, che la natalità è un problema, che la fecondità è una disgrazia per le singole famiglie, che vengono deprivate di risorse personali, e per la collettività, che si accolla il peso di nuove bocche da sfamare;  l’ambientalismo fa’ della terra una dea Gaia da venerare, a cui soggiogare le necessità umane, al punto da partorire estremismi come il veganesimo, per cui si possono mangiare solo i frutti che cadono dagli alberi naturalmente; l’animalismo mette gli animali al centro della vita, li erige non a miglior amico dell’uomo, bensì padroni, per cui gli animali sono considerati addirittura migliori delle persone, degni di tutela più dei bambini.

Queste pennellate rapide sulla tela del mondo dipingono un quadro dove tutto torna, con disperante semplicità.

Gotti Tedeschi non ha risparmiato un paio di bordate alla Chiesa, accusata di piegarsi alla logica ambientalista, con l’enciclica Laudato sii, ma soprattutto di aver di fatto accettato il neomalthusianesimo, rielaborandolo nel concetto di maternità e paternità responsabile, che in un certo senso rappresentano un avvallo al controllo delle nascite, anche se per vie naturali e non tramite contraccezione e aborti.

Non mi esprimo sulle critiche mosse, anche perché l’auspicio di fondare un nuovo movimento nascista, che sostenga la ricchezza per i singoli e per la collettività che è insita nella natalità naturale e sovrabbondante, apre scenari di dibattito molto ampi, che richiedono lunghi approfondimenti.

Dico solo che sono tornata a casa con la sensazione di aver visto una foto della terra dalla luna, una di quelle istantanee in cui si intravvede un po’ tutto, e ogni cosa al suo posto, tanto da mostrare la trama globale che unisce i puntini del disegno generale. Con quest’idea astratta di globalità, mi sono recata ad incontrare un po’ di amici la mattina successiva e ho cercato di comunicare qualcuno dei concetti che mi erano rimasti nel cuore, sperando di mostrare anche a loro la linearità della logica antiumana che ci circonda.

E invece… l’amico di fronte a me, con un mezzo sorriso amaro, alza la mano a mezz’aria, come a fermare un pensiero, sospira e dice: “sì, ma lo sai quanti e quali problemi abbiamo adesso, qui, oggi, con i bambini che abitano in questo piccolo sperduto paese di campagna? Lo sai quanto sia difficile anche solo farli stare seduti venti minuti attorno ad un tavolo ad ascoltare? Non ce n’è più uno che possa dirsi normale, come lo eravamo noi, bambini nati in famiglie numerose, poco seguiti, lasciati a razzolare liberi, amati con rigore. Come facciamo con quelli che sono bambini adesso?”

Pur non essendo la sua obiezione in contrasto con la teoria generale, anzi, una diretta conseguenza, la prova di quanto male facciano e abbiano già fatto alla vita delle persone le nuove teorie contro l’uomo, ugualmente la stanchezza derivante dal dover combattere una battaglia quotidiana impedisce di alzare lo sguardo, di fare il punto della situazione, di investire risorse per creare aggregazione su questi temi e organizzare una difesa coordinata. Insomma, la rana bollita è già qui.

Il mio amico sarebbe stato disposto ad ascoltarmi solo se gli avessi proposto qualche pratica soluzione alla indisciplina e alla disattenzione dei bambini della sua classe di catechismo. E questa è la critica che normalmente viene mossa agli attivisti prolife e profamily da tutte quelle persone di buona volontà che vivono assorbite dal loro sacrosanto impegno sul campo.

Eppure per risolvere la siccità di un paese, è più importante e urgente dare da bere agli assetati con mezzi di fortuna o scavare un pozzo che risolva il problema alla radice?

Credo che ci sia bisogno di lavorare su tutti i fronti, sia nel particolare di ogni singola situazione, sia nel generale, con la freddezza che solo una visione distaccata riesce a dare. Spesso i due fronti di combattimento, pur lavorando per gli stessi fini, si trovano in disaccordo, si scontrano e si tirano per la giacca vicendevolmente, invitandosi gli uni gli altri a cambiare modo di agire, per guadagnare soldati al proprio battaglione. Così da una parte si invoca la discesa in campo palese e la partecipazione di massa, e dall’altra si invita ad una interiorizzazione dei fini e ad una concretizzazione degli stessi nella propria silenziosa vita quotidiana.

Spero che, pur nella diversità dei modi, ciascuno riesca a trovare l’entusiasmo per portare avanti la difesa della vita e dell’uomo e soprattutto non faccia l’errore di assolutizzare la propria esperienza: in fondo chi riesce ad organizzare un sostegno economico per una giovane madre che vorrebbe abortire per indigenza e chi combatte nelle conferenze e nei dibattiti televisivi contro la falsa idea che i figli generano povertà e sono solo un peso che limita la realizzazione di una donna, in realtà, stanno lottando per la stessa cosa e per la stessa persona, quel bambino custodito nel grembo.

Pubblicato su La Croce il 20/10/2015

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

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