Il suicidio assistito della democrazia

Il governatore Jerry Brown ha firmato la legge sul suicidio assistito. Ci assicura di averci pensato bene e di aver sentito vescovi e medici. Si stenta però a credere che il calcolo politico non c’entri.

E così anche in California esiste l’eutanasia, o “diritto al suicidio assistito”, che dir si voglia. La firma finale, a suggello, ce l’ha messa l’ennesimo “cattolico” con le virgolette, il governatore Jerry Brown, addirittura ex seminarista, il quale ci assicura di aver fatto una profonda e accurata riflessione prima di decidere. Pare abbia ascoltato diversi pareri, tra cui quello di un vescovo cattolico (vorrei sapere chi è) e di medici di sua fiducia.

La sua frase di giustificazione è al passo coi tempi: “Non so cosa farei io in caso di prolungata e dolorosa agonia. Sono sicuro tuttavia che sarebbe un conforto poter considerare tra le opzioni quella contemplata in questo testo”.

Quindi melodramma, sentimentalismo, vittimismo e tanto tanto egocentrismo.

Premesso che in California l’assistenza sanitaria è a carico del malato, il quale si deve assicurare da sé e non tutte le prestazioni sono coperte dalle assicurazioni standard per gente comune, è assai raro incappare in casi di accanimento terapeutico, visto che il costo di una cura medica ricadrebbe sulle spalle della struttura sanitaria che ha come principale obiettivo far quadrare il proprio bilancio.
Quindi delineare il quadro apodittico dei medici spietati che tengono in vita per forza qualcuno mentre sta soffrendo come un cane e non ha più speranze di una vita decente è quantomeno un falso intellettuale di proporzioni enormi.

Esistono le terapie del dolore: quelle vanno assicurate, come un vero e inalienabile diritto di ogni essere umano. Se la scienza può togliere il dolore, la scienza deve farlo. Com’è che questo non l’hanno scritto nella legge? Quanti malati sofferenti pronunciano la fatidica disperata frase “voglio morire” come grido di aiuto che significa in realtà “non voglio più soffrire”? Perché le due affermazioni vengono ritenute equivalenti?

Il motivo è presto detto: i costi. Uccidere costa molto meno che curare. In America, poi, dove la sanità è un business privato, questo fine economico è palese e manifesto, senza vergogna.
Quindi, riassumendo, se non hai i soldi per pagarti le terapie del dolore, lo stato ti offre la via d’uscita: ti fa morire rapidamente. Uh che bel diritto acquisito! Ora sì che in caso di prolungata e dolorosa agonia sarò tranquilla!

Brown ha probabilmente preso in considerazione gli strumenti in suo possesso: sulla sanità non poteva incidere, sui costi delle terapie del dolore non aveva il budget. Che altro poteva fare per alleviare le sofferenze dei poveri malati terminali lasciati ad agonizzare nei letti? Se davvero questo è il quadro, la situazione è disperante! Davvero i politici e i governanti hanno ridotto il loro orizzonte di possibilità alle quattro manovre che possono concludere per la durata del loro mandato? Davvero hanno completamente smarrito il senso del bene comune, l’ampiezza del respiro dell’umanità?

La dignità umana e il suo inalienabile valore sono concetti che non vengono più declinati dalle legislazioni moderne, la necessità di concretizzare nel breve all’interno degli stretti ambiti lasciati liberi da legislazioni sempre più soffocanti, come ragnatele, rende inarrestabile la deriva disumana che i vari governi stanno prendendo nel cosiddetto mondo civilizzato. Ormai ci sono vincoli su vincoli da rispettare, lobby da accontentare, paletti da non superare. Le strade sono già tracciate: puoi ritardare o anticipare un percorso, ma quello è. Poi la coscienza viene tacitata con un po’ di sentimentalismo e la discesa nel baratro di qualche caso umano specifico che avvalori la tesi (peraltro non discutibile).

Ci credo che Brown sia cattolico, per davvero. Ci credo anche che abbia riflettuto, che abbia visitato qualche clinica, conosciuto qualche medico e malato. Tutto verosimile. Il problema è la conclusione, non la premessa. E’ stato sicuramente più facile firmare la legge sull’eutanasia piuttosto che aprire un dibattito nazionale sul diritto alle terapie del dolore, dibattito in cui avrebbe avuto contro tutte le lobby di potere, il cui esito sarebbe stato incerto, le cui ripercussioni sul suo futuro politico drammaticamente prevedibili. Una semplice opposizione al disegno di legge, sarebbe stato un procrastinare il problema, non sarebbe comunque stata una soluzione definitiva. D’altra parte, se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare (diceva don Abbondio su per giù).

Mi rattristo, per Brown e il suo dramma di coscienza, per i malati che ora saranno rapidamente invitati a levarsi dai piedi invece che curati nella loro dignità di (ancora) viventi, ma soprattutto per quella fetta di umanità che esulta per una legge che è davvero la sottoscrizione della cessione da parte della società civile del proprio potere legislativo al dio denaro. Ancora una volta mi pare che la democrazia stia agonizzando: ma adesso ha il diritto al suicidio assistito, così morirà più in fretta. Poveri noi.

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

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