Il business della fecondazione assistita

Il Sher Fertility St. Louis, una clinica americana per la fertilità, ha postato una foto inviata loro da una mamma, Angela, che aveva partorito una bambina dopo essersi sottoposta a fecondazione assistita: la foto ritrae la bambina che dorme beata sul letto, circondata da un grande cuore fatto con una montagna di siringhe e fiale, tutte quelle che la donna ha usato per il trattamento, per un anno intero, ogni giorno, tre volte al giorno.

La foto ha ottenuto in pochi giorni più di 16mila like, più di 6mila condivisioni e sotto il post si è aperto un vivo dibattito tra chi aveva una storia da raccontare, come Angela, andata a buon fine e chi invece era ancora a metà del cammino, nelle difficoltà, con grande slancio di condivisione ed empatia tra tutti.

Il business della fecondazione assistita sta assumendo proporzioni gigantesche: nel mondo sono più di 5 milioni i figli in provetta e il 55% sono in Europa. L’infertilità è un problema sempre più diffuso e si stima che una coppia su sei, in almeno un periodo della propria vita riproduttiva, abbia difficoltà a concepire.

Il tasso di successo della ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo) però è molto più basso di quanto le cliniche non pubblicizzino, giocando sull’equivoco di considerare un successo anche solo l’inizio della gravidanza, e non il suo termine.

Al momento gli unici dati certificati esistenti sono quelli pubblicati da Human Reproduction (http://humrep.oxfordjournals.org/), sia perché si basano su una casistica molto vasta, ben 34.000 donne sottoposte a trattamento di ICSI, sia perché essendo pubblicati da una delle migliori riviste scientifiche del mondo hanno la massima certificazione di garanzia.

La tabella con le percentuali di successo per i trattamenti di fecondazione assistita con tecnica ICSI sotto riportata differenzia i dati per età della donna e per tipo di sterilità:

Come si evince dalle percentuali in tabella, ogni anno dopo i 30 anni della donna, diminuisce sia la probabilità di ottenere una gravidanza (11% all’ anno), che la probabilità di portarla a termine (13% all’anno).

In soldoni, un ciclo di ICSI funziona così: la donna viene bombardata di ormoni e monitorata con continue ecografie, per misurare la dimensione dei follicoli (e qui si incorre nella sindrome da iperstimolazione ovarica, che nella sua forma media capita nel 25% dei casi di stimolazione). Come ogni donna sa, gli sbalzi ormonali, anche quelli naturali e non indotti, provocano volubilità dell’umore, irritabilità, depressione, tutte cose che chi si sottopone a ICSI deve mettere in conto. Naturalmente le ecografie saranno interne, con inserimento di sonda nel canale vaginale.

Quando i follicoli sono maturi, il medico, in sedazione profonda, li aspira mediante una puntura e con controllo ecografico vaginale. Nel frattempo il compagno (se c’è) sta producendo apposito vasetto di spermatozoi mediante tristissima masturbazione con rivista, in apposita stanzetta.

Infine il biologo seleziona gli spermatozoi ed effettua l’iniezione intracitoplasmatica di un solo spermatozoo per ogni ovocita, mediante un micromanipolatore collegato ad un microscopio.

Tra il primo ed il terzo giorno, gli ovociti fecondati (zigoti) generano, in seguito alla loro divisione, dei cosiddetti pre-embrioni (pre- è il gergo tecnico con cui si intende che non sono ancora impiantati, e si cerca di insinuare l’idea che non si tratti di vita a tutti gli effetti, cosa ovviamente falsa: sono esseri umani) che si trovano al giusto stadio per essere trasferiti nell’utero materno. Prima del trasferimento, si selezionano due o tre c.d. “pre-embrioni” che vengono introdotti, in un sottile catetere. Il catetere sarà canalizzato dal ginecologo, sotto supervisione ecografica addominale, nella parte più alta dell’utero, (sempre roba che un medico infila nella vagina della donna) dove infine verranno depositati gli embrioni.

I “pre-embrioni” che non sono trasferiti vengono congelati in idrogeno liquido (crioconservazione) e, una volta catalogati, sono riposti nella banca del seme. Essi possono poi essere utilizzati in fasi successive se non si è riusciti a rimanere in stato interessante già al primo tentativo. Questo semplifica e rende più conveniente la procedura, sebbene si riducano le possibilità di successo della gravidanza.

