Una mamma qualunque, ma fuori dal comune

Ognuno ha i suoi carismi, Costanza fa le prefazioni ai libri, io faccio gli aperitivi a (con) chi li scrive. Abbiamo avuto l’onore di ospitare la famiglia Zeni per qualche giorno, sia ad agosto che a gennaio. Nel frattempo per vedere se erano veri, siamo anche andati a cercarli a casa loro, in Lombardia. Abbiamo frugato tra le nostre abitudini come la Marghe negli sportelli in salotto, abbiamo sorriso al tempo passato insieme come la Isa sorride alla Mapi ma soprattutto abbiamo fatto un sacco di aperitivi.

Caratteristica di interesse pubblico della famiglia Zeni è che la signora Paola Belletti ha di recente scritto un libro: Osservazioni di una mamma qualunque. Prima moglie, poi mamma di un, du’, tre, quattro figli, poi blogger e adesso scrittrice (tra una lavastoviglie e una lavatrice). Una donna che definisco Dionamica. Nel suo blog troviamo il suo ritmo: ‘vivo, penso, scrivo, posto’, lei dice che spesso si aggiunge anche ‘inciampo, cado’, ma è evidente che si rialza, sempre.

Tra uno spritz (che dalle parti di Paola si chiama pirlo) e uno hugo, ho fatto finta di aver letto il suo libro e l’ho scherzosamente intervistata:

Il libro era un sogno o i sogni aiutano a scrivere meglio?

Fiani iniziamo male, ti manca il riporto per fare queste domande alla Marzullo, dai!!!

Prima il blog, poi La Croce, poi un libro. Cosa è per te scrivere?

È dare un luogo ad un costante dialogo interno. Che non è solo tra me e me. Spesso è un dialogo con Dio. È mettere ordine a cose che altrimenti si affollano tutte nel collo di bottiglia della mia testa sempre in movimento. È anche il piacere di usare la parola, il linguaggio, di dare nome alle cose. Ogni cosa ha il suo nome. Bisogna trovarglielo. Poi ci sono anche cose che possiamo solo balbettare ma bisogna tentare lo stesso, fino all’ineffabile. Scrivo anche per ridere e fare ridere.
Tutti tranne mio marito. Detto anche “immobil dream”. Però mi valorizza, mi apprezza. Dice poche parole ma vedo che sta attento!
Però a dire la vera verità il blog voleva essere all’inizio uno strumento di promozione personale per la mia professione. Sono libero professionista da anni. Da molti più libera che professionista (in realtà soprattutto dopo la gravidanza di Ludo).

Come è nato allora il libro?

È nato perché Mario Adinolfi ha letto qualche mio post dal blog soprattutto dopo che ha saputo di Ludovico, soprattutto dopo che ci siamo incontrati su Facebook e in vista del debutto de La Croce quotidiano. Scriverai in pagina 4, i lettori ti aspetteranno. Preparati!
E così è stato.
In seguito dopo qualche mese Giuseppe Signorin, che ha a sua volta un blog e lavora in un’agenzia di comunicazione che è anche una piccola casa editrice, mi ha chiesto se avessi già un editore. Ero tentata di tirarmela un po’. Ho capitolato subito! Lui era l’occasione più adatta a me. Voleva pubblicare cose già scritte. Altro temo non sarei riuscita a fare. Ha pensato ad una bella raccolta. Ha selezionato e messo ordine. È una persona garbata, equilibrata, intelligente e piena di entusiasmo. E ha una moglie fantastica!

Una madre come te, perché anche se i tuoi 4 figli non ti riconoscono come tale, per lo stato sei madre, dove ha trovato il tempo?

In quello sottratto sconsideratamente a loro. Loro lo tolgono a me, insieme al fiato per respirare, e io lo tolgo a loro. In più rubo da loro le battute, le sortite e le intuizioni più belle.
Isabella infatti lo sa e si ribella. Non scrivere questa cosa mamma! Ha ragione.

Il tuo libro ha quindi una genesi poliedrica, più spunti riuniti, scritto in momenti e stati d’animo diversi. A chi è dedicato. A chi lo consiglieresti?

