Molto cordialmente, Matteo Renzi

Un’insegnante di elettronica risponde alla lettera che il premier Matteo Renzi ha indirizzato alla casella postale di tutti i docenti. Dall’alto di 14 anni di precariato spalmati su 9 scuole, divisi per un marito e moltiplicati per 3 figli (più uno in arrivo), la professoressa chiede quando potrà stare tranquilla.

Caro Matteo,

sono un’insegnante di scuola superiore e, come tutti i miei colleghi, ho ricevuto la tua lettera all’indirizzo di posta istituzionale. Mi permetto di risponderti, come qualcuno avrà già fatto forse più degnamente di me, dall’alto dei miei 14 anni di precariato in giro per 9 scuole.

Sono un’insegnante dell’epoca delle “scuole di specializzazione” (SSIS), abilitata dopo due anni di pellegrinaggi tra Arezzo e Pisa che, devo dire la verità, hanno messo a dura prova la mia famiglia; la quale mi ha sostenuto nonostante le fatiche loro e mie perché pensavano che questo fosse il lavoro giusto per me e perché consideravano la professione di insegnante importante e più che dignitosa. Sono inserita in quelle che una volta si chiamavano graduatorie permanenti (la paura era che di permanente si riferisse alla condizione di chi vi era inserito) e che adesso si chiamano graduatorie ad esaurimento (esaurimento nervoso di quei precari che ogni anno non sanno mai dove andranno a finire).

Intanto complimenti per la citazione di san Pietro «date ragione della speranza che è in voi»; se volevi fare colpo con una dimostrazione di cultura, ci sei riuscito, almeno su di me che ho una formazione cattolica. Questa speranza è quel sincero slancio che ci muove verso i nostri figli e i figli che la società ci affida ed è lo slancio che vedo nella maggior parte dei miei colleghi.

Tu dici all’inizio della lettera che è necessario investire sulla scuola e sulla cultura, si deve restituire prestigio e rispetto alla scuola; come non essere d’accordo con te, la situazione in cui viviamo è quella di tanti istituti vissuti come parcheggi dove i ragazzi si appoggiano (o vengono appoggiati dai genitori) in attesa di fare altro, di più interessante, di più coinvolgente, di più redditizio. Sono convinta che la totalità degli insegnanti, ad una affermazione di questo genere, non potrà che darti ragione. Il problema sta nel come realizzare l’obiettivo e mi sembra che il metodo che tua stai perseguendo non sia particolarmente democratico, non mi pare che tu stia cercando un dialogo vero con chi a scuola ci vive ogni giorno, ma le tue azioni stanno calando dall’alto come tutte le altre riforme che negli ultimi anni ci hanno investito.

Ma passiamo a vagliare nel dettaglio i punti che tu affronti nella tua lettera:

  1. «Assunzione di centomila precari». Questo numero lo stai sbandierando come fosse la conquista di chissà quale vetta, in realtà sappiamo bene che sei obbligato a farlo a causa dei ricorsi dei precari “storici”, me compresa, che cercano di far valere il loro diritto che consegue da una norma europea riguardo ai contratti a tempo determinato. E poi diciamocelo, gli incarichi conferiti dai provveditorati lo scorso settembre per le supplenze annuali su posti vacanti, sono ben di più di quelli che prometti di assumere l’anno prossimo, quindi una fetta di precariato nella scuola rimarrà comunque. Ma io voglio cercare di essere razionale e concreta, anche se a questo punto della mia vita (39 anni, un marito, tre figli) vorrei tanto dare un pochino di sicurezza ai miei cari che non sanno se possono contare su di me perché non sanno quanto lavorerò distante da casa il prossimo anno o quanto sarà il mio stipendio; capisco che una parte di incarichi temporanei nella scuola siano fisiologici, specialmente se si parla di scuola superiore, ma il meccanismo innescato dalle riforme precedenti di contrazioni delle cattedre e della gestione degli organici ha qualcosa di diabolico.
  2. «Bandi di concorso per altri posti il prossimo anno». Bene, vogliamo tornare all’ingresso a scuola per concorso, chi può partecipare a questo concorso? E soprattutto, come gestire gli abilitati per altre strade che non sono nelle graduatorie ad esaurimento (vedi abilitati PAS e TFA) all’interno della scuola? Io credo che qualunque sia la modalità di accesso all’insegnamento dobbiate garantire chiarezza per chi vuole lavorare nella scuola. Quando iniziarono le SSIS dovevano essere ancora assorbiti i vincitori dell’ultimo concorso e persone ben più anziane di me (almeno dal punto di vista del servizio) si sono trovate costrette, a frequentare altri percorsi abilitanti per non farsi scavalcare nel punteggio da gente più giovane, magari senza servizio. Questo modo di fare, da parte delle istituzioni è totalmente irrispettoso della figura dell’insegnante e deve finire, perché se siamo una categoria poco considerata socialmente, questo è dovuto anche a come ci tratta lo Stato.
    Un modo solo di accesso all’insegnamento, senza cambiare le regole ogni piè sospinto, grazie.
  3. «Quattro miliardi sull’edilizia scolastica». Qui mi sento impreparata a rispondere, non ho idea di quanto si incisiva questa cifra sulle reali condizioni degli edifici scolastici del nostro Paese. Posso dire soltanto che le scuole che ho visto spesso mancano di piccola manutenzione, quella che favorisce il decoro dello stabile e dimostra la cura e l’attenzione verso la scuola, intesa come luogo dove si impara anche ad apprezzare e rispettare il bene pubblico. Certo che vanno rese sicure le scuole che non lo sono; ma una parte di questi soldi, se possibile, penso debba essere dedicata anche alla cura delle nostre aule. Più di una volta mi sono trovata coinvolta in progetti in cui i ragazzi stessi hanno contribuito a pulire o imbiancare gli ambienti scolastici, si può fare, e loro impareranno ad apprezzare la cosa pubblica, non mi sembra un obiettivo da poco.
  4. «Diamo più soldi agli insegnanti». Intanto, per favore, snellisci le pratiche per il rinnovo del nostro contratto, che hai bloccato fino al 2018; e fatti consigliare dai tuoi tecnici un modo per riconoscere la ricostruzione di carriera a chi viene immesso in ruolo in tempi umani e non ere geologiche.
  5. «Attuiamo l’autonomia». Se vuoi dare più potere al dirigente scolastico almeno fai che questo stia veramente nella scuola; in una scuola dove possa lavorare stando a contatto con i suoi docenti e possa davvero dirigere. Io ho incontrato tanti dirigenti, alcuni ottimi, altri meno preparati, ma quello che viviamo in questi ultimi anni sono i dirigenti assenti perché devono dirigere istituti comprensivi troppo vasti che comprendono scuole di tipologie differenti, diffusi su più sedi e su più comuni. Un dirigente, che voglio supporre preparato e competente, lavorando in queste situazioni e costretto a delegare su una miriade di questioni perdendo totalmente il contatto con la realtà, per cui quando lo vediamo alle riunioni, lo guardiamo come si guarda l’esattore delle tasse, con diffidenza e la segreta certezza che ci vorrà fregare. Sono profondamente convinta che un buon preside sia condizione necessaria ma (ma non sufficiente) per avere una buona scuola, ma in queste situazioni nessun dirigente può comportarsi da buon preside.
    Inoltre permettimi di dire qualcosa sulla chiamata diretta dei dirigenti dagli albi regionali. Siamo sicuri che un dirigente, nell’interesse della scuola che dirige, sia disposto a chiamare una persona che andrà in maternità nel corso dell’anno scolastico, obbligandolo a nominare un supplente che sarà economicamente a carico del fondo di istituto?
    E siamo sicuri che un dirigente, nella stessa ottica, sia disposto a chiamare un’insegnante che ha bambini piccoli (più soggetti a malattie, vaccini e altre problematiche varie) e che inevitabilmente costringono la lavoratrice madre ad assentarsi più di altri?
    Infine, siamo certi che un dirigente sia disposto a chiamare un docente che ha una malattia cronica non così grave da essere inquadrato nella legge 104, ma comunque importante e che genera assenze dal lavoro?
    Forse questi albi regionali, anche se con accesso tramite concorso, non garantiscono proprio l’equità nei confronti della chiamata; probabilmente io, fossi in questo momento in una graduatoria di questo tipo, rischierei di non lavorare, visto che a ottobre chiederò il congedo di maternità; e questo senza scomodare il clientelismo che da sempre è parte della nostra cultura.
  6. «Realizziamo la vera alternanza scuola-lavoro». Qui mi prendi nel vivo, sono un insegnante di elettronica, lavoro in istituti tecnici o professionali ed il contatto con le realtà produttive del territorio è fondamentale per la loro sopravvivenza, ma per coltivare tali contatti e per organizzare stage aziendali o le uscite ci vogliono risorse, soprattutto umane. Inoltre mi permetto di dire che l’organizzazione dell’alternanza durante l’anno scolastico non è una buona idea in relazione alla didattica, scuola e ambiente di lavoro hanno ritmi completamente differenti e i nostri ragazzi non sono in grado di passare da uno all’altro come se niente fosse, il tempo scuola non deve essere modificato, la possibilità di affacciarsi nel mondo del lavoro deve essere qualcosa di extra rispetto all’orario scolastico e vissuto come un premio, un riconoscimento del merito in modo che i ragazzi lo vivano come un obiettivo da raggiungere e non come una vacanza.
  7. «Educhiamo cittadini». I tempi scolastici attuali purtroppo hanno ridotto tantissimo il tempo che un insegnante può dedicare alla costruzione di relazioni con i propri studenti, l’educazione alla cittadinanza è una di quelle competenze trasversali che deve passare indipendentemente dalla disciplina insegnata. Ridurre il monte ore settimanale, soprattutto nelle scuole tecniche e professionali, dove si riversa la maggior parte degli studenti con difficoltà sociali, certo non aiuta il docente ad avere tempo da dedicare al dialogo educativo; dialogo inteso nel senso più ampio che si possa dare a questo termine. Ah già, scusa, la riduzione del monte orario negli istituti tecnici e professionali è un’idea di qualche governo precedente, ma non avevate detto, tu e il tuo partito, che sarebbe stata abolita la riforma Gelmini?!
  8. «Affidiamo a deleghe legislative settori chiave». Questo mi spaventa molto, mi sembra il classico modo all’italiana di procedere per cui a suon di circolari e affini si smantellano leggi approvate dal Parlamento (vedi legge 40 sulla fecondazione eterologa). Tutto ciò è terrificante, proprio perché sono settori chiave ci vuole una legge organica, studiata da persone competenti e che una volta approvata trovi applicazione reale senza aggiustamenti fatti in corsa da chi vede solo una parte del problema, senza considerare il quadro generale.

