I am Charlie

Da qualche giorno i social sono in fermento e si sovrappongono pensieri, esternazioni ed eventi tutti riguardo alla penosa vicenda di Charlie Gard, il bimbo inglese in attesa della sentenza che ne decreterà la vita o la morte.

Tutti concordi sul fatto che è incredibile che a così pochi mesi di distanza del caso di Marwa, bimba letteralmente salvata dalle grinfie dei medici dal consiglio di stato francese, siamo di nuovo tutti al capezzale di un bimbo affetto da una rarissima malattia, al quale, sempre i medici, vogliono staccare le macchine contro il consenso dei genitori.

In questo caso i tribunali inglesi hanno già accolto la decisione dei professori, che parlano di accanimento terapeutico, sofferenze inutili e impossibilità di guarigione e di qualsiasi miglioramento, per lo spegnimento delle macchine e la conseguente morte per insufficienza respiratoria del piccolo.

La speranza dei genitori e di chi lotta per la vita, per le cure e perché crede che non sia giusto arrendersi, è legata alla sentenza della corte di Strasburgo che dovrebbe pronunciarsi oggi 19 giugno.

In tanti si domandano come sia possibile che i medici in primis, ma anche i giudici, si frappongano tra i genitori ed il piccolo, quando l'unica cosa che i genitori chiedono è di poter usufruire dei soldi che hanno raccolto, più di un milione di sterline, per portarlo in America a farlo curare a spese proprie, ma una delle polemiche che ogni tanto affiora è: "Come mai il Papa non si pronuncia e non indica la strada giusta?". Ovviamente "giusta" secondo una concezione cattolica della vita, della missione medica e del diritto dei genitori a non vedere un figlio morire, senza prima aver provato tutte le strade umanamente percorribili.

Di certo c'è che l'opinione pubblica è in gran parte all'oscuro di tutto per il fatto che non ci sono riflettori puntati su questa vicenda se non quelli dei pro-life e di alcuni gruppi interessati a mostrare il destino delle nazioni che approvano, passo dopo passo, dat, diritto a morire, suicidio assisito, eutanasia eccetera. Quella che viene introdotta come libera scelta per tutti, diventa molto velocemente una imposizione dello stato, del sistema e della magistratura.

Però sinceramente non lo so se sia il caso di chiedere l'intervento del Pontefice, io personalmente non credo che il Papa debba parlare di tutto quello di cui (non) parlano i media. Se i media sono ciechi ed il sistema è marcio, non è cercando di scavalcarlo che si risolve il problema. Quando poi il Papa parlasse di tutto e di tutti, anche se ne avesse la capacità ed il tempo, sarebbe impossibile accontentare la vasta platea dei suoi ascoltatori critici.

La questione potrebbe a volte risultare semplicemente invertita, magari nel caso ci siano persone che lavorano alacremente e silenziosamente sul campo, nel tentativo di risolvere da insider una situazione spinosa, un'esternazione del pontefice potrebbe produrre l'effetto totalmente opposto vanificandone gli sforzi. In quel caso tutti si lamenterebbero del fatto che non è stato zitto, come molti già gli intimano di fare quando è in volo.

No, io credo anzi che il Papa dovrebbe parlare il meno possibile di attualità e ribadire il Magistero della Chiesa. Piuttosto fare chiarezza su chi, tra i Vescovi Polacchi e gli Argentini, ha meglio compreso il documento del Sinodo sulla famiglia, ma non sui fatti di cronaca.

Oltre al fatto che c'è sempre dietro l'angolo la possibilità di non essere perfettamente informati di ogni aspetto di ogni vicenda e che quindi si corra sempre il rischio che una news lo sconfessi o peggio una fake news lo porti a fare delle esternazioni ridicolizzabili, il Papa sarebbe sempre sottoposto al tribunale dei dietrologhi che lo accuserebbero costantemente di aver scelto l'argomento sbagliato o meno rilevante sul quale concentrarsi.

Insomma, credo che il Papa non abbia bisogno di dire che la medicina e i medici devono lavorare per salvare le vite. Tutti i cattolici lo sanno e tutti i non cattolici sanno che cosa pensano i cattolici su questi temi. Se la maggior parte degli inglesi ascoltasse il Papa non ci sarebbe una chiesa anglicana ed Elisabetta II non sarebbe il suo primate, come anche se lo ascoltassero in Italia non ci sarebbe un ministro come quello abbiamo all'istruzione.

Quello che stupisce profondamente me è come possa essere del tutto evidente, eppure del tutto ignorata, la spinta eutanasica della società. Una società di morte che si riempie la bocca con la parola "amore" ignorandone del tutto il significato. Che si batte tronfia il petto e marcia rumorosamente in nome dei "diritti" ignorando completamente il concetto di rispetto. E che si erge, la nostra società occidentale, a faro di tutti i popoli del mondo, come "evoluta e progredita", ma ignora nel modo più assoluto l'idea di coerenza.

Chi combatte per il diritto all'amore che i genitori di Charlie sicuramente hanno nei confronti del loro figlio? Dove sono i progressisti paladini delle minoranze e dei diseredati, che si immolano sull'altare dell'opinione pubblica, infrangendo le leggi, rischiando la galera, pur di realizzare il sogno di un malato? Certi sogni hanno diritto di cittadinanza solo quando sono sogni di morte?

Se sono sogni di vita non c'è un cane che si prende la briga di montare in auto e fare migliaia di chilometri per realizzarli. Se sono sogni di vita di un bambino che non potrà forse mai diventare "produttivo" per lo stato sono sogni scomodi, costosi, che mettono in rosso i bilanci della sanità.

Non ci sono i Marco Cappato e i Gino Strada, paldini dei diritti alla libertà di scelta e alla salute. Non c'è nessuno interessato a spendersi per la banale vita di un neonato malato e di una famiglia che lo amerà fino alla morte. In qualunque modo essa arriverà.


Aggiornamento: La corte di Strasburgo ha dato altre 3 settimane di vita a Charlie. In questo tempo dovranno prendere la difficile decisione di salvarlo o di stringergli le mani al collo e soffocarlo.

Pensiero Profondo Written by:

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