Non so se è chiaro: una donna dall’umore volubile, che spesso ha dei disturbi fisici evidenti, come gonfiori, dolori, ritenzione idrica e che fa iniezioni ogni giorno; uno o più medici che le entrano nella vagina di continuo; un uomo che si masturba in solitaria. Il tutto ripetuto per periodi di tempo lunghi, spesso anni (come nel caso di Angela), perché le probabilità di successo sono tristemente basse e si abbassano ad ogni anno di età della donna che si aggiunge. Questa è la fecondazione assistita.

Si può dunque comprendere appieno il significato di quella foto, simbolo di un dolore e di una fatica immensa, sopportata dalla coppia in questione, per ottenere il fatidico oggetto del desiderio.

Ma cosa dicono i figli nati dalla provetta? Sul web si possono trovare montagne di testimonianze di figli dell’eterologa (che sono ormai più di 50mila), i quali esprimono un dolore immenso: «Fate attenzione a ciò che desiderate. Questo è un modo terribile per portare una nuova vita nel mondo»; «Non avere un padre mi ha segnato profondamente, ho sofferto»; «Siamo contrari a questa pratica, chiediamo giustizia»; «l’assenza biologica di un genitore è impossibile da ignorare (…), mi sento privata non solo di mio padre, ma di tutti i suoi parenti»; «Ho sentito mancare qualcosa, come se non potessi sentirmi completamente insieme ai ragazzi della mia età (…) erano più forti e maturi di me (…) crescere vedendo i padri giocare con i loro figli mi ha reso triste».
Qualcuno si sfoga letteralmente contro il “padre biologico” perché «chiunque voglia degradare le donne usandole come oggetti sessuali con la pornografia, disconoscere i bambini che non vuole per sé, mettere incinta tante sconosciute (…) e mai una volta in vita sua verificare se i suoi figli siano sani, felici, vivi (…) è il maschio peggiore e più disgustoso del pianeta. Il problema è che lui pensa di aver appena offerto un servizio all’umanità».
Molti di loro intraprendono anche il duro cammino di risalire al genitore biologico sconosciuto, per rimettere i piedi sulla terra delle proprie radici genetiche.

Sicuramente i figli dell’omologa non devono digerire il trauma della recissione delle proprie radici, ma anche non deve essere proprio piacevole scoprire di essere stati concepiti in una provetta, per la tenacia dei genitori e il sostegno della tecnica. Infatti ogni figlio ad un certo punto del suo sviluppo, fa una domanda ai propri genitori e al mondo intero: perché sono nato? E non si accontenta di una risposta qualunque, di una ricetta alla melassa con condimento di commozione, perché questa è la domanda della vita che ciascuno di noi si porta dentro finché campa. Io non vorrei sentimi dire che provengo dalla cocciutaggine di due persone, che hanno sfidato disagi a non finire e usato tutte le abilità della scienza per ottenere un figlio di proprietà, preferirei di gran lunga sapere di essere stata una figlia non cercata, capitata tra capo e collo, inviata senza la decisione cosciente di nessuno. Questo farebbe di me un dono piovuto dall’alto, un progetto non umano, anche se accolto dall’amore indispensabile e preziosissimo dei miei genitori. Io credo che sapere di essere figlia della natura e non della tecnica sia una grande consolazione per la ricerca di senso della mia vita, mi dà la certezza di essere stata pensata alle alte sfere, e non pianificata in uno studio medico e su un lettino freddo.

Posso capire il desiderio di avere un figlio, ma è necessario anche parlare di responsabilità delle donne: dopo aver fatto uso di contraccezione ormonale per anni e/o aver posticipato la gravidanza per occuparsi della propria vita, non ci si può aspettare di ottenere le stesse cose come se si fosse delle verginelle di 18 anni. So che il mondo intorno dice che si può, anzi, si deve pretendere tutto ciò, ma la natura parla di altro. E intanto le statistiche mostrano infertilità sempre più in aumento, quindi è evidente che i costumi correnti non sono favorevoli ad una maternità naturale.

Vorrei che chi si sente divorato dal desiderio del figlio che non arriva avesse anche la lungimiranza di pensare a quello che sarà di questo bambino così tenacemente perseguito, quando questi diventerà sufficientemente adulto per capire di cosa è davvero figlio.

Pensiero Profondo Written by:

Pensiero Profondo è un calcolatore gigantesco programmato da una razza di esseri superintelligenti e pandimensionali per trovare "la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto". Dopo sette milioni e mezzo di anni di elaborazioni, Pensiero Profondo fornisce la Risposta alla Domanda fondamentale. La risposta è 42, argomentando come segue: "42", in realtà, è una risposta buona quanto un'altra. Il vero problema è: qual è la Domanda fondamentale? Nessuno, infatti, si è preso la briga di fare al megacomputer la Domanda giusta...

Be First to Comment

Rispondi