EMOZIONI A 1000 <3

                                                                                                                                                   11 Novembre, 2014

Ciao bella gente,

sono Joanna, la polacca mora (non più bionda)…  🙂

dunque questo è il primo articolo che scrivo e non so da dove iniziare… aiutoooo!! 

17:35 – finalmente a casa, sono distrutta, è stato faticosissimo oggi al lavoro,  quindi mi sono messa 5 minuti a sedere sul divano per fare un resoconto di quello che dovevo fare in casa …

cigolio, cigolio, cigolio

… ecco resoconto fatto, dunque mi sono alzata e ho iniziato con le faccende in casa. Nonostante la stanchezza sono riuscita a terminare tutto, o quasi, mi mancava soltanto di accendere il caminetto e ci sono riuscita!!!! Mentre ammiravo il fuoco SODDISFATTA ho sentito il telefono, qualcuno aveva scritto su WhatsApp…

erano le 18:49 quando ho preso il telefono, ho aperto WhatsApp e ho visto la foto del piccolo angioletto SAMUEL, il cuore mi batteva a 1000 come tutt’ora, ho provato delle emozioni indescrivibili!!!

Non vedo l’ora di abbracciarlo forte forte e di ballare con lui, visto che Samuel adora ballare 🙂

Sbrigatevi a tornare mi mancate tantissimo soprattutto Maria  <3, con la quale passavo dei pomeriggi bellissimi e divertenti dedicati alla manicure e alla pedicure:

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e giornate intere a ridere:

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Sarò ad aspettarvi sul divano davanti al caminetto acceso, muovetevi!!!  😉

A presto!!!

BESOS!!!!!

Mobilità urbana

Stasera è l’ultima sera che passeremo senza Samuel. Quello che è successo oggi ve lo racconteremo in un altro momento; adesso per alleggerire un po’ il clima parliamo di mobilità urbana.

Sì perché da martedì a oggi abbiamo fatto diversi viaggi attraverso questa città, che è vastissima e vista dall’interno di un taxi sovraffollato vi garantisco che lo sembra ancora di più! Il tragitto tipico di questi giorni è stato: da casa nostra con anche la referente dell’ente (totale 4 persone) al centro per prelevare la psicologa (totale 5 persone), da lì alla casita hogar per prendere anche Samuel (totale 6 persone) per poi tornare a casa nostra; non vi dimenticate che il taxi normalmente è guidato da un tassista… quindi siamo stati anche in 7.

Il problema è: che tipo di macchina è il taxi usato? Un pulmino 9 posti? Un monovolume 7 posti? Un’ampia berlina 5 posti? Niente di tutto ciò. Nella migliore delle ipotesi abbiamo trovato una macchina omologata per 5 posti, il più delle volte piccole utilitarie modello vecchia fiat uno.

Tutta questa comodità al’interno dell’abitacolo è sempre coadiuvata da una colona sonora gentilmente offerta dal tassista, tipicamente sudamericana, e dall’impossibilità di aprire i finestrini perché l’utilitaria è all’altezza dei tubi di scappamento dei las combis che sbuffano nuvole nerastre per le salite della città. Non voglio addentrarmi nei dettagli di quante volte abbiamo rischiato la vita tra inversioni a U, sorpassi in salita e ingressi in incroci senza guardare segnali o semafori, altrimenti qualche nonno si potrebbe sentire male… infatti non metto alcuna foto di questo piccolo, insignificante dettaglio!!!

No comment

C’è chi ci vuole vedere ridere felici … e chi mi ha detto espressamente che voleva vedermi piangere (come quando incontrammo MaPi per la prima volta) … sempre di felicità, ovviamente.
Spero di dare soddisfazione a tutti, ma sopratutto spero che vu’ infradici lo schermo anche voi!

Aggiornamento : 
Grazie a tutti, anche se tutte le vostre visite mi hanno fatto esplodere il database e ingrippare il provider, tanto che ho dovuto spostare il video su youtube :) 
Grazie a Valdarnopost che ci da voce dagli States alla Palestina e grazie ad AltroHost per avermi avvisato subito dei problemi tecnici.

L’Incontro

Buongiorno!

So che ieri sera stuoli di navigatori aspettavano impazienti un nostro articolo… ma sapete com’è, la famiglia cresce e gli impegni si moltiplicano!

