Contestazione

Quando arrivo ci sono già due furgoni della polizia. Alcuni agenti se ne stanno seduti su un muretto a fumare

e domandarsi che cosa siano stati mobilitati a fare. Ma su internet è stata promessa sacrosanta contestazione. Magari qualcuno in più arriverà. Poi ne basta uno di facinorosi. E’ sufficiente una risposta ad una provocazione.

La parte di piazza assegnata alle sentinelle è centrale, la disposizione è con la faccia verso il comune. I contestatori invece si stanno radunando su una lunga panca di marmo. Silenziosi. Ancora.

Il nervosismo tra le sentinelle è tangibile, ma man mano che il gruppo si infoltisce, i volti amici si salutano e si rinfrancano a vicenda. Qualcuno viene da fuori a sostegno da altre piazze, altri si presentano. Gli organizzatori guardano l’orologio, la sicurezza, gli oppositori. Ancora qualche minuto lo possiamo aspettare.

Dall’altra parte l’euforia dilaga: «siamo già il doppio di loro, saremo presto il triplo». Il bello di una contestazione è nell’essere riusciti più che altro ad annichilire l’altro. Non è necessaria una grossa organizzazione, anzi, più spontanea è e più efficace la si può dire.

Passano le quattro del pomeriggio, ancora qualche minuto, devono arrivare gli ultimi ritardatari, nel frattempo un semplice ripasso delle regole: in fila, ordinati, larghi, non parlare, leggere, non reagire alle provocazioni neppure con i gesti. Le sentinelle sono attente ma sorde. Le sentinelle scrutano, ma non vedono.

Ovviamente iniziano anche i contestatori a mostrare un po’ di impazienza. Il volantino diceva che ci sarebbe stata un’ora di veglia dalle 16 alle 17. Il ritardo è indice di maleducazione. Non è carino fare aspettare. Fischi. Vocìo. Anche qualche offesa blanda, tanto per fa capire che nessuno, sentinelle, avi e progenie, verrà risparmiato.

Inizia la disposizione in fila, lo speaker inizia la lettura del manifesto delle sentinelle in piedi, mentre ovviamente comincia l’opera di disturbo organizzato, più forte grida uno e più alza la voce l’altro:

«Sentinelle in Piedi è una resistenza formata da persone che vegliano su quanto accade nella società denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà. Le Sentinelle vegliano nelle piazze per risvegliare le coscienze intorpidite e passive di fronte al pensiero unico.»

« ♪♫ Com’e bello far l’amore da Trieste in giù, Com’e bello far l’amore io son pronta e tu, Tanti auguri a chi tanti amanti ha, Tanti auguri in campagna ed in città, Com’e bello far I’amore da Trieste in giù, L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu, E se ti lascia lo sai che si fa, Trovi un altro più bello, Che problemi non ha ♪♫ »

«Ritti, silenti e fermi vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna.»

«Facciamogli vedere il vero amore! Dai ragazzi, un bacio di civiltà!»
Un bel gruppo di innamorati si sono abbracciati e baciati appassionatamente, uomini e donne, uomini e uomini, donne e donne. Nella massima libertà di espressione di un sentimento che non ha eguali.

«La nostra è una rete apartitica e aconfessionale perché la libertà d’espressione non ha religione o appartenenza politica, il nostro non è un movimento, non è un’associazione, bensì un metodo, uno stile, una forma di testimonianza che non può escludere nessuno perché riguarda la coscienza di ogni uomo e il desiderio di infinito che tutti – anche chi ci contesta – ha in fondo al cuore.»

«Siete dei fascisti! Via dalla nostra piazza! Pontassieve è antifà! Voi non avete diritto di stare qui e occupare questo spazio! Siete pericolosi per la libertà! Bigotti schifosi! Vostra madre è lesbica!» 

«In Italia le Sentinelle in Piedi sono nate in difesa della libertà di espressione messa in discussione dal ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera e ora al Senato.  Presentato come necessario per fermare atti di violenza e aggressione nei confronti di persone con tendenze omosessuali, il testo è invece fortemente liberticida in quanto non specifica cosa si intende per omofobia lasciando al giudice la facoltà di distinguere tra un episodio di discriminazione e una semplice opinione.»

