Un libro da condividere

Ebbene sì, siamo arrivati al dunque. Il libro è uscito, inizia a girare e già qualcuno inizia a farci sapere che ha incontrato il suo gradimento.

Questa nuova avventura, intrapresa una sera per caso, in uno studio a caso, di una casa a caso con un editore a caso, in realtà non è arrivata davvero per caso. Era lo step finale (o iniziale, chissà) di un percorso che ci ha visti crescere nella consapevolezza di aver da dire qualcosa che non poteva rimanere confinato tra le mura di casa nostra, vincolato a qualche discussione o articolo di giornale, ma doveva strutturarsi in un racconto e partire, per andare dove la Provvidenza avrebbe voluto farlo andare.

Abbiamo passato alcuni mesi a scrivere, nottetempo, dopo aver messo a letto i bimbi, usurpando il momento in cui, almeno io, adoro dormire sul divano davanti alle mie serie preferite. Ci siamo divisi il compito di rileggere a turno i capitoli, selezionare argomenti, approfondire temi. E poi l’esotico mondo dell’editoria ci ha affascinato con il suo lessico e i suoi lemmi: bozza (e fin qui come bloggers ci si arrivava), quarta di copertina, “mi devi togliere 10000 battute” e poi manoscritto, cessione dei diritti e tante altre cose che non conoscevamo.

Tornavo la sera a casa e dicevo a mia moglie la frase ad effetto: “Sai cara, oggi ho sentito il nostro editore …” facendo finta di essere il protagonista radical chic di un film di Sergio Rubini e dopo esserci spanciati dalle risate ci si guardava negli occhi increduli di avere la possibità di mettere nero su bianco una passione che ha trasformato la nostra vita, costruito la nostra famiglia.

E poi arrivare alla stampa, il “lancio” sul mercato, che più che un lancio è stato un “appoggialo pure lì che quando ho tempo lo guardo”, le prime impressioni degli amici, delle nostre famiglie, lo stupore di chi non lo sapeva e la voglia di farlo sapere al resto del mondo che ignora la nostra esistenza. Tutte queste sono state emozioni nuove e bellissime.

Adesso abbiamo davvero un solo desiderio, arrivare a dire a chiunque che l’adozione è bella, per i bambini che ritrovano mamma e babbo prima di tutto, che è bella, perché è un dono che poi ritorna moltiplicato, che è bella, perché ci svincola dalla logica dello scarto mostrando a tutti, con i fatti, cosa significa e cosa produce l’accoglienza della vita nella vita.

“Adottare” è solo un metodo per dare un riconoscimento sociale alla accoglienza che ogni coppia, desiderosa di essere feconda, dovrebbe vivere in pienezza. Per questo suggeriamo di parlare di accoglienza alle coppie di fidanzati, agli adolescenti che entrano nell’età matura; perché è nel periodo in cui si gettano le basi della “casa” in cui vivremo, che si devono prevedere i sostegni per il futuro. Un futuro che può non essere come lo aspettiamo, per il quale dobbiamo essere attrezzati. Noi abbiamo avuto la fortuna e la grazia di averlo fatto, vogliamo raccontarlo a chi vuole sentirlo.

Chiamateci a presentare il nostro libro nelle vostre comunità, dateci e datevi l’opportunità di far conoscere quanto c’è di bello nell’aprirsi a 360 gradi a questo mondo che sembra così lontano e invece è così vicino, tanto che oggi i primi che dobbiamo imparare ad accogliere sono proprio i nostri figli, ma da qui a saper accogliere quelli degli altri, il passo è molto più breve di quello che potete immaginare.

Scriveteci a info@ilcentuploquaggiu.it
Fatevi un idea con la scheda del libro e con la copertina
Guardate il sito ilcentuploquaggiu.it
Compratelo da Amazon o da Berica Editrice o chiedendolo in libreria.
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