Fin dove arriva lo sguardo

Era una fredda giornata di febbraio e il cielo brillava di un azzurro incontaminato, come succede solo quando spende il sole d’inverno. C’erano due donne in sala d’attesa, con le loro pance e le loro emozioni, nascoste dietro una rivista raccattata al volo dal tavolino. Una signora sulla sessantina, seduta un po’ in disparte, attendeva il suo turno, per entrare nello studio del ginecolo: aveva una visita preoperatoria per isterectomia. Non era preoccupata, anzi non vedeva l’ora di liberarsi dai malanni che il prolasso le stava procurando da anni. In fondo i figli li aveva fatti, in menopausa c’era già da un bel po’ e dell’utero non sapeva più cosa farsene.

Due ragazze entrarono nella stanza e andarono a sedersi di fronte a lei: erano molto giovani, un po’ tese, si tenevano la mano.
Parlottavano tra di loro a bassa voce, senza entusiasmo. La signora allungò la mano sul tavolino delle riviste e ne prese una a caso, la prima in cima alla pila. L’aprì distrattamente su una pagina qualunque.

– E dai, che vuoi che sia! Sei giovane, ne farai dei figli quanti ne vuoi quando è il momento.
– Sì lo so, hai ragione. Ma mi sento strana.

Alzò lo sguardo sulle due ragazze: era chiaro perché erano lì. Una profonda tristezza le avvolse l’anima e ripensò a quando era giovane e aspettava la sua prima figlia. Che poi adesso era una donna e le aveva già dato tre nipoti. Pensò a cosa avrebbe provato se sua figlia avesse abortito uno dei suoi nipotini adorabili. Anche se fosse rimasta incinta a 15 anni, non avrebbe mai permesso che a uno di quei meravigliosi tornado fosse torto anche solo un capello.

– E se sto sbagliando? Magari ce la posso fare anche da sola.
– Ma va là! E con lo studio poi come fai? E quando glielo dici ai tuoi?

Maledette amiche! Meno male che sua figlia aveva frequentato sempre buone compagnie, ragazze per bene, di parrocchia, con delle famiglie vere alle spalle. Sì, era successo che quella sua coetanea era rimasta incinta a 17 anni, ma il figlio l’aveva tenuto e dopo due anni si era pure sposata con il suo fidanzato. Sono inizi in salita, ma l’importante è come si finisce, non come si inzia. E poi, ma come è possibile che una ragazza così giovane preferisca fidarsi del consiglio di un’amica purchessia invece di confidarsi con i genitori, con la madre! Al massimo una madre sbianca in volto, le passa davanti agli occhi in un secondo tutto l’elenco delle aspettative tradite, ma poi si riprende e vede subito attraverso la pelle, senza bisogno di ecografie, quella nuova vita che nasce. E già sente lo scalpiccìo di piedini infantili a riempire le stanze, i vestitini chiusi negli scatoloni in soffitta da riportare giù, la notizia da dare al marito: nonna!
Che bella parola! Non avrebbe mai immaginato quanto era bella da dire, da sentirsi dire! Quando si incontrava con qualche vecchia amica, la prima cosa che diceva era sempre: “Sai ho cinque nipoti!” E si sentiva orgogliosa che più di così non si poteva.

– In fondo anche Marco è d’accordo. Certo, lui mi ha detto che devo decidere io.
– E vorrei anche vedere! La pancia è tua, mica sua!

Ma quello che c’è dentro è anche suo! Facile dire “fa’ tu, però io sarei per il no”, scaricare sulla donna, con la scusa del diritto di scelta, tutta la responsabilità per una decisione così grave! Se avesse anche solo immaginato che suo genero avrebbe potuto dire a sua figlia una cosa simile, l’avrebbe cacciato di casa a pedate la prima volta che si era presentato. Ma se un uomo non ha più nemmeno il coraggio di difendere una vita appena nata, a che cosa serve averlo accanto? Da cosa mai potrà difenderti? Quale amore potrà mai darti?