Lo consiglio a tutti. A patto che poi me lo raccontino, me lo restituiscano. No dai, in realtà sono combattuta tra il desiderio di diffonderlo e il pudore. Parlo di me, con onestà a volte temo imbarazzante. E parlo di cose forti e intime. Nascite, amori, dolori, fatiche, domande. Porte prese a pugni, rabbia, angoscia. Fede. Desiderio di paradiso. Robetta insomma. Quindi a volte vorrei essermi restituita. Poi soffro come femmina credo di una sorta di dialisi affettiva. Necessito di conferme, di feedback, di specchiarmi negli occhi degli altri. Occhi vispi possibilmente! E cuori accesi.

Oggi l’ovvio è diventato atto eroico, non ti senti un po’ offesa dal mondo a dover dire che tuo figlio aveva diritto a vivere?

Mi sono incavolata come una belva. Ho cambiato ginecologi. Ho pianto fino affogarmi nelle lacrime. Ho stroncato sul nascere inviti -gli ennesimi- ad abortire magari all’estero. Ho fatto notare che era mio figlio. Sempre.

Quindi il tuo libro è per le donne che vogliono essere madri? Per preparare, tranquillizzarle? Non hai paura che leggendoti preferiscano la clausura?

Anche io ho una fitta costante di nostalgia per l’immaginata quiete claustrale. A volte penso anche mio marito. Essere sposati è dura. Essere genitori è impegnativo. Resistere alle bollette, ai certificati medici, alle scadenze, alle logopedie, allo stillicidio dei colloqui generali, alla corsa campestre dei compiti pomeridiani, al fuoco di fila delle domande, al desiderio di socializzazione e a quello di mantenere un po’ di intimità familiare…
Tornando alla gravidanza del nostro gioiellino. Sì, ci siamo visti guardati o come eroi o come incoscienti. A noi pareva il minimo sindacale non fare a pezzi il nostro bambino perché forse sarebbe stato segnato nel corpo.
Continuano a chiedermelo. La formula più ricorrente è “ma quindi non lo sapevate prima, vero?”

Pensi che oltre a me lo leggeranno anche altri uomini?

Sì. Molti so che lo hanno già letto. Il mio papi! Fierissimo… qualche fratello. Molti amici. E diversi sconosciuti. Uno dall’uruguay lo ha letto in ebook. Mi ha ringraziato moltissimo. E io lui.

Con quali stati confina l’Uruguay? Parlami delle sue principali risorse economiche.

Se insisti mi faccio intervistare da tua moglie…

Ok, ok. Il tuo libro può essere un cerotto ad una ferita? Alla tua ferita?

Non lo so. Può essere una torcia puntata su di noi. Sulla vita, sul dolore. Su Gesù Cristo. Senza di Lui è da pazzi. Ma anche per chi non Lo conosce la vita è vita e tutti gli uomini lo sanno. Tutti. Non ho dubbi. Poi la coscienza si può offuscare, adulterare, ignorare, ma saperlo lo sappiamo. Esprimo per iscritto domande a Dio in compagnia degli altri.

Allora è dedicato a Dio? Non era più indicata un invocazione alla Madonna invece che la prefazione della Miriano?

Ma Costanza è in confidenza con la Madonna. Credo vada bene anche così.

Tu hai letto il tuo libro? O lo hai solo vissuto? Hai “imparato” qualcosa o rifaresti tutto uguale? incontreresti le stesse persone, andresti negli stessi posti?

Ho già giocato questa partita. Non esiste seconda possibilità. Esiste solo l’infinita possibilità di ritornare a Dio da qualsiasi condizione, in qualsiasi stato ci troviamo. Fino a che abbiamo giorni da vivere. Vivo. Ecco, poi sì a volte penso, scrivo e posto. Più spesso corro, inciampo e cado. Tutto intero no. Non l’ho riletto. Non riesco ancora. Facciamo che lo leggi tu poi mi racconti qualcosa.

[azz, beccato!]

Pensiero Profondo Written by:

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