Apparente contraddizione

In questi ultimi giorni stiamo assistendo a un conflitto interno al mondo cattolico: da una parte chi si è schierato apertamente e pubblicamente contro i ddl che mirano a delegittimare la famiglia naturale, dall’altra chi invece si appella alla necessità di perseverare nel dialogo sulla via del compromesso.
Questo contrasto è solo nel metodo, perché i cattolici restano profondamente uniti per quanto riguarda i contenuti : tutti riconoscono un primato indiscutibile alla famiglia naturale classicamente intesa rispetto ad ogni altra forma di unione di persone etero o omosessuali, soprattutto nella prospettiva del bene dei figli.
Davvero le leggi che stazionano in commissione e in parlamento in questi giorni sono profondamente lesive di tale primato e mettono a rischio anche la tutela dei nostri figli, attraverso l’introduzione nelle scuole di insegnamenti a dir poco equivoci.
Verrebbe spontaneo schierarsi palesemente dalla parte di coloro che stanno dando battaglia, ci si aspetterebbe almeno dai vertici ecclesiastici una unità di intenti, univocità nelle dichiarazioni.  Al massimo tra i fedeli potremmo trovare dei timidi, pigri, minimizzatori, che si sottraggono allo scontro.
E invece leggiamo dichiarazioni di Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, che paiono quasi in contrasto con le dichiarazioni del Papa.
I cattolici si trovano così divisi, tra chi è spaesato e deluso, perché non si sente sostenuto dai propri pastori in una battaglia che ritiene giusta e sacrosanta e chi si rifugia nelle retrovie in obbedienza all’invito al dialogo (e alla sopportazione mesta) dei vertiti ecclesiastici.

Ho pensato a Pio XII e alla sua opposizione al nazismo e al fascismo, opposizione che è stata ferma e totale nei contenuti, vissuta concretamente il più possibile accanto al popolo, ma che non ha mai assunto i toni di una chiamata alla mobilitazione, cosa che pure molti cattolici auspicavano.
Perché l’allora pontefice non emise atti di condanna eccessivamente espliciti e pubblici è ormai stato chiarito dagli storici: il timore di ritorsioni immediate contro la Chiesa e i fedeli da parte dei regimi totalitari.
La strada della trattativa e del compromesso fu adottata come male minore per non esporre i cattolici a gravi rischi.

Ecco, forse anche adesso questa apparente contraddizione ha le stesse motivazioni.
In effetti se i cattolici assumessero in blocco dietro ai vescovi una netta posizione contro unioni civili, indottrinamento gender e introduzione del reato di omofobia, si verrebbe a creare un conflitto tra lo Stato e la Chiesa senza precedenti nella storia: un’istituzione religiosa e i suoi fedeli da una parte, lo Stato e gli atei dall’altra. Una specie di guerra laici contro credenti.
Questa guerra potrebbe avere conseguenze pratiche immediate drammatiche, come lo straccio del concordato, la fine della collaborazione tra Stato e Chiesa nelle opere assistenziali, nell’istruzione privata e nell’insegnamento della religione cattolica a scuola. Niente più 8×1000, niente stipendio ai preti, anche possibili espropri dei beni della Chiesa per facili pretesti fiscali.
I fedeli si troverebbero discriminati nella società, abbandonati nella fede da una Chiesa ridotta al silenzio e senza mezzi per il proprio sostentamento.
Lo scenario forse è un po’ apocalittico, ma ricordo che Stati che hanno espropriato i beni della Chiesa se ne sono visti parecchi anche nella storia recente.
Inoltre tale contrapposizione screditerebbe  completamente la tesi che il cristianesimo porta avanti istanze che hanno valore per l’umanità intera e non solo per i cattolici: non saremmo più il sale della terra, fusi e disciolti nella società civile per dare ad essa più umanità e giustizia, ma saremmo una minoranza chiusa e ghettizzata, un po’ come lo furono gli ebrei ai tempi del nazismo.

Il laicismo assumerebbe i toni di un ateismo di stato, in netta contrapposizione a tutte le religioni, con l’eliminazione di ogni simbolo religioso, soppressione dei luoghi di culto, relegazione della religiosità unicamente a sfera privata e intimistica da vivere nel segreto. D’altra parte c’è già chi auspica la realizzazione di questo progetto, proponendolo come soluzione contro ogni fondamentalismo e la Francia in questa avanzata è pioniera.

Il presidente dei vescovi francesi mons. Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia, ha osservato, parlando all’assemblea dei vescovi il 25 marzo scorso, che per assicurare “la pace civile” non si può “rinunciare all’espressione delle convinzioni religiose” e permettere “poi ad altri di stigmatizzarle” (L’Osservatore Romano 25 marzo), a dimostrazione del fatto che la preoccupazione per questa deriva antireligiosa degli Stati europei è tangibile e profondamente sentita negli ambienti ecclesiastici.

In questa lungimirante prospettiva di proclamare incessantemente i valori non negoziabili del cristianesimo, ma anche di non esacerbare lo scontro con la civiltà laica, si può comprendere meglio l’apparente contraddizione tra l’invito di Papa Francesco a combattere contro le ideologie che minano a distruggere la famiglia e dall’altra il segretario della CEI Galantino (nominato dal pontefice) che invece afferma che la contrapposizione non è un metodo valido e che è necessario dialogare e costruire un compromesso.

La risposta dei cattolici deve essere dunque quella di laicizzare i principi fondanti del cristianesimo, in quanto validi per il benessere dell’intera umanità, e combattere per la loro difesa all’interno della società civile in veste di elettori e cittadini, non di cattolici, senza bandiere religiose.

La difficoltà sta proprio nel convincere gli atei e gli gnostici che questi principi sono gli unici che possono nutrire e far prosperare l’umanità, senza appellarsi a Dio, e quindi solo con l’esempio e le opere, nostre e di chi ci ha preceduti in questa battaglia, incarnandoli nella propria vita, e mostrando quanto essi siano portatori di felicità e serenità per sé e per gli altri.

Lucia Scozzoli Written by:

Improbabile ingegnere, scrittrice mancata, mamma e moglie, curiosa, ansiosa, puntigliosa ... insomma una donna

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