Spero che questa mia lettera, sicuramente appassionata, possa essere in qualche modo di aiuto ad una riflessione ampia, fatta tra persone che realmente credono nella scuola, nel ruolo dell’insegnante e nei giovani che ogni mattina incontriamo.

In questo momento sto lavorando con alcuni dei miei ex-insegnanti, persone che mi hanno fatto amare lo studio, la scuola e che mi hanno fatto riflettere su questa professione tanto da sceglierla nonostante il mio percorso di studi fosse orientato a tutt’altro. Ci sono tanti insegnanti appassionati, ma molti si stanno stancando e disamorando a questo lavoro per le condizioni sempre di maggiore incertezza in cui sono costretti. Tu ci hai detto che noi siamo già la buona scuola, hai ragione, mettici nella condizione di rimanere tale, riconosci veramente il merito d’insegnanti che sanno ancora affascinare il loro studenti, e permettici di partecipare alla costruzione di una scuola che sia luogo di educazione vera.

Molto cordialmente,
Laura Debolini.

Pubblicato su La Croce del 21 maggio 2015

Fenchurch Written by:

Fenchurch è una ragazza terrestre, l'unica a serbare il ricordo della distruzione della Terra ad opera dei Vogon dopo la riapparizione del pianeta, e per questo è ritenuta una squilibrata, anche dal fratello Russel. Ha una storia d'amore con Arthur.

One Comment

  1. Cristina
    23 Maggio 2015
    Reply

    Bell’articolo ogni tanto ci vuole qualcuno che dice le cose perchè magari nel caos completo su tutto qualcosa si perde ed è meglio rimettere i puntini a posto….
    Purtroppo alcune cose esposte, che appoggio perhè sono giustissime come richieste, sono le stesse che chiedono da tempo anche altri settori, caro RENZI.
    La più importante credo sia la richiesta che TUTTI facciamo di un po’ di RISPETTO, se chi governa avesse RISPETTO verso i cittadini, non ci sarebbe bisogno di elemosinare: (cito i punti della lettera)
    1. le assunzioni = perchè TUTTI vorremmo essere di aiuto all’economia familiare, specie in presenza di bambini o persone da accudire….
    2.bandi di concorso = tutti i giorni lavoratori che hanno perso il lavoro vengono prevaricati nelle possibili assunzioni da personale nuovo e con meno esperienza, perchè COSTANO MENO, hanno più agevolazioni, pertanto in questo clima incerto le aziende si trovano certamente più predisposte verso queste persone invece che per quelle con più esperienza ma prive di “aiuti economici effettivi”.
    3.
    4. diamo più soldi a TUTTI, facciamo girare l’economia se vogliamo riprenderci…. pochi soldi in mani di pochi non servono a migliorare le cose, servono soltanto a sprofondare ancora di più nel divario tra ricchi e poveri.
    5. …
    6.
    7. per educare i cittadini si deve prima di tutto DARE L’ESEMPIO…cosa che …beh… non mi sembra
    8.
    Poi invece di introdurre tante materie nuove, tipo la cultura dei Rom per fare un esempio, bisognerebbe insegnare per bene le nostre di culture, tipo italiano, storia dell’arte (un’infarinaturina almeno per non passare da asini davanti al Mondo), educazione civica… e magari si introdurre anche cose nuove, perchè vivendo in un momento in cui siamo le culture sono molte, sarebbe giusto dare spazio un po’ anche agli altri… ad esempio la religione cristiana va inseganta; ma non vedo il problema se oltre a quella si facesse sapere che ne esistono delle altre, magari mettendone in evidenza i punti di incontro, comunque non demonizzando tutto quello che è esterno come cosa da buttare, ma aiutando a rispettare tutti gli altri pensieri. LA conoscenza delle cose permette di prendere le nostre decisioni e di portarle avanti, l’ignoranza no, ci permette solo di essere pecore.., Se sappiamo CHI SIAMO sapremmo anche cercare di far capire i nostri punti di vista..
    Cordiali Saluti caro

Rispondi