– Ma sì, ormai ho deciso. Meglio non pensarci più.
– Giusto. Vedrai che te lo dimentichi subito poi.

Che illuse, bambine mie! Una donna non dimentica mai niente, men che meno una vita che le è cresciuta dentro. Ogni gravidanza, portata a termine o abortita, resta nel calendario interiore come un segno indelebile, una ferita sempre aperta, da cui per l’eternità sgorgano lacrime e sangue: per i propri figli, per i loro coniugi, per i nipoti, per i loro morosini e i loro amici, per ogni passione, desiderio, delusione che vivranno, finché vivranno. Una ferita che si apre al concepimento e non si chiude mai più, che sanguina amore senza fine e non sai neanche da dove viene e non ti spieghi perché non smette mai. Ma sempre quando suona il telefono o bussano alla porta e senti chiamare “nonna” ti sussulta il cuore nel petto di gioia e timore, per paura che ti chiamino per dirti qualcosa di brutto e proprio non le vorresti mai sentire le brutte notizie. E ogni sera prima di dormire, nella mente li passi tutti in rassegna e li affidi ad una preghiera.

– Signora Cimatti ?
– Sono io.

La signora Cimatti si alzò lentamente dalla sedia, come se ci si dovesse scollare. Lasciò cadere la rivista sul tavolino, alzò lo sguardo sulle due ragazze e le amò con tutta la compassione che aveva nel cuore. Le ragazze la seguirono con lo sguardo mentre entrava nello studio medico e si chiudeva dietro la porta dolcemente. Poi tornarono ai loro tristi bisbiglii.

Trillian Written by:

Trillian è una giovane donna e una brillante astrofisica che Arthur Dent non riesce ad "abbordare" ad un party in un appartamento ad Islington. Arthur era sufficientemente certo che si trattasse di una giovane donna, ma all'epoca era totalmente ignaro delle sue nozioni accademiche. Trillian da l'impressione di essere timida e titubante e le fa piacere che chi le sta intorno lo creda, ma in fondo ha un profondo desiderio di fare qualcosa che salvi la galassia.

2 Comments

  1. Beatrice
    6 Maggio 2015
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    Complimenti, anche questa volta una buona e profonda lettura per iniziare bene la giornata.

  2. Cristina
    11 Maggio 2015
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    Bella! Bella e triste allo stesso tempo… La tristezza per due “povere” ragazze che non hanno la concezione di quel momento e di quel “presunto” gesto che una di loro andrà a compiere… Preferisco pensare che la ragazza in attesa, visto che ha manifestato un po’ di esitazione, una volta dentro lo studio, parli, ponga qualche domanda e che il o la professionista che abbia di fronte le spieghi tutto ciò che comporterà quel gesto… illusione? forse ma voglio pensarla così; voglio credere ancora a qualche “favola” perchè se si finisce di credere a tutto… beh… non rimane niente di più attimi fugaci, effimeri… Mi permetto di dissentire solo su una cosa: non trovo giusto catalogare le persone “buone, brave, intelligenti, oneste, ecc” solo con le persone di Chiesa, nel senso che il brano riporta che la figlia aveva sempre frequentato persone per bene e di Chiesa: da persona di Chiesa trovo che non tutto quello che sta fuori è per forza “corrotto o disonesto”. Ci sono periodi nella vita di transizione dove ci si può allontanare dalla Chiesa fisicamente, ma rimanerne legati nel profondo, nell’anima, anche a livello incoscio…mentre ci sono persone che “strusciano le panche” tutta la vita, che non sono di Chiesa, ma di chiesissima (volutamente minuscolo) e che fanno con il loro agire più danni della grandine… Mi scuso per questa nota un po’ polemica, ma questa “ghettizzazione” mi da proprio fastidio… Se Gesù avesse avuto questi preconcetti, la Maddalena sarebbe rimasta alla sua occupazione iniziale…. buona giornata

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