E infatti la parola “omofobo” è stata inflazionata, è stata detta davvero tante volte. Probabilmente una decina di volte per ogni sentinella presente, assieme all’esposizione di cartelli che riportavano i più svariati slogan: “L’omosessualità non è una scelta, la discriminazione sì”; “Dimmi cosa dirai a tua figlia quando ti dirà che ama un’altra donna”; “L’amore fa quello che vuole”.

«Noi non accettiamo di non poter esprimere le nostre opinioni, per questo vegliamo. Con la bocca chiusa ma gli occhi aperti,  in piedi nelle piazze come ogni giorno nelle nostre vite, ci mobilitiamo per mostrare la nostra fermezza nel dire che non sarà una legge a zittire le nostre coscienze.»

Rulli di tamburi e bongo, applausi, fischi, incitazioni alla continuazione della lettura per le sentinelle curiose che posano lo sguardo sulla folla gioiosa e festante alla propria destra.

Le 17 si avvicinano, e inizia il conto alla rovescia: 27, 26, 25 … i poliziotti che fino ad allora erano stati in disparte iniziano a disporsi tra le sentinelle e i contestatori … 12, 11, 10 … il boato ad ogni numero è molto forte e ricorda decisamente gli ultimi istanti dell’anno … 3, 2, 1, la folla esulta, ma si arrabbia nel vedere che le sentinelle non hanno smesso di leggere. Hanno iniziato dopo le 16 e le sentinelle sono precise. Un’ora è un’ora. Si va avanti.

Qualcuno rivuole la piazza libera e lo dicono senza mezze misure urlando ai “buffoni” in piedi di andarsene. Inizia la lettura della conclusione, il frastuono risale, impossibile capire una sola parola, il cordone di polizia si ispessisce.

Le sentinelle hanno finito si sciolgono, raccolgono borsette e giacche, qualcuno ha il casco perché la bella giornata permetteva anche di usare le due ruote per venire magari da una frazione.

I manifestanti del “bacio di civiltà”, molto numerosi, abbracciano la piazza, ma non idealmente. Sul serio. Fanno una cosa bellissima, si prendono per mano e fanno un immenso girotondo.

Io mi soffermo un attimo. Parlotto con un amico, cose private, ma osservo. Vedo un paio di sentinelle ancora in mezzo alla piazza, i poliziotti che si muovono osservando il girotondo dall’interno le circondano, forse involontariamente, ma la scena appare buffa.

Due sentinelle, circondate da una dozzina di poliziotti, circondati da un centinaio di baciatori civili.

A un certo punto il girotondo inizia a stringersi e quello che poteva sembrare un attacco minaccioso invece si dissolve al centro con la dispersione di tutte le persone in piazza. Adesso non si distinguono più le sentinelle dai contromanifestanti.

Credo che la prossima volta tornerò ancora più fiero a fare la sentinella, perché tutti continuino a poter professare e manifestare il proprio concetto di amore, la propria libertà di movimento, il proprio diritto a esprimere le proprie idee; continuando a difendere la famiglia naturale, i bambini dalla mercificazione e combattendo contro leggi che tolgono la libertà agli uomini.

Grazie “contromanifestanti” di aver fatto parte della nostra manifestazione e di averci mostrato che cosa vogliamo preservare per tutti; anche per chi non la pensa come voi; anche per chi la pensa come noi.

Pubblicato su La Croce del 29 settembre 2015

Arthur Dent Written by:

Sono un normale essere umano, un giovane che viene trascinato in giro per la galassia da un amico, rivelatosi un alieno in un momento quanto mai provvidenziale: infatti, pochi istanti prima che la Terra venga disintegrata per fare posto ad una superstrada spaziale, riesco a salvarmi facendomi dare un passaggio da un'astronave Vogon. Questo lungo giro per la galassia non mi cambierà nel profondo del mio animo, gentile e innocente, ma mi insegnerà almeno a sapere sempre dov'è il mio asciugamano.

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