Step Virtual Reattribution

Già era una cosa di cui si parlava da tempo, i più visionari la sussurravano piano, come per paura che se si fosse sparsa la voce, qualcuno avrebbe potuto approfittarne e farla diventare una realtà in anticipo.

Ieri la cassazione che ha stabilito il diritto di una persona a cambiare il suo sesso, solo indicandone uno di preferenza, ha finalmente tolto un tappo ad una fanfaronata colossale alla quale tutta Italia ha creduto per troppo tempo: il sesso non è un dato oggettivo verificabile.

Da ieri, mettersi le mani nelle mutande (ognuno nelle sue per carità) e poter asserire senza ombra di dubbio di essere maschio o femmina non è più possibile. Ci sarà sempre il dubbio che qualcuno non ci abbia cambiato il sesso a nostra insaputa.

Ora io non voglio entrare nel merito del caso specifico, voglio solo fare qualche fantasioso pensiero su come potrebbe evolvere la cosa nell’arco dei prossimi anni. Posso solo immaginare la sofferenza di una persona che da tanti anni vive come donna in corpo di uomo. Una persona che dopo aver trovato il suo equilibrio, è stata così tanto mal consigliata e confusa, da farle credere che non avrebbe trovato altra soluzione al suo dolore che riuscire finalmente (dopo 25 anni) a vedere scritto F al posto di M sulla carta di identità. Già perché di questo si parla. Di una stampigliata. Di un simbolo su un pezzo di carta, più spesso di un byte in qualche memoria. Questa è la grande vittoria di libertà ed emancipazione che tutto il mondo LGBT oggi grida da ogni megafono e da ogni pagina di ogni giornale.

In effetti conosco anche tantissima altra gente che non vede l’ora di cambiare scritte e diciture sui documenti, anche se fossero le più bizzarre e incredibili menzogne.

Conosco operai che pur prendendo i soliti mille euro al mese, sarebbero entusiasti di vedere scritto “vicedirettore generale” sulla busta paga.

Gente che ha svoltato nella vita, sostituendo le etichette delle taglie 58 con le 46 e ha iniziato ad usare ecrù al posto del più crudo color carne.

Automobilisti che dipingono la loro Fiat 126 di rosso e si beano al volante della loro Ferrari nuova fiammante.

Potrei continuare per ore, purtroppo essi resteranno dei sognatori, poiché per loro non c’è alcuna sentenza di nessun tribunale, capace di cambiargli mansione, taglia o centuplicare il valore del veicolo. Per loro non c’è speranza. Mentre invece speranza c’è per i transessuali che qualcuno rispolveri una proposta di legge del 2006, di Vladimir Luxuria quando era parlamentare, che renda il cambio di sesso una pratica d’ufficio.

Fantascienza dite? Ma no, niente è così lontano. D’altronde le nostre leggi le facciamo a colpi di maggioranza e a botte di magistratura, italiana ed estera. Al grido di “L’Europa ce la chiede!!!” noi impauriti che si parli della rata del debito contratto con la Germania, tireremo un sospiro di sollievo quando capiremo che i parlamentari Cirindeli, Lo Giudiciotto, Scalfagnà e Fedice parlano della loro legge sulla “Step Virtual Reattribution”, una denominazione incomprensibile che sottintende un gattopardesco «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».

E in relazione a questa citazione, che si riferisce ad una caratteristica tutta italica della gestione delle cose pubbliche (stavo per scrivere pubiche … lapsus), mi sovviene un pensiero riguardo a come verrebbe accolta la notizia dalla gente che, in realtà, non avrebbe alcun interesse a fare domanda all’anagrafe per cambiare sesso. Già non avrebbe interesse di genere, ma questo non significa che in genere non si possano trovare motivazioni più che valide per farlo.

Vi ricordo che siamo il paese, l’unico in Europa, che all’indomani dell’introduzione dell’obbligo delle cinture di sicurezza nelle auto, vendeva le magliette bianche con la banda nera, lato guidatore e lato passeggero. Siamo il paese che ha prosciugato le patenti a punti di nonni, bisnonni e trisnonni. Siamo il paese dove lo sbiancamento anale si chiama liposuzione e la liposuzione diciamo che, anche se non è proprio di urgenza, sempre intervento salvavita è. Salvavita, salvafianchi e salvacosce.

Per questo di fronte all’eventuale approvazione di una legge che stabilisca che si può cambiare sesso a richiesta (oltre a sancire definitivamente che il parlamento italiano è ostaggio dei giudici), si deve tenere conto anche che:
– la differenza di età pensionabile uomo/donna diventerebbe discriminazione inaccettabile.
– la gravidanza sarebbe una questione di domanda e offerta
– i problemi alla prostata marcherebbero una ingiustizia sessista
– i favoritismi assicurativi RC auto e “le donne entrano gratis in discoteca” sarebbero una bella e buona impostura

Inoltre al più presto si renderebbe necessario, nell’ordine:
– Eliminare il sesso dalla carta di identità, dato privato e sensibile oltre che discriminatorio come un indicatore di etnia e inutile come il colore dei capelli.
– Togliere le quote rosa, ove questa barbara pratica ancora persista
– Informare l’Accademia della Crusca che dovrebbe al più presto fornire all’italiano un nuovo pronome neutro da usare al posto di quello maschile e femminile (tipo lu, ul, ullu, ulu)

Tornando a oggi, che ancora questa possibilità non c’è, non resta che sottolineare ancora una volta che la “teoria gender” non esiste, che Cristo è morto di freddo e che le scie chimiche sono un vero problema.
Prendiamo atto che il ddl Fedeli, volto all’eliminazione delle differenze di genere, ormai è legge, già fedelmente recepita almeno dal sistema giudiziario.
Che siamo di fronte alla prova che il ddl Scalfarotto è anacronistico: come si fa ad essere omofobi quando non si può avere chiaro se siamo dello stesso sesso della persona che abbiamo davanti?
Ma il bello è che soprattutto il ddl Cirinná non serve più a niente. Perché sbattersi con le unioni omosessuali e limitarsi ai benefit di una legge sulle unioni civili, quando diventa possibile sposarsi, previa che uno dei due sposi cambi virtualmente sesso con una marca da bollo?
Che poi se sono furbi, fanno la domanda motivando la richiesta “ad uso adozione” e gli viene via gratis…

Per concludere però, non vorrei che poi alla fine i dati anagrafici restanti nella carta di identità non rimanessero un po’ troppo pochi ai fini del riconoscimento del soggetto. A tal proposito suggerisco di far dichiarare e scrivere la squadra del cuore, sembra infatti quella la costante più costante, l’unico segno distintivo immutabile nella vita di ogni italiano.

Pubblicato su La Croce dell’22 luglio 2015

Arthur Dent Written by:

Sono un normale essere umano, un giovane che viene trascinato in giro per la galassia da un amico, rivelatosi un alieno in un momento quanto mai provvidenziale: infatti, pochi istanti prima che la Terra venga disintegrata per fare posto ad una superstrada spaziale, riesco a salvarmi facendomi dare un passaggio da un'astronave Vogon. Questo lungo giro per la galassia non mi cambierà nel profondo del mio animo, gentile e innocente, ma mi insegnerà almeno a sapere sempre dov'è il mio asciugamano.

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