A parte gli scherzi, ieri è stata una giornata un po’ movimentata, ora cercherò di raccontare i momenti più salienti.

L’incontro con Samuèl è stato ovviamente emozionante, lui sapeva già i nostri nomi, sapeva che arrivavano babbo, mamma e sorella e quando abbracciando il suo babbo lo ha chiamato Filippo, il babbo si è sciolto in un bel pianto liberatorio.

Poi però sono sorte le prime difficoltà, l’orfanotrofio dove è alloggiato non ci può ospitare per l’inserimento per mancanza di spazio, quindi siamo subito usciti al parco lì vicino, ma il caldo, l’emozione, il sole e il vento ci hanno presto stancati, anche Samuèl era a disagio. Quindi il resto del tempo lo abbiamo passato a cercare un posto adatto dove stare bene e conoscersi a vicenda, ma non è stato facile.

Ovviamente il momento peggiore è stato quello dei saluti quando lo abbiamo dovuto lasciare all’orfanotrofio (stillicidio che vivremo ancora per 2 giorni, almeno); gli altri amici anche molto più grandi di lui, sapevano chi eravamo, ci guardavano con un misto di forzata indifferenza e profonda tristezza, quegli occhi che ti dicono: e me? Quando mi succederà? è quello il momento in cui ti si spacca il cuore, lasci tuo figlio che hai appena conosciuto e lasci tanti figli che non sai se conosceranno babbo e mamma… ogni altra parola è superflua perché il senso di colpa nei loro confronti ti fa solo venire voglia di piangere.

Oggi probabilmente sarà più semplice, ci hanno dato il permesso di venire a casa con il bambino e quindi dovremmo essere tutti più rilassati, anche se in casa non abbiamo acqua, o meglio abbiamo acqua razionata per dei lavori all’acquedotto fino a giovedì sera (questo perché il comune di Arequipa  ci voleva mettere a nostro agio e farci sentire a Terranuova!).

Bene, adesso vi siete meritati un po’ di foto:

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Emozioni vecchie e nuove

Siamo ad Arequipa, Maria Pilar già dorme, le nostre cose sono state sistemate in casa (abbiamo preso un appartamento in affitto che documenteremo con la luce del sole), adesso non ci resta che aspettare domani mattina, quando incontreremo Samuel.

Fino a questo momento mi era sembrato di non essere partita affatto, dopo tutte quelle ore di volo trovare un posto così familiare da sentirsi a casa, riconoscere i luoghi, gli incroci, i giardini, sapere in quale via andare per comprare una cosa, riconoscere la chiesa parrocchiale… tutto faceva pensare che il viaggio ancora non era iniziato. Le emozioni vissute in questi posti sono state talmente grandi da creare un legame unico, di quelli che si può avere solo con i luoghi speciali dell’infanzia.

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Stamani poi quando siamo stati al DGA (Direction General di Adopcion) per il colloquio con la psicologa e l’avvocato che seguono il caso, beh, che dire, è stata una chiacchierata semplice e tranquilla, come fossimo a Prato dall’ente (sì mi ricordo che vi siete trasferite!), che si è conclusa con i complimenti a Maria per la bellissima medaglia di SORELLA MAGGIORE che portava al collo e i complimenti alla nonna che l’aveva confezionata. Ovviamente dicendo semplice e tranquilla non intendo dire senza significato, ci hanno spiegato bene quali sono le peculiarità di Samuel e cosa ci dobbiamo aspettare per domani affinché anche noi siamo preparati all’incontro; qui ti vogliono vedere bene in faccio prima di affidarti un loro TESORO (che i loro figli sono tesori i peruviani te lo dicono subito all’aereoporto mentre fai l’immigrazione con dei poster formato gigante… quindi occhio.. trattali bene).

Adesso però comincia il pezzo di strada nuovo, tutto da scoprire, città sconosciuta, figlio sconosciuto, adesso comincia il batticuore non più solo per i ricordi intensi dello scorso viaggio ma anche per l’attesa e la trepidazione per domani.

Buona notte!

10 mila chilometri e sentirsi a casa

Come promesso, eccoci qua : a Lima … e su queste pagine  😉  .
Stamani mattina, prima delle 6, ora locale, siamo atterrati. Il viaggio è stato piuttosto confortevole, anche se inevitabilmente lungo.
Siamo arrivati pure con un’ora di anticipo in un sonnacchioso e deserto aeroporto che sembrava aspettare il nostro sbarco per svegliarsi.
La nostra referente ci ha raggiunti appena siamo usciti dalla dogana e, subito dopo aver comprato i biglietti per raggiungere (domani) Arequipa, abbiamo rivisto la città che ha dato i natali a MaPi.

20141109_075612Già ad una prima occhiata si nota che 5 anni, da un punto di vista atmosferico, non hanno sortito cambiamenti. La garua fa sempre da padrona mangiandosi ogni tipo di orizzonte, anche se poi, nella mattinata, il tempo è migliorato, offrendoci i panorami che conoscevamo.

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Ma non sono questi i luoghi che abbiamo avuto fretta di visitare : fin da poco prima di atterrare, l’alba che ha “inseguito” il nostro aereo ed ha illuminato il nostro atterraggio, dopo un viaggio completamente notturno, ci ha emozionato e commosso.
Abbiamo subito realizzato che avremmo avuto davanti una giornata intera per fare quattro passi in alcuni luoghi speciali. Così, dopo aver fatto una bella doccia in albergo, siamo scesi a contrattare passaggi con i tassisti per raggiungere parco Kennedy a Miraflores, il parco dove abbiamo passato tantissimo tempo con MaPi.

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E visto che è pure domenica, come possiamo rinunciare alla messa nella Chiesa di Nostra Signora dalle Mani di Forbice? (passatemi la battuta, conoscete la mia devozione alla Madonna, ma questa statua, non si può guardare …)

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Abbiamo pranzato in un ristorante sulla passeggiata di Miraflores dove avevamo mangiato anche con Eugenia nel 2009 e poi mi sono fatto affascinare di nuovo dai ragazzi del parapendio :

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Solo che stavolta, quello che non mi ha affascinato è stato il prezzo : 240 soles (80 dollari) per 10 minuti … quando non era legale e si contrattava ero riuscito a fare quasi mezz’ora con 30 dollari … vabbè.

E’ incredibile come ci siamo sentiti a casa così lontani da casa, come ogni angolo ci procurasse un ricordo vivido, un negozio, un palazzo, tutto è come era con MaPi. Ad ogni incrocio, tornando in albergo con un taxi (dopo aver tirato sul prezzo perché secondo il tassista il tratto era lungo, secondo me era breve) era possibile rammentare con Laura un episodio.
Ci sentiamo così a casa tanto che ad un certo punto del tragitto, per non allungare troppo la strada, mi sono permesso di dare indicazioni al tassista, che prima mi ha guardato come un alieno, colpito dal mio idioma tosco-ispanico, poi mi ha assecondato … ma forse solo perché anche in Perù, ai matti, dicono sempre di sì.

Adesso buona notte, qui sono solo le dieci, ma avendo ancora addosso il fuso nostrano, mi sento abbastanza a pezzi (visto che in Italia sono le 4 del mattino). Domani alle 8.30 saremo al dipartimento peruviano che si occupa delle adozioni (D.G.A.) e nel tardo pomeriggio decolleremo per Arequipa … cioè per un’altra città che ha tutti i titoli per diventare una nuova casa.

Videobriefing

Sarà tutto pronto? Pianificato? Preparato? Previsto? Entriamo in casa Fiani e sbirciamo un po’ … sembra che non tutti i desideri saranno soddisfatti …

Mettere le mani avanti

Prima di partire, ognuno di noi cerca di chiudere le questioni in sospeso … paghiamo le assicurazioni auto, le bollette, sistemiamo il riscaldamento per l’inverno e … scriviamo a Babbo Natale …

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… tanto l’indirizzo lo conosci … 😀

f.a.q.

Ok, dobbiamo tergiversare ancora per qualche giorno (volo confermato per sabato 8 novembre, ore 18:25 da Fiumicino), quindi permettetemi di fare della facile ironia sulle domande che più di frequente ci sono state rivolte in questo ultimo mese :

  1. Di che razza è?
    Umana.
  2. Ma è il vero fratello di Maria Pilar?
    SI : come noi siamo i loro veri genitori;
    NO : se state pensando ad un qualunque tipo di legame biologico. Queste meraviglie sono nate a circa 1200km di distanza tra di loro, da mamme diverse, al limite potremmo fare delle scommesse sui babbi … ma direi che le probabilità ci sono contro.
  3. Ma ci portate anche Maria? E la scuola?
    Si, ci portiamo anche Maria, il motivo ci sembra talmente ovvio che il pensiero di lasciarla a casa mentre noi conosciamo suo fratello (vedi domanda 1) non ci ha neanche sfiorato. Certo cercare di tenere il passo delle nostre solerti maestre non sarà impegno da poco, ma le mamme della classe II E sono forti e ci forniranno foto e scansioni dei quaderni, così da lavorare a distanza.
  4. Ma come fate a stare via cosi tanto tempo?
    Anche se l’adozione non va di moda (le istituzioni preferiscono sovvenzionare gli istituti e non è facile trovare giudici coraggiosi che decretino lo stato di abbandono dei bambini) abbiamo diritto a tutti i congedi di maternità come per quella naturale, quindi io sarò in maternità mentre Filippo userà ferie e permessi vari.
  5. Perché state via così a lungo? Ma non sapete quando tornate?
    Il viaggio è così lungo perché l’adozione si conclude in Perù, Samuèl arriverà in Italia già con il nostro cognome, come figlio nostro anche se ancora non sarà cittadino italiano. Non sappiamo la data esatta del rientro perché la fase in cui andiamo all’ambasciata italiana, per chiedere i visti di ingresso, ha dei tempi un po’… fumosi, non ci è dato sapere quanto tempo l’impiegato ministeriale medio impieghi a sbrigare la pratica, ma questo lo può capire chiunque sia stato almeno una volta in un ufficio pubblico!
  6. Chissà quanto di sarà costato!
    In effetti questa non è una domanda, perché chi lo dice pensa di sapere già la risposta… specialmente se l’interlocutore conosce qualcuno che ha adottato nell’est europeo (luogo inadatto ad affrontare questioni di trasparenza nei costi).
    Certo, il viaggio è costoso perché lungo e il Perù non è dietro l’angolo, poi si parte in 3 e si torna in 4, quindi qualche spesa c’è, ma il viaggio si può organizzare in tanti modi e si può cercare di “fare per bene”.
    La pratica di adozione internazionale invece costa in quanto ci sono dei professionisti che ci lavorano (assistente sociale, psicologa, avvocato, traduttore…) e che hanno diritto ad essere pagati e rimborsati per i bolli che mettono sopra tutte le carte che producono.
    Ancora una volta ci troviamo ad elogiare la nostra associazione per la serietà con cui dettagliano e documentano le spese, in modo che noi possiamo portarle in detrazione con la dichiarazione dei redditi. 
    Comunque a tutti coloro che hanno qualche sorta di preoccupazione per lo stato del nostro conto corrente, mio marito sarà ben felice di fornire il nostro codice IBAN.  Si accettano donazioni di qualunque entità!!!

Le complicazioni nascoste

Ogni aspetto di un viaggio di questo tipo presenta la doppia faccia delle “complicazioni nascoste”.
Qualcuno potrebbe pensare che i problemi di una adozione siano finiti, una volta giunti all’ultimo viaggio.

Invece no.

Se fino ad ora la lunga attesa era stata una evidente, evidentissima e dura faccenda da affrontare vis-a-vis, durante quest’ultimo passo ci imbattiamo, dietro ad ogni angolo, nella “complicazione nascosta”.

Prima complicazione nascosta : Jo.
Oramai in casa con noi da anni, splendida 21 enne, libera e indipendente, può venire con noi in Perù? Si! … No! … Ni … insomma è complicato.
Appunto.
Avremmo voluto averla con noi con tutto il cuore, purtroppo la Dirección General de Adopciones in Perù non la conosce, non era presente nella domanda che abbiamo fatto per la seconda adozione, quindi ci dovrà aspettare a casa.

Seconda complicazione nascosta : Partire.
Come sapete, Samuèl ci aspetta dai primi di settembre … e allora che ci facciamo ancora qui? Perché non partiamo?
E dai … è complicato.
C’è un documento che il Perù vuole dal Comitato per le Adozioni Internazionali che è l’autorizzazione a procedere (questo qui). Arrivare all’autorizzazione a procedere è semplicissimo :

   Una volta abbinato Samuèl alla nostra famiglia  si firma un  foglio di accettazione che  viene tradotta e portata al ministero peruviano  che la registra ed entra in contatto con la struttura dove è ospitato il bambino che dice "ok" e quindi il ministero manda  un pacco enorme di documenti e chiede all'associazione "I cinque pani" di  mandare questa autorizzazione ma lo chiede in spagnolo quindi  va tradotto e mandato al C.A.I. (che non è quello delle  passeggiate ma la  commissione che vigila  sulle adozioni internazionali)  la cui risposta  in italiano va anch'essa tradotta senza considerare che diversa roba va legalizzata ed è piena  di bolli  bollini e apostille e  quando il ministero  peruviano la  riceve allora  possiamo partire. In fede.
Noi.

Tutto chiaro? Siete un po’ senza fiato? Beh anche noi, da un mese più o meno. Siamo così allenati alle apnee che con Maiorca ci si gioca il record mondiale testa a testa.

Terza complicazione : Il viaggio.
Siamo ormai più o meno tutti abituati al viaggio “fai da te”, mastichiamo tutti il concetto di last minute e non abbiamo più paura di incorrere in voli fantozziani (quelli delle vergognose corse verso i posti al finestrino). Quindi che ci vuole? Armiamoci di computer, internet e iniziamo a programmare voli e coincidenze.
Solo che la cosa è un po’ più … diciamo … complicata, ecco.
Partiamo in tre, torniamo in quattro, e già qui è una bega che non si risolve on line. Aggiungiamo l’ulteriore quisquilia che del quarto passeggero non abbiamo neppure i documenti e completiamo il mazzo con il fatto che non sappiamo quando potremo tornare …
Per fortuna all’agenzia di viaggi “Le Balze” sono professionisti e alla fine abbiamo fatto presto e bene.

Sappiamo perfettamente che le “complicazioni nascoste” non sono solo queste e, proprio per la loro natura occulta, non sono neppure numerabili, quello che sappiamo e che le affronteremo e le supereremo sempre tutte. Per Samuél.

Con i botti!!!

Che dire, sono emozionata… grazie degli auguri! Grazie dei figli!

Tanti di quelli che mi hanno fatto gli auguri oggi mi hanno detto che il regalo più bello me lo sono fatta da sola, in realtà io penso di aver fatto proprio poco; il bello di questo regalo è che è proprio un dono, un dono realizzato dall’azione di tante persone che insieme sono il volto della Provvidenza.

è la seconda volta che la data del mio compleanno è legata all’adozione dei nostri figli, la prima volta avevo ricevuto la telefonata del riconoscimento dell’apta (idoneità) peruviana della prima domanda, che poi ha fatto arrivare Maria, adesso arriva il foglio che garantisce la nostra possibilità di partire la settimana prossima per incontrare Samuel. E per me che sono fissata di date e ricorrenze è proprio un bel segno legare insieme questi eventi con la stessa data.

In più Samuel ci è stato assegnato praticamente mentre noi eravamo a vedere i fuochi d’artificio per la fine del perdono… se questo è l’inizio direi che ci possiamo aspettare grandi cose, col botto!

Tributo

E’ strano come la Conoscenza sia così rasserenante. Stasera abbiamo saputo la data dell’appuntamento e nonostante non sia certo quello che ci aspettavamo, ci siamo ritrovati sereni.
Certe scelte non sono più in mano nostra, non possiamo fare niente altro che aspettare, far passare il tempo.  Sappiamo il 10 novembre a Lima abbiamo “l’appuntamento”.

E questo distende.

Il mio amico Confucio diceva :
– “Se c’è un rimedio, perché te la prendi? E se non c’è un rimedio, perché te la prendi?”

Ovvio che in questo caso “prendersela” voleva dire “prendersela a cuore”. Abbiamo faticato un po’ a sopire quella voce che ci spronava a cercare di prendere in mano la situazione.
Al solito dobbiamo prendere atto del fatto che siamo in buone, ottime mani. Che la squadra che abbiamo scelto gioca alla grande.
Abbiamo scambiato decine di mail con Firenze, con il Perù, siamo stati sostenuti e accuditi al telefono.
Ci sono stati momenti frenetici durante i quali sembrava dovessimo saltare sulle valige per chiuderle al volo, ma poi siamo stati fermati. Ci hanno invitato a prendere fiato.

Me lo sono figurato come il momento in cui, dopo aver portato la moglie in travaglio al pronto soccorso,  l’uomo “viene dimenticato” su una sedia della sala d’aspetto, mentre tutti gli “addetti ai lavori”, svolgono il loro ruolo in modo compìto, quasi compassato. Sicuramente efficiente.

Certo è un immagine un po’ anni ’60, me ne rendo conto, però abbiate pazienza, non ho molta esperienza di sale parto e travagli. E mi viene la pelle d’oca a pensare che mia moglie mi avrebbe voluto in sala parto. Forse è per questo che Dio non ci ha dato figli naturali. Avremmo discusso, io sarei stato costretto ad acconsentire, sarei entrato e sarei svenuto, cadendo su un carrello pieno di bisturi e pinze, rimanendo orribilmente ferito …

No, no. Meglio aspettare il 10 novembre 2014, meglio arrivare tranquilli all’11, data nella quale in tutta probabilità abbracceremo finalmente nostro figlio Samuèl.

Intanto, adesso che abbiamo un momento di calma, grazie.

Grazie a tutti. Grazie a Mapi e Jo, grazie ai nostri genitori, grazie alle nostre variopinte e sconquassate famiglie.
Grazie ai nostri amici, ai colleghi, a tutti quelli che in qualche modo sanno e sono felici per noi.
Grazie a chi ha capito e a chi fa domande che ci fanno sorridere, a chi ci guarda e sgrana gli occhi e a chi gli occhi diventano lucidi.
Vi vogliamo dire che in questo momento sentiamo davvero il vostro abbraccio, ci sentiamo coccolati dalla vostra presenza in qualunque forma la mettiate in campo.

Chiaramente un grazie speciale va a chi, in Perù, guardando Samuèl, ha visto noi.

Un altro grazie specialissimo (in anticipo) va ad Alejandra, Chiara, Silvia e tutti quelli che in questo momento lavorano duro per noi, mentre un grazie guardando il cielo va Nonna Eugenia, sono sicuro che per il tuo compleanno ci hai messo bocca, lassù, dall’ambasciata celeste.

Grazie.

L’appuntamento

Son “solo” du’ settimane che siamo stati informati della tua esistenza, poco più di dieci giorni che siamo ufficialmente in ballo … ma lasciamelo dire però, Samu, #unnepossopiù

Gl’è tutto un fare finta che siamo calmi e tranquilli. All’inizio ci credevo anche, bada bene, sull’onda dell’emozione iniziale era tutto, al solito, più color pastello. Era tutto un #noiveterani – #stavoltasiparteprima – #concalmaeperbene …

Secondo i miei conti all’inizio, praticamente, si doveva già essere lì, facevo l’accondiscendente con chi mi diceva altro, ma dentro pensavo #tuvvedrai.

 Maremma diavola invece, anche stamani era tutto un chiedere, da parte della gente : #maquandoparti?

#eqquandoparto…  #eqquandolosotelodiho!

Dice … #maqquandolosai?

AAAAARRRGGHHHH!!!

In buona sostanza, ancora non sappiamo quando partiremo e non sapremo quando lo sapremo anche perché se sapessimo quando lo sapremo saremmo in grado si sapere quando partiremo, almeno in linea teorica.

In sintesi : “se lo sapremmo, partiremmo”.

Speriamo di avere presto questa benedetta data di appuntamento al ministero, perché ora si incomincia a sclerare.

W #lappuntamento!!

… e allora aspettiamo …

Salve a tutti,

credo che si mi chiedessero quale sinonimo ha la parola adozione risponderei ASPETTA, nel senso proprio di attesa.

Qui si passa da un’attesa ad un’altra e adesso, con la foto di Samuel in mano e MaPi che di continuo mi chiede quando faremo la valigia, questa parola ha preso un sapore ancora diverso.

Non è il senso di indefinito che ha quando non sai quando ti chiameranno; non è nemmeno quel sottile senso di angoscia che avevo quando ci avevano abbinato Maria Pilar ed aspettavamo di partire; adesso l’attesa è proprio un senso di sospensione tra qui e Arequipa per cui mi muovo qui, faccio la spesa qui, pulisco casa qui, lavoro qui, ma intanto con la testa sono … ma non lo so neanche io dove sono!

Però ancora non ci hanno detto quando potremo partire, e allora … ASPETTIAMO!