Il mondo virtuale dei social: la dicotomia corpo e spirito è compiuta

Sempre più spesso si sente parlare di una nuova dipendenza che coinvolge un numero ogni giorno maggiore di persone, soprattutto giovani, ma anche adulti: si tratta della dipendenza dai social. Molti trascorrono dietro alla tastiera ore ed ore, persi in un mondo virtuale, trascurando la realtà circostante e a volte sostituendola. Questa dipendenza rivela la natura duplice dell’uomo (siamo fatti di carne e spirito) ed è sintomatica della difficoltà odierna di coniugare i due aspetti costitutivi della nostra natura.

Grazie ai nuovi mezzi di comunicazione possiamo connetterci con persone lontane, magari mai viste e conosciute, di cui poco o nulla sappiamo. Non c’è bisogno di utilizzare un nome o un’immagine false per correre il rischio immediato di nasconderci dietro lo schermo e realizzare quella separazione fantascientifica tra corpo e spirito.  Infatti, lontani dallo sguardo, dalla voce, dai gesti dell’altro, la nostra parte più schiettamente psichica non si sente limitata dallo spazio vitale dell’interlocutore e può dare libero sfogo a e stessa, esprimendosi in modi e contenuti che mai avremmo svelato a tu per tu.

Questo effetto può essere sia positivo che negativo, dipende da cosa andiamo ad esprimere.  Infatti se è vero che le parole spiegano i nostri pensieri, è anche vero che i pensieri prendono forma forgiati dalle parole.  Così può capitare di vivere il paradosso di autoindursi un pensiero o un’emozione dal fatto stesso che cerchiamo di convertirlo in parola.
Per questo le finzione dietro un profilo Facebook sono armi a doppio taglio: colpiscono certo il nostro interlocutore che viene ingannato dalle nostre falsità,  ma anche ferisce noi perché ci plasma sulla falsa riga del nostro stesso inganno.
Anche nel caso in cui decidiamo di essere sempre e comunque perfettamente sinceri, al massimo occasionalmente omertosi, la relazione virtuale nasconde insidie: la nostra mente è spesso liquida, confusa, priva di una sua forma descrivibile: non siamo solo pensiero.  Senza un corpo a corredo con cui ridere o piangere,  stropicciarci gli occhi,  stringere le mani, il nostro spirito prende il volo e se ne va a spasso perduto in mezzo alla foresta dei ricordi e delle esperienze, che si sono sedimentate nel tempo e davvero diventa difficile dire cosa autenticamente pensiamo o quale emozione proviamo. Una parte molto importante di noi stessi è  infatti invisibile ai nostri occhi in un atto di auto osservazione: il confronto con l’altro è lo specchio più efficace in molte occasioni.  Ma se l’altro non è fisicamente presente possiamo inventarci una buona fetta di lui e così il nostro specchio non riflette ma distorce.

Quante volte mi è successo di immaginare chissà quali discorsi da fare ad una certa persona, per poi cambiare radicalmente tono e contenuto una volta giunta vis a vis e questo non perché sono stata condizionata dalle sue reazioni, ma perché la percezione plastica ed immediata dell’altro, presente nella sua totalità, anima e soprattutto corpo, ha riflesso il mio spirito facendomi comprendere che ero andata alla deriva,  lontano dalla verità, non dei fatti,  ma di noi stessi.
Mi spaventano i social,  dove le opinioni viaggiano scollegate dai corpi da cui sono partite, perché rischiano di essere idee non condivise nemmeno da chi le ha scritte, nuvole di fumo neuronale senza un padrone, senza nessuna utilità.

A chi non è mai capitato di leggere (o ahimè scrivere) commenti violentemente ingiuriosi, a corredo di frasi postate, soprattutto da personaggi in vista: non credo proprio che in un confronto diretto le persone avrebbero detto le stesse cose e negli stessi modi.  Non è  una questione di codardia, come spesso si dice. È proprio la natura dell’uomo che ci trasforma: in ciascuno di noi esiste una scintilla di divinità che è percepibile negli altri e dagli altri. Quella scintilla ci plasma, ci mitiga,  ci limita nelle nostre derive psichiche ed emotive, dandoci la forma che ci spetta, quella di veri uomini e vere donne.
Dunque ben vengano i social che ci permettono di connetterci al mondo lontano, ma guai a usarli come sostitutivo delle vere relazioni, anima e sangue, corpo e spirito, dove ci si guarda, ci si tocca e ci si ama davvero